Record di velocità per uno dei maggiori ghiacciai della Groenlandia, lo Jakobshavn, che si sta muovendo verso l’oceano al ritmo più serrato mai registrato. Continua a leggere
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La più grande storia di mare ora è un documentario
Un anno fa, su questo blog, raccontavamo l’impresa che si accingeva a compiere l’eco-scienziato australiano Tim Jarvis: rivivere l’incredibile avventura dell’esploratore irlandese Ernest Shackleton del 1916, utilizzando gli stessi mezzi e materiali di allora. Continua a leggere
Giappone, e noi mangiamo le balene!
Il Giappone dice che la caccia alle balene è per scopi scientifici, l’associazione ambientalista dice invece che i giapponesi cacciano a beneficio dei gourmet, ovvero dei clienti ghiottoni dei grandi ristoranti di Tokyo. Ed ai confini dell’Antartide, in pieno oceano Pacifico, è scontro.
Ci sono voluti mesi di ricerca, ma alla fine Greenpeace ha scovato in mezzo al mare, quasi in Antartide, al limite dell’oceano Bianco, migliaia di miglia a sud dell’Australia, sei navi da pesca giapponesi intente tranquillamente a dare la caccia alle balene, malgrado Tokyo abbia rinunciato alla pesca commerciale dei grandi mammiferi sin dal 1986.
Le autorità giapponesi sostengono che la caccia abbia semplici e nobili propositi scientifici, ma Greenpeace, convinta del contrario, ha cercato di dissaudere a suo modo i pescatori giapponesi, calando in acqua dalle sue due navi, la la Esperanza e la Artic Sunrise, due gommoni-disturbatori, che si sono messi tra le balene e gli arpioni da pesca, i cannoni piazzati a poppa delle baleniere.
Le altre barche giapponesi impegnate nella pesca sono accorse in aiuto, per allontanare i gommoni dei “guerrieri dell’arcobaleno”, investiti pure da tonnellate d’acqua versata dai cannoni.
E a quel punto i comnadanti di Greenpeace hanno deciso di interporre la grande Esperanza tra le balene e la nave madre giapponese, nel tentativo di impedirle il recupero delle balene catturate.
Una manovra finita in collisione tra le due navi, che ha ulteriormente esacerbato gli animi.
Malgrado il disappunto e le critiche internazionali il Giappone ha raddoppiato la sua quota di pescato annuo, portando il numero di balene cacciate a “scopi scientifici” a 850, comprese due specie ritenute a rischio di estinzione.
Nella disputa siè inserito anche il governo australiano che ha ufficialmente protestato con Tokyo: nel corso di un incontro ufficiale il primo ministro John Howard ha espressamente invitato il premier giapponese Junichiro Koizumi a rinunciare alla caccia, ma ha anche chiesto all’associazione ambientalista di smetterla con le azioni spettacolari, “che mettono a repentaglio la vita delle persone”.
<<Finchè avremo risorse e carburante a sufficienza le nostre navi pattuglieranno la zona di pesca battuta dai giapponesi, per molte settimane ancora>>, ha dichiarato Shane Rattenbury, uno degli attivisti che si trova a bordo dell’Artic Sunrise, intervistato via satellite dalla radio australiana.
La stagone di caccia dura sino alla fine di marzo.
Il mondo sotto le ali: l’albatro
Adesso lo dice anche la scienza. Non è più solo la testimonianza romantica dei navigatori oceanici, la prosa dei poeti a raccontarci delle gesta dell’albatro, dell’uccello marino dalla straordinaria apertura alare, capace di coprire in volo distanze immense, circumnavigare il mondo con un solo balzo, un solo lungo colpo d’ali.
Lo ha certificato un gruppo di scienziati della base britannica dell’Antartide, che voleva capire le abitudini del volatile, studiarne gli spostamenti, le bizzarrie del suo girovagare. Ne ha catturato due dozzine dal piumaggio bianco per applicargli alle zampe dei microscopici strumenti in grado di immagazzinare e trasmettere dati e… poi via, di nuovo in volo.