Nerone, una Transfusione di troppo

Gli australiani di Transfusion beffano Nerone di Mezzarome e si aggiudicano il Mondiale Farr 40 di Sydney (VIDEO)

Sydney,
Siamo alla resa dei conti del Rolex Farr 40 World Championship, ancora due regate per chiudere questo splendido periodo di vittorie per Nerone Ita 1972. Il vantaggio è esiguo ma la voglia di vincere è ancora tanta. Come per tutta la settimana di regate la flotta prende il largo a mezzogiorno, come sempre, Peter “Luigi” Reggio è li con il Comitato di Regata del ROYAL SYDNEY YACHT SQUADRON per posizionare il campo di gara.

La partenza arriva dopo un po’ di attesa, il vento instabile fa innervosire i tattici. Vasco “The Black Tactician” imposta lo start, scelta tattica azzeccata, controllo su Transfusion, ma non troppo, è una regata perfetta, Nerone taglia primo sul traguardo davanti al diretto avversario, sembra fatta.

Ultima fermata per il treno che porta alla medaglia d’oro in questo Mondiale Australiano, traffico sulla linea di partenza, il vento è costante quasi a decretare che potranno arrivare pochi colpi di scena. Al via John Kostecki cala l’asso, Transfusion è secondo, Nerone è sesto, non c’è spazio per recuperare, sembra una regata maledetta, basterebbe un “salto”, una piccola rotazione del vento, qualcosa di imprevisto che pochi sanno interpretare. Niente da fare, regata senza troppe chance per i ragazzi di Massimo Mezzaroma, ad un passo dalla gloria il sogno sfuma. La medaglia d’argento ha un sapore amaro per un team che aveva dimostrato con merito di vestire il titolo di campione in carica. Dopo aver vinto il Mondiale lo scorso anno in Sudamerica, L’Europeo, Il Rolex Trophy e il Campionato Australiano, i ragazzi di Mezzaroma ci avevano fatto un bel pensierino a quello che sarebbe stato un Mondiale strameritato. Onore al vincitore.
 
“Non possiamo recriminarci  niente, la vela è uno sport dove ci sono molti fattori che fanno la somma per la vittoria finale – commenta  Vasco Vascotto, Tattico di Nerone – siamo al vertice della classe da molti anni, abbiamo raccolto tanti risultati, questa medaglia d’argento poteva essere d’oro ma siamo sempre sul podio, ci rifaremo”

NERONE ITA 1972
Armatore: Massimo Mezzaroma
Timoniere: Antonio Sodo Migliori
Tattico: Vasco Vascotto
Randista/team Manager: Massimo Bortoletto
Tailer: Victor Marino
Tailer: Cesare Bozzetti
Drizzista: Nicolò Robello
Grinder: Simon Cardinale
Jolly: Giulio Scarselli
Albero: Pablo Torrado
Prodiere: Paolo Bottari

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Vento di Sardegna, tra Mirto e Rhum (VIDEO)

Fresco vincitore della Route du Rhum, la transatlantica in solitario tra la Francia e la Guadalupe, Andrea Mura è ospite di Thalassa e di RaiNews, per commentare la sua bella impresa e rivelarci dei suoi progetti futuri.

http://www.rainews24.rai.it/ran24/clips/2011/02/cappucci_17022011.flv

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Enel, l’acqua della Patagonia tutta d’un sorso

 

La Patagonia cilena è interessata da un grandioso progetto industriale che se approvato rischia di cambiare per sempre il volto di un territorio senza pari, di una bellezza primordiale.
Il Cile intende infatti costruire 6 dighe lungo il corso di tre fiumi, il Rio Pascua, il Rio Baker ed il Rio Salto, per produrre energia idroelettrica, motore della crescita , e portarla fino al nord industriale del Paese, attraverso una linea lunga 2.300 chilometri. La natura è il prim’attore di questo réportage, ma soprattutto lo è l’acqua dolce che da bene forse più prezioso che la natura possa averci regalato, sta velocemente e semplicemente diventando una merce da vendere. Una questione che riguarda tutti, non solo la Patagonia, e che vede l’Italia giocare un ruolo di primo piano.
Le sorprese… davvero non mancano. Il réportage è di Enzo Cappucci

 

Coppa America, ecco la sfida della Francia!

La sfida è stata lanciata da due fratelli terribili Bruno e Loick Peyron, fra i più grandi specialisti al mondo di regate in multiscafo, che è il “terreno” sul quale oramai si è scelto di disputare la più importante e famosa regata al mondo. I francesi sono i campioni indiscussi della specialità, sono loro ad aver introdotto in mare i mostri da velocità con i quali hanno navigato in lungo e in largo ogni genere di oceano, stabilendo continui primati sulle rotte più disparate, i giri del mondo in primo luogo. Continua a leggere

In coda sugli oceani (guarda i video)

Trofeo Jules Verne e record del mondo in solitario

Gli oceani sembrano affollati in questo momento dell’anno, che vede di solito partire tutte le regate che circumnavigano il Globo, magari affrontando il clima rigido continentale nella primissima fase della gara, ma assicurandosi la “mitezza”, se pure fosse possibile a quelle latitudini dell’estate australe, negli oceani del Grande Sud.
In corsa ci sono in questo momento due francesi, come al solito: uno è Thomas Coville, che in solitario su di un gigantesco trimarano di oltre 32 metri di lunghezza sta tentando di battere il record sul giro del mondo.
L’altro è invece Pascal Bidégorry che a bordo di un altro trimarano, questa volta in equipaggio, tenta di conquistare il Trofeo Jules verne, che spetta a colui che riesce a compiere il giro del mondo altro che in ottanta giorni, ma almeno nella metà del tempo: tanto è quello che impiegano queste macchina da velocità pura.
Il fatto è che Bidégorry ed il suo Banque Populaire hanno rotto la deriva in pieno Atlantico del sud, incappando in un oggetto galleggiante non meglio identificato, che gli ha portato via due metri di chiglia mobile.
Non sono in pericolo, ma il record è a questo punto una pia illusione, perchè la deviva gli permetteva di non scarrocciare, ovvero di mantenere la rotta voluta, senza scadere a causa delle correnti e del vento.
Banque Populaire si trova in questo momento a circa 1350 chilometri  ad ovest del capo di Buona Speranza.

http://www.rainews24.it/ran24/clips/2011/02/banque_populaire.flv
In quanto al solitario e al suo Sodebo, passata la sbornia dell’emisfero nord e degli umori dell’Atlantico, si trova ora impantanato nelle calme equatoriali, nel cosiddetto “Pot au Noire”, a cavallo dell’equatore, dove non soffia neppure un alito di vento.

E’ una zona decisiva questa, soprattutto nelle regate intorno al mondo, passaggio chiave perchè di solito il primo che riesce a svicolare riesce pure a mettere tra se e gli avversari quel margine di vantaggio che gli consente di vincere la regata.
partito dalle coste atlantiche francesi il 29 gennaio scorso, Coville deve battere il record stabilito dal suo connazionale Francis Joyon nel 2008 in 57 giorni, 13 ore, 34 minuti e 6 secondi.

E poi ci sono anche loro…
Sono rimasti in quattro i navigatori solitari impegnati nella Velux 5 Oceans, il giro del mondo a vela in solitario. Hanno lasciato la Nuova Zelanda per raggiungere Punta del Este in Uruguay. Tra loro e il traguardo cè da doppiare però il leggendario Capo Horn, l’estrema punta meridionale del continente sudamericano, luogo di legende e di tregenda. Dopo la seconda tappa  il gruppo è guidato dallo statunitense Brad Van Liew, vincitore di ambedue le frazioni finora concluse. Il velista di Charleston precede in classifica il polacco Zbignew Gutowski. Seguono il canadese Derek Hatfield e Chris Stanmore-Major . Unico ritirato, finora, Christophe Bullens.
Pochi luoghi sulle mappe portano  Ai velisti Capo Horn evoca onde gigantesche, burrasche epiche, naufragi. Per gli italiani, l’episodio più noto di questa regata è legato a Giovanni Soldini, che nel 1999 modifico’ la propria rotta per salvare Isabelle Autissier. La velista francese si era capovolta con la sua barca proprio alla fine del mondo.

http://www.rainews24.it/ran24/clips/2011/02/sodebo.flv

Video tratti da:
http://www.sodebo-voile.com/
http://www.voile.banquepopulaire.fr/

Coppa America, back in the Usa

Tutto si muove per l’Americas Cup che torna a casa negli Stati Uniti.

Si muove soprattutto Oracle, la straordinaria macchina da velocità che ha conquistato l’ambito Trofeo, battendo il detentore Alinghi nelle acque di Valencia (Spagna) il 14 febbraio del 2010, nel corso della 33esima edizione della Coppa. Il trimarano “monstre”, di circa 30 metri di lunghezza col suo spettacolare albero ad ala d’aereoplano, è stato imbarcato sulla nave container M.V. Star Isfjord ed ora è in rotta verso casa, verso San Francisco, che sarà la sede della prossima avventura di Coppa America. Oracle dovrebbe approdarvi il prossimo 1 marzo.
Tutto si muove, dunque, per la ripresa della competizione velica più conosciuta al mondo, la cui prossima edizione è prevista per il 2013.
Una curiosità, anzi un dato tecnico fondamentale: per ogni ora di navigazione in mare, il gigante americano ha bisogno di una manutenzione della durata di 20 ore: macchine da velocità, altro che barche a vela.

Traditi da una biondina nera in mezzo al mare

Primo giorno di navigazione per Matteo Miceli e Tullio Picciolini a bordo della Delia, il cargo cipriota di proprietà di una compagnia di navigazione polacca, che li ha salvati ieri pomeriggio mentre erano alla deriva su Biondina Nera rovesciata in pieno Oceano Atlantico.

Ora è il momento di capire cosa è successo e lo facciamo attraverso il racconto di Tullio Picciolini: “Notte del 17 gennaio: turni al timone di un’ora ciascuno per mantenere elevata l’attenzione. Due mani di terzaroli alla randa e fiocco per mantenere alto il margine di sicurezza rispetto a condizioni impegnative soprattutto per l’onda al traverso. Vento al gran lasco 22-25 nodi; Buona visibilità e parziale illuminazione da parte della luna. Durante il mio turno al timone osservo una linea di groppi che ci “insegue” da poppa e chiamo Matteo per ridurre la randa. Proprio mentre eravamo impegnati nella manovra di presa dei terzaroli il vento è aumentato imprevedibilmente con raffiche intorno ai 28-35 nodi. Il Catamarano, però, finiva per scuffiare e nel primo tentativo di riaddrizzarlo, per perdere l’albero. A quel punto abbiamo iniziato un ininterrotto lavoro di messa in sicurezza dell’imbarcazione e ripetuti tentativi di raddrizzamento del catamarano per  circa dodici ore. Lo Staff Sicurezza a terra veniva periodicamente informato della situazione e monitorava posizione e comunicazioni. Quando ci siamo resi conto che era impossibile rendere autonoma la navigazione dell’imbarcazione, alle ore 11:30 GMT del 17/01/2011, abbiamo dato il May Day”.

Lo staff di sicurezza a terra coordinava le operazioni a livello internazionale ed il centro Ricerca e Soccorso di Fort de France in Martinica, allertato dalla Guardia Costiera, diramava alle unità in transito in Atlantico il messaggio. La Moto/Nave Delia, bandiera Cipriota, riceveva la comunicazione e intercettava Biondina Nera dopo appena quattro ore. Prima dell’inizio della manovra un contatto con la radio VHF ha consentito a Matteo e Tullio di condividere con il Com.te Dariusk Sieranski i dettagli della procedura. Dopo un primo tentativo di recupero, abortito per motivi di sicurezza, al secondo passaggio la nave si faceva trovare ferma e consentiva a Matteo e  Tullio di nuotare fino alla murata di dritta della nave e scalarla per 14 metri”.

Anche Matteo annuisce dall’alta parte telefono satellitare e ci racconta di essersi caricato sulle spalle tutto quello che c’era a bordo di Biondina Nera, dopo averlo messo in alcuni sacchi che si era poi legato al collo. “Ho scalato i fianchi della nave come uno sherpa”. “Dobbiamo molto al nostro telefonino satellitare – ci dice Matteo – che non ci ha mai lasciato in ogni occasione. Ha funzionato sempre ed abbiamo ricevuto i messaggi dal router Alessandro Pezzoli e parlato con Roma ogni giorno. Ma soprattutto ci ha salvato al momento giusto permettendoci di chiamare quando le cose si sono messe al brutto e fare la prima telefonata a Valerio Brinati dopo la scuffia. Scoprire che funzionava nonostante tutto ci ha aperto il cuore alla speranza”.

Ora il pensiero è quello di tornare a casa al più presto. “Dovremmo essere il Islanda il 28 gennaio – conclude Matteo – ma speriamo di poter scendere alle Azzorre. Capiamo che il cargo non può fermarsi per noi, ma visto che passa molto vicino a Flores, l’ultima isola delle Azzorre, potremmo tentare di essere presi a bordo da una lancia che ci venga a recuperare. Il comandante e l’armatore hanno escluso uno stop a causa dei costi previsti dalle Autorità portuali fra Pilota e Approdo.”

San Francisco’s days

La Coppa America nella baia di “Frisco”

“Oggi e’ un giorno di grande festa per San Francisco, che si e’ garantita il diritto ad ospitare un evento importante come l’America’s Cup di vela, con tutti i vantaggi economici che ne conseguono”. Lo afferma il sindaco della citta’ californiana, Gavin Newsom, commentando la scelta del defender Bmw Oracle di disputare nel 2013 la fase finale della competizione velica piu’ ambita nella quarta citta’ dello
Stato della West Coast. “San Francisco e’ il posto migliore per ospitare un evento di questa statura e non potremmo essere piu’ orgogliosi di essere la citta’ che riporta l’America’s Cup a casa, negli Stati
Uniti, dopo piu’ di tre lustri”, scrive il primo cittadino in una nota.
Secondo l’ufficio stampa di Bmw Oracle, detentore del trofeo (per averlo strappato ad Alinghi nel mare di Valencia a febbraio dell’anno scorso), la Coppa America di vela e’ considerato il terzo piu’ imponente evento agonistico, quello con il piu’ importante impatto economico, dopo i Giochi olimpici e la Coppa del mondo di calcio. Si prevede infatti che la 34/a America’s Cup comportera’ un movimento di circa 1,4 miliardi di dollari
nella regione di San Francisco. “Come nativo di San Francisco sono cresciuto a pane e vela.
La sfida di Coppa America nella mia citta’ e’ un sogno che si realizza”, si compiace Paul Cayard, amministratore delegato di Artemide Svezia Racing, uno dei challenger della 34/a America’s Cup, ed ex timoniere del Moro di Venezia (finalista nel ’92). “Ospitando le regate nella baia, il mondo vedra’ la sfida come non e’ mai accaduto prima d’ora. Sono particolarmente impaziente di gareggiare a San Francisco con il mio team”, ha aggiunto Cayard. “Il mio sostegno a San Francisco, che ospitera’ la Coppa America, va oltre la possibilita’ di vedere i nostri team in competizione nelle acque di casa”, ha fatto notare dal canto suo il velista neozelandese Russell Coutts, amministratore delegato di Bmw Oracle Racing, vincitore per quattro volte del trofeo -. Siamo entusiasti di partire per la piu’ grande competizione della nostra disciplina, su uno specchio d’acqua leggendario per i marinai di tutto il mondo”.
Il calendario delle sfide di avvicinamento alla finale dell’America’s Cup verra’ pubblicato nei prossimi mesi.

Sydney-Hobart, quinta vittoria per Wild Oats

Il maxi australiano vince ancora una volta la più importante regata dell’emisfero australe, una classica natalizia che si corre lungo le 628 miglia che separano l’isola madre Australia dalla Tasmania. Un mare non sempre amico, che anche quest’anno ha “mazzolato” le barche in gara con venti a 50 nodi e onde gigantesche.

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Un giorno di attesa e di discussione e infine il comitato di giuria ha confermato la vittoria in tempo reale, la quinta della sua storia, del maxi australiano, 30 metri di lunghezza, Wild Oats.
Gli altri concorrenti in gara gli avevano conestato di non aver comunicato via radio il suo ingresso nelle acque dello Stretto di Bass, il braccio di mare che separa il continente australiano dall’isola di Tasmania, che è uno stato dell’Australia.
Wild Oats aveva tagliato la linea d’arrivo della regata martedì scorso, dopo 2 giorni, 7 ore, 37 minuti e 20 secondi di navigazione, senza quindi battere il suo stesso record, stabilito nel 2005 in 1 giorno, 18 ore, 40 minuti e 10 secondi.

Alle sue spalle si sono classificate altre due imbarcazioni australiane, Investec e Lahana.
Soltano il maxi neozelandese Alfa Romeo è riuscito nell’impresa di sbarrare il passo al rullo compressore Wild Oats, vincendo nel 2009 e interrompendo così la serie di vittorie che altrimenti sarebbe stata continua.

Moitessier, il mare dentro

di Enzo Cappucci
Per ricordare il grande navigatore solitario, padre putativo di tutti i moderni marinai dell’avventura, siamo andati al Museo Marittimo di la Rochelle, in Francia, a trovare il suo “vecchio amico”: il “Joshua”. Il ketch con il quale Bernard ha vissuto la sua straordinaria parabola. Umana, forse ancor prima che marinara.


L’incontro con il Joshua

Una leggera risacca fa beccheggiare il “Joshua” lentamente.
La barca di Bernard Moitessier tira su la prua con dolcezza ogni volta che un’onda leggerissima e impercettibile arriva per spegnersi contro le banchine del porto.
L’ha voluto qui al Museo Marittimo di La Rochelle Patrick Schnepp, il direttore, che anni fa lo acquistò da alcuni giovani ai quali Bernard Moitessier lo aveva regalato dopo che finì spiaggiato su un litorale della Baja California, in Messico. Continua a leggere