Cielo soleggiato e vento regolare di 7 nodi a Genova per la partenza della quinta edizione del Gran Premio d’Italia Mini 6.50, organizzato dallo Yacht Club Italiano e riservato alla classe Mini 6.50, le barche di 6 metri e 50 su cui hanno mosso i primi passi alcuni dei più grandi velisti del mondo.
Pochi minuti dopo le dodici, i 28 partecipanti hanno tagliato la linea di partenza posata al largo di Sturla per affrontarsi in una regata di 540 miglia che li terrà impegnati cinque giorni almeno.
Il percorso da compiere è Genova – Isola della Capraia – La Caletta (Sardegna) – Isola di Giannutri – Genova.
Alla prima boa di disimpegno, la flotta è guidata da Andrea Caracci e Joerg Riechers a bordo di Marina di Loano, seguiti da Giacomo Sabbatini e Riccardo Apolloni su ScusamiLeSpalle e dai francesi Chavarria e Dreux su Beziers Med.
La flotta ha issato gli spi e ora procede a una velocità di 4 nodi circa.
Durante il Gran Premio i “ministi” dovranno cavarsela con le loro forze: non è consentito alcun collegamento radio (se non con la barca comitato che rilascia informazioni e aggiornamenti meteo), i telefonini non possono essere utilizzati tranne che in condizioni di emergenza, nessun collegamento Internet è consentito.
A bordo di ogni imbarcazione è stata installata una “balise”, cioè un sistema satellitare che permette di localizzare e seguire in tempo reale ciascun concorrente: l’andamento della regata potrà quindi essere seguito cliccando su www.yci.it o www.gpi-mini650.com.
Le previsioni meteo
Alle nove di questa mattina la Scuola di Mare Beppe Croce ha ospitato un briefing durante il quale sono stati esaminati il percorso di regata, le misure di sicurezza da adottare e la situazione meteo. La depressione che si sta spostando verso il Mar Ionio favorirà l’arrivo di un’alta pressione che causerà un calo progressivo del vento nel Golfo di Genova. I partecipanti, da oggi a domani notte, potranno trovare condizioni di vento mediamente sostenuto (tra i 4 e i 6 nodi) nell’area compresa tra Gorgona, Capraia e Capo Corso. Il vento andrà poi indebolendosi lunedì.
Il Mini 6.50: una barca per veri marinai
8 ottobre 1977: ventiquattro barche a vela di 6,50 metri di lunghezza lasciano Penzance in Inghilterra e con un solo uomo a bordo fanno rotta verso Antigua via Ténérife alle Canarie. Nasce quel giorno la Minitransat, una regata oceanica per piccole imbarcazioni dalle grandi ambizioni.
Per oltre quindici anni i «mini» parlano quasi esclusivamente francese ma la volontà e il coraggio di pochi marinai italiani tra i quali Andrea Romanelli, Ernesto Moresino e Ettore Dottori fa nascere e diffondere anche in Italia l’interesse per questo modo di vivere l’oceano.
Nel marzo 1994 viene costituita la Classe Mini 6.50 Italia: da allora la «minimania» si diffonde inarrestabile. La Classe, gli skipper, i progettisti E l’intero mondo Minitransat italiano crescono e guadagnano riconoscimenti stima e fiducia.
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Costa, ma è Favolosa
Varata a Marghera da Fincantieri la nuova ammiraglia del “Made in Italy”: è la “Costa Favolosa”
Ci sono voluti poco più di due anni per realizzare questo gigante del mare, una cattedrale di manodopera italiana capace di ospitare come pascià quasi 4 mila persone, per l’esattezza 3.780, oltre alle centinaia di uomini e donne d’equipaggio. Con questa nuova realizzazione della Costa, la Fincantieri si conferma una volta di più come uno dei principali costruttori navali al mondo, tra i pochi in grado di realizzare navi di questo tipo.
La Costa Favolosa prenderà effettivamente il mare, rifinita di tutto punto, nel luglio del 2011 per la sua prima crociera inaugurale, qualche mese prima che scenda in acqua la sua gemella, la Costa Fascinosa, che prenderà il mare nella primavera del 2012.
Complessivamente la Costa ha previsto e commissionato alla Fincantieri 5 nuove grandi navi, tasselli essenziali per continuare ad esercitare la leadership in un settore sempre più agguerrito com’è quello del rinato mondo della crociera di lusso, che nonostante la crisi economica mondiale continua a esercitare un grande fascino e, soprattutto, grandi fatturati. Un numero su tutti rende l’idea, a dispetto di ogni tirata di cinghia: per il 2010 la Costa conferma di chiudere l’anno con 2 milioni e 100 mila ospiti a bordo.
Tra le novità principali della nave ci saranno 6 nuove Suite con veranda e jacuzzi private; una nuova area intrattenimento, per adolescenti ma non solo, che riunisce il Cinema 4d, il Playstation World, un bar con gelati, bibite e popcorn, una Dance Floor per i ragazzi. Non mancheranno le novità anche per i bambini, con una ludoteca e un Acqua Park all’aperto, con giochi d’acqua e galeone dei pirati. A bordo si potrà trovare il meglio delle ultime novità proposte dalle navi Costa: la “Samsara Spa”, tra le piu’ grandi aree benessere mai costruite a bordo di una nave da crociera; un’area piscina centrale su due ponti, con copertura semovente di cristallo, dotata di maxi schermo; un simulatore di auto da Gran Premio e un simulatore di golf. L’area piscina di poppa, completamente rinnovata, sarà particolarmente ampia e spaziosa: 1.000 m2 dedicati al relax e al divertimento, con nuove jacuzzi sopraelevate.
“Il varo di Costa Favolosa conferma la solidità della nostra azienda — ha dichiarato Gianni Onorato, Direttore Generale di Costa Crociere S.p.A. – Nonostante il periodo difficile per il turismo e l’economia stia interessando anche il 2010, il piano di espansione della nostra flotta prosegue. La forza del nostro marchio, garantita da oltre 60 anni di esperienza, e la qualità del nostro prodotto si stanno rivelando elementi vincenti, che sono premiati dalla scelta dei clienti. A conferma di questo anche i risultati positivi ottenuti per le prenotazioni dell’estate 2010, e la previsione di 2,1 milioni di Ospiti Totali nel 2010 per l’intero gruppo, pari a un incremento di circa il 17% rispetto allo scorso anno”.
La costruzione di ogni nave impegna complessivamente circa 3.000 addetti, tra dipendenti Fincantieri e quelli di circa 500 imprese dell’indotto, la maggior parte delle quali sono italiane. Complessivamente dal 2000 al 2012 il piano di investimenti del gruppo Costa Crociere S.p.A. (di cui oltre al marchio Costa Crociere fanno parte anche AIDA Cruises, leader nei mercati di lingua tedesca, e Iberocruceros, operante nei mercati di lingua spagnola e portoghese) per l’ampliamento della flotta ammonta a 9,3 miliardi di euro.
L’amministratore delegato di Fincantieri, Giuseppe Bono, ha commentato: “Salutiamo con orgoglio il varo di questo nuovo gioiello che stiamo realizzando per gli amici di Costa, il colosso europeo delle crociere con cui siamo lieti di rinsaldare ulteriormente il nostro storico e vincente legame. Una partnership, oltre che prestigiosa, assolutamente vitale non solo per il futuro del settore turistico, ma di ogni comparto che ruota attorno ad esso, perchè, senza le tante unità realizzate per Costa, Fincantieri non combatterebbe oggi per difendere la sua leadership mondiale e risentirebbe ancor di più della grave crisi in atto. E’ quanto mai importante, dunque, accrescere tale partnership, per assicurare lunga vita a due eccellenze del Made in Italy nel mondo, il primo costruttore e il primo operatore nel mercato delle navi passeggeri”.
La cerimonia di varo tecnico di Costa Favolosa ha seguito il protocollo previsto in queste occasioni dalla tradizione marinara. Il direttore del cantiere ha invitato la madrina Beatrice Siri al taglio del nastro per la rottura della bottiglia di champagne sulla prora di Costa Favolosa. Beatrice Siri, responsabile in Costa Crociere per la costruzione delle nuove navi, ha seguito per conto della compagnia la realizzazione delle ultime sei navi della flotta, inclusa Costa Favolosa, e lo scorso 8 marzo è stata nominata Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Con il successivo, lento allagamento del bacino in cui la nave ha preso forma in questi mesi, lo scafo ha toccato per la prima volta il mare. Il varo si è concluso con la saldatura di una moneta ai piedi di quello che una volta era l’albero maestro, tradizionale gesto di buon augurio.
Soldini, il frappè del frappé
È una sfida nella sfida quella compiuta in queste ore da Giovanni Soldini e Pietro D’Alì che da ieri sera navigano in emergenza a bordo di Telecom Italia, senza strallo e con pericolo di disalberare, in mezzo a un violentissimo temporale non previsto da nessun modello meteo.
Dopo un blackout telefonico durato una ventina di ore, Soldini ha finalmente ripreso i contatti con il team di terra nel primo pomeriggio. I numerosi e frequenti fulmini hanno infatti obbligato la coppia di velisti italiani a tenere spento il telefono satellitare per ragioni di sicurezza.
I cambi di rotta e le basse velocità tenute in queste ultime ore da Telecom Italia (che ha finora percorso la metà delle 5000 miglia tra la Francia e il Messico della prima edizione della Solidaire du Chcocolat) sono dovute alle continue variazioni di direzione e di forza del vento e alla necessità di navigare senza forzare l’albero a causa della rottura dello strallo avvenuta nella notte tra sabato e domenica scorsi.
Intorno alle 13.30 Soldini, vista una tregua dai fulmini, ha riacceso il satellitare: “Una notte infernale”, ha raccontato. “Siamo capitati dentro un temporale di una forza inaudita. Raramente mi sono trovato in una situazione del genere. Il vento passava in continuazione da 0 a 50 nodi. Io e Pietro siamo distrutti. Abbiamo avuto veramente paura di disalberare perciò abbiamo ridotto moltissimo la velocità. Adesso non so neppure dire se il peggio è passato. I fulmini sono scomparsi ma il vento viene dalla nostra destra, un fatto inspiegabile e abbastanza preoccupante. Navighiamo in una situazione di estrema emergenza. L’unica speranza è di uscirne presto”.
Soldini e D’Alì non hanno ancora deciso se fermarsi a St. Barth per la sostituzione dello strallo. Potrebbero riparare il pezzo da bordo, meteo permettendo, solo in modo provvisorio.
La decisione verrà comunque presa nelle prossime ore a seconda anche delle condizioni meteo previste nel Golfo del Messico.
Al rilevamento delle h 13 italiane Telecom Italia naviga a 5 nodi di velocità in seconda posizione a 80 miglia di distanza dal primo, Initiatives-Novedia (De Lamotte-Hardy). Alle spalle incalza Cheminées Poujoulat (Jourdren-Stamm), a sole 9 miglia dalla barca italiana.
Enzo Cappucci
Soldini, il frappé al cioccolato 2
Giovanni Soldini e Pietro D’Ali’ a bordo di Telecom Italia guadagnano la terza posizione e
accorciano le distanze dalle prime due barche in gara nella nona giornata della Solidaire du Chocolat, la prima transoceanica dalla Francia al Messico riservata ai Class 40.
Passate le Azzorre Telecom Italia, la barca piu’ a nord ovest della flotta, si trova a 28 miglia dal primo (erano 70 fino a ieri), Initiatives-Novedia (De Lamotte-Hardy), e a sole 6 miglia dal secondo, Cargill-MTTM (Seguin-Tripon), che hanno seguito una rotta a sud delle Azzorre. Il duo italiano naviga in una nuova depressione (la quinta dalla partenza della regata, avvenuta a Saint Nazaire il 18 ottobre) con venti da sud-ovest sui 30-35 nodi e raffiche a 50-55 nodi.
Il veliero dei delfini
Il Veliero dei Delfini è una campagna realizzata in stretta collaborazione e con il sostegno della Direzione Protezione Natura del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e con il supporto del Comando Generale delle Capitanerie di Porto.
Parte da Genova il 24 giugno 2008 la sesta edizione del Veliero dei Delfini: una imbarcazione con a bordo uno staff di giovani biologi a difesa del mare e dei suoi abitanti. L’iniziativa è portata avanti dal CTS ambiente, un associazione nazionale senza fini di lucro riconosciuta dal Ministero delle Politiche Sociali tra le associazioni nazionali di promozione sociale e dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio come associazione ambientalista.
L’imbarcazione, attrezzata per la ricerca in mare, nell’arco di 50 giorni toccherà le principali marinerie italiane, in particolare le aree protette con l’obiettivo di: informare e sensibilizzare il grande pubblico (turisti, residenti, sub, velisti, pescatori) circa l’importanza della salvaguardia dei cetacei e della biodiversità in generale.
Promuovere il ruolo strategico del sistema dei Parchi e delle Aree Marine Protette italiane nel Mediterraneo e incentivare iniziative di turismo legate all’osservazione dei cetacei in libertà (whale-watching), nel pieno rispetto anche del loro habitat.
Studiare soluzioni innovative per la riduzione delle interazioni tra i cetacei e le attività di pesca, promuovendo forme di pesca responsabile ed evidenziare i fattori che minacciano la sopravvivenza dei cetacei e delle altre specie a rischio nei nostri mari. In questa sesta edizione obiettivo prioritario della spedizione, sarà anche quello di divulgare l’iniziativa IUCN “Countdown 2010” contro la perdita della biodiversità.
Sarà interesse della campagna, quindi, eseguire un check-up anche sui principali indicatori della fauna marina mediterranea: tartarughe, squali, avifauna e specie aliene provenienti dai mari tropicali.
Brezza irachena in Costa Azzurra
E’ sotto sequestro conservativo l”Ocean Breeze’, il lussuoso yacht lungo 82 metri appartenuto al defunto dittatore iracheno. Era stato messo in vendita su internet per 24 milioni di euro. Ma Baghdad lo reclama.
Il tribunale di Nizza – dove l’imbarcazione si trova attraccata al porto dal novembre del 2007 – ha congelato la vendita dallo scorso 31 gennaio secondo la richiesta del governo iracheno convinto che sia di proprieta’ dello Stato.
Lo yacht e’ un vero e proprio gioiello: decorazioni in oro, argento, legno di mogano e marmo, blindato, dotato di un lanciamissili e un mini-sommergibile per la fuga, con piu’ piscine e saune, decine di camere e saloni con maxi schermi, una moschea, un mini ospedale. Era stato commissionato nel 1979 da Saddam Hussein, non appena arrivato al potere, ai cantieri navali danesi Helsingor Vaerft. Gli fu consegnato nel 1981 e Saddam lo chiamo ”Qadisiyah Saddam’, dal nome della vittoria degli arabi sui persiani nel VII/o secolo.
Europa, vela senza barriere
Presentato oggi al Parlamento Europeo il Manifesto Europeo della Vela Solidale, un importante passo avanti per il riconoscimento di questa disciplina quale elemento di educazione, recupero, coinvolgimento e reinserimento nel sociale, di tutti coloro che vivono nelle diverse abilità.
Mauro Pandimiglio Presidente di Handy Cup è stato ricevuto al Parlamento Europeo grazie all’iniziativa dell’On. Giovanni Berlinguer , insieme ad altre
associazioni analoghe, che operano in Europa, per la presentazione del Manifesto Europeo della Vela Solidale. L’On. Berliguer , avendo constatato gli effetti positivi dell’attività velica quale strumento di intervento nelle varie aree del disagio, sociale, fisico, mentale, ha portato la sua testimonianza “ Le vostre esperienze mostrano un modo innovativo di superare le difficoltà del disagio. Sono qui per ascoltarle ed esserne portavoce presso il Parlamento Europeo” . Per il Ministro Giovanna Melandri che aderisce al Manifesto ” la navigazione a vela rappresenta uno strumento straordinario di formazione, integrazione ed inclusione sociale”.
“ Il Manifesto è lo strumento più efficace per portare alla luce di Istituzioni e politici il tema dell’integrazione sociale in tutte le sue forme” ha affermato Olga D’Antona. Serena Battimelli, Presidente del tribunale per i minorenni di Napoli ha portato una interessante testimonianza : “ I nostri ragazzi hanno vissuto in barca un’esperienza forte: il senso di libertà, di cui sono privati perchè in
detenzione e il senso del dovere dato in questo caso dalle regole di bordo. I minori che hanno partecipato al progetto hanno riassunto la loro esperienza in una frase :la vita è bella e non si deve buttare” .
Illuminante l’affermazione di Katharina Lent, ragazza tedesca disabile “ Problemi di movimento e di lingua dopo pochi giorni diventano irrilevanti. Contano solo
la natura e il gruppo “.
Mauro Pandimiglio che dal 2000 si occupa di sociale, in particolare dell’utilizzo della vela in questo ambito presiede e coordina i percorsi educativi e riabilitativi di Handy Cup ha reso noti alcuni numeri relativi a questa attività : “7 edizioni della regata hanno coivolto 50 associazioni di volontariato, 100 barche,1000 partecipanti e 150.000 cittadini”. Per Pandimiglio “la condivisione di alcune mète importanti come l’inclusione sociale, l’aspettativa per una migliore qualità della vita e certe rotte complesse e difficili dei percorsi rieducativi e riabilitativi, ci
hanno fatto ritrovare con un principio comune: siamo tutti sulla stessa barca”.
All’iniziativa erano inoltre presenti le parlamentari europee Lilly Gruber, Pia Locatelli della commissione affari sociali, la greca Tzampazi e l’onorevole
irlandese De Brun.
Buon vento, Repubblica Marinara!
Anche per questa estate la navicella di Thalassa alza le vele delle vacanze e si prende un periodo di riposo.
Ci rivedremo in settembre quando saremo tutti più rilassati, abbronzati perchè no, e pieni di nuovi progetti e buoni propositi per l’inverno.
E’ stata anche questa una stagione di belle sorprese per la rubrica, che ha registrato ancora una volta, così come lo scorso anno, un lusinghiero apprezzamento e tante, tante pagine visitate.
Lo speciale Coppa America, per dirne una, con le imprese di Luna Rossa e
Alinghi, è stato sfogliato quasi 40 mila volte. E migliaia e migliaia sono state le altre pagine lette. Grazie.
Sarebbe bello che questa passione per il mare potesse confluire nell’iniziativa che ho immodestamente lanciato e che Rainews24 ha amabilmente ospitato: Repubblica Marinara.
Sì, è la Sfida per una partecipazione popolare alla Coppa America, la Sfida di dire tutti insieme che l’Ambiente, il mare, sono il nostro bene più prezioso, che abbiamo il dovere di proteggere, curare, conservare e fare che tutti ne parlino. Sarebbe bello che anche solo una parte di voi accettasse questa Sfida un po’ folle, che in molti hanno già lanciato.
Spero di ritrovarvi in tanti a bordo di Repubblica Marinara.
Dateci un’occhiata > www.repubblicamarinara.it
Grazie e buone vacanze!
Enzo Cappucci
Repubblica Marinara, la nuova sfida italiana all’America’s Cup in nome dell’ambiente
Repubblica Marinara, la Sfida popolare italiana all’America’s Cup”. L’annuncio arriva a sorpresa nell’ultimo giorno di regate della Louis Vuitton Cup di Valencia, in Spagna, che segna l’uscita di scena di
Luna Rossa, sconfitta da New Zealand con un secco 5 a 0. Le agenzie di stampa battono i titoli: “Lanciata nuova sfida italiana: Repubblica Marinara”, (APCom);
” Una sottoscrizione per una nuova sfida italiana”,(ADNKronos); “Nuova sfida italiana parte da Valencia”, (Ansa).
L’annuncio crea un certo stupore nell’ambiente e soprattutto molta curiosità perchè giunge inaspettato attraverso un sito internet (www.repubblicamarinara.it) che si propone nientemeno che di mettere insieme gli appassionati italiani, chiedendo loro una sottoscrizione; mentre il quotidiano La Repubblica (venerdì 8 giugno) aggiunge nelle pagine sportive che il team manager della sfida potrebbe essere addirittura Francesco De Angelis, lo skipper di Luna Rossa.
Ce n’è abbastanza per far saltare sulla sedia più di un addetto ai lavori.
Eppure nessuno sa chi c’è dietro questa sfida, di quali capitali disponga, come vuole agire e come eventualmente intenderebbe gestire il denaro che chiede in affidamento agli italiani. Sul sito internet della sedicente Repubblica Marinara si legge di un programma che è in fondo condivisibile, il quale non ha esclusivamente la vela in primo piano, ma si propone obiettivi anche più ambiziosi, come l’ambiente e la sua protezione, la ricerca di uno sviluppo compatibile con il nostro ecosistema non più sfruttabile all’infinito. Gli ideatori di questa “Sfida popolare”, che si fonda sul contributo anche di un 1 solo euro, intendono insomma usare la Coppa America come palcoscenico per la questione ambientale, riuscendo magari a portare davvero il Trofeo in Italia, per sensibilizzare i connazionali alla difesa del loro Belpaese e dell’universo intero. Vasto programma.
Eppure proprio in Italia a qualcuno non è sfuggita la portata della questione: “Un’ottima idea
per promuovere nel mondo le doti migliori del nostro Paese, quel mix tra natura, cultura, talenti e capacità di innovare che fa grande l’Italia nel mondo”, scrive il deputato dell’Ulivo Ermete Realacci, ambientalista della prima ora, eletto peraltro nel collegio della “Repubblica Marinara” di Pisa, tra i primi firmatari della “Sfida”. Ma, insomma, chi c’è dietro questa iniziativa che già fa gola alla politica? Sul solito sito (www.repubblicamarinara.it) si legge di un giornalista e di un fisico dell’atmosfera, nucleo primordiale del comitato promotore: abbiamo parlato proprio con quest’ultimo, il fisico, che risponde al nome di Carlo Buontempo e che lavora in Gran Bretagna, presso l’ufficio metereologico nazionale, l’UK Meteo Office. Un emigrante di talento, insomma. Lo abbiamo intervistato.
Dr. Buontempo, ma davvero crede che gli italiani siano disposti a sposare la sua idea? In questo paese ci sono gli steccati ideologici, le contrapposizioni… Coppi e Bartali… Mica è facile mettere d’accordo gli italiani.
“Io credo che il futuro debba essere preoccupazione di tutti, senza distinzioni di sorta. E’ vero che qui parliamo in fondo di una Sfida di vela, di Coppa America, ma sotto sotto intendiano lanciare una sfida ben più importante che è quella del clima, di un mutamento che è oramai sotto gli occhi di tutti, non solo degli scienziati o dei “fanatici” ambientalisti. E che non puo’ più essere sottovalutato”.
Lei ha ulteriori elementi di prova sui mutamenti climatici?
“Non occorre essere degli scienziati per rendersi conto di quanto sta accadendo: basta leggersi per esempio l’ultimo assestement report del IPCC, il Comitato Internazionale per i Cambiamenti Climatici (www.ipcc.ch) per rendersene conto. Il clima del nostro pianeta cambia e noi ne siamo largamente responsabili. Una sintesi la può trovare anche a quest’altro indirizzo internet: Metoffice.gov.uk.
Ma vuole un dato su tutti? Sei dei sette anni piu’ caldi in assoluto, in termini di temperatura media superficiale del pianeta (http://data.giss.nasa.gov/gistemp/2005/), compreso il 2006, sono stati registrati dal 2001. Mentre i dieci anni più caldi della storia si contano tutti a partire dal 1995… (Per dati piu’ aggiornati il lettore puo’ visitare (http://www.ncdc.noaa.gov/oa/climate/research/2007/apr/global.html).
Se poi, invece, vogliamo restare al tema della Coppa America, guardi allora come sono iniziate le regate a Valencia: giorni e giorni di bonaccia totale, completa assenza di vento. Le sembra normale?”.
E in che modo contate di risolvere la questione?
“Risolverla non è certamente alla nostra portata: non la risolviamo delegandola ad una regata. Però contiamo di amplificare il problema, di sensibilizzare l’opinione pubblica per dirottarla, diciamo così, sulle questioni che ci riguardano da vicino, entusiasmandola però con
i risultati di Coppa America. In Italia c’è un pubblico numeroso e molto appassionato e vorremmo che tifasse per la sua “Repubblica”, per il suo habitat, per il bene del suo paese e del pianeta se me lo lascia dire”.
Ma avete un’idea sull’equipaggio, sulla barca sui finanziamenti necessari?
“Io rappresento con i miei amici solo l’embrione della questione. E’ chiaro che tutto deve ancora essere costruito. Ma questo è il momento di farlo perchè, finita questa edizione della Coppa, a Valencia, sul campo, rimangono molte illusioni perdute che potremmo raccogliere per indirizzarle sul progetto di Repubblica Marinara: sul mercato ci sono barche di primo piano da poter acquistare e uomini di grande talento, che sono tutt’ora senza “casacca”. C’è per esempio l’americano Paul Cayard, l’indimenticabile skipper del Moro di Venezia, innamorato dell’Italia e ben a conoscenza del nostro progetto, che ha molto apprezzato. E c’è poi il Sig. Coppa America in persona, il neozelandese Roussel Coutts, che dopo il divorzio da Alinghi è ancora a terra senza barca. E non credo che vi resterà a lungo. Certo, si tratta di sogni, perchè occorrono molti soldi per ingaggiare professionisti di questo livello, ma gli italiani sono capaci di tutto, ed è per questo che ci rivolgiamo a loro”.
E di italiani, a bordo?
“Sarebbe semplicemente fantastico poter attingere a piene mani dal talento tutto italiano di Francesco de Angelis, per esempio, qualora Luna Rossa abbandonasse la scena, per affiancargli i tanti giovani campioni italiani ancora sconosciuti o poco noti, a cominciare dal timoniere, che vorremmo fosse Gabrio Zandonà: un campione del mondo e d’Europa. Vi piacerebbe, per cominciare?”.
E con quali garanzie gli italiani dovrebbero affidarvi anche un solo euro?
Quello di una figura di garanzia è problema che ci siamo posti da subito, abbiamo contattato qualcuno e siamo in attesa di risposte. Potrebbe essere un italiano di successo, una persona nota, al di sopra delle parti, ma anche una figura più istituzionale, un uomo di riconosciuta personalità e di specchiato valore.
Chi gestirebbe il denaro?
Un istituto di credito, il più popolare possibile, magari anche le Poste.
Ed i suoi soci in questa impresa chi sono?
Due appassionati velisti come me: un amico giornalista che ha lanciato l’amo, se così possiamo dire, che ha avuto la “brillante” idea, ed un altro amico fotografo, che ha subito risposto positivamente. Per il momento preferiscono restare nell’anonimato, sconosciuti al grande pubblico, anche se l’ambiente della vela li conosce bene.
Non pensate di aver bisogno di un “testimonial”, qualcuno che vi aiuti ad uscire all’anonimato?
Altrochè! Aspettiamo proposte. Ma vorremmo qualcuno che davvero rappresenti l’idea, che so… un Peter Black italiano se fosse possibile, un uomo di mare davvero impegnato sui temi ambientali come fu per lo scomparso neozelandese, che non solo portò i kiwi a vincere la Coppa America, ma raccolse anche l’eredità di Jaques Cousteau prima di venire ucciso per rapina proprio in una delle sue prime missioni con la Calypso.
L’uomo che inventò i “calzini rossi”, il simbolo portafortuna della vincente sfida neozelandese?
Sì, l’uomo che seppe coinvolgere un’intera nazione. Se in Nuova Zelanda è accaduto che tutto un paese siè infilato i calzini rossi, pagandoli 20 dollari il paio, non vedo perchè in Italia non si possano far navigare milioni di barchette di carta, che è il simbolo della nostra sottoscrizione, della Repubblica Marinara.
E se tutto fallisse?
Pazienza. Ma resterebbe un certo amaro in bocca per aver perso un’occasione, per non aver dato vita a qualcosa che può renderci tutti protagonisti di un sogno comune, capaci di dare una spinta propositiva piuttosto che rimanere, ancora una volta, semplici tifosi dei giochi altrui.
E gli sponsor?
Ecocompatibili. Oppure capaci di mettere in cantiere progetti utili all’ambiente. Da anni si parla di alternativa al petrolio, per esempio, ma ancora si vede poco o nulla sul piano della propulsione a idrogeno. Ecco, qualcuno che volesse davvero darsi da fare in questo campo sarebbe il nostro partner ideale. E noi per lui.
Ma uno sponsor non è in contraddizione con lo spirito della sottoscrizione, dell’idea dell’azionariato popolare?
Uno o più sponsor compatibili sono in grado di coprire le spese del progetto. A quel punto i sottoscrittori avrebbero due strade a disposizione: monetizzare l’investimento, cioè riavere indietro almeno una parte del denaro sottoscritto, oppure decidere di mettere questo denaro a disposizione di un qualche organismo umanitario per progetti di pubblica utilità, magari nel terzo mondo. Ma anche, per esempio, per sostenere in Italia dei progetti di conservazione del patrimonio ambientale e culturale: penso alle oasi del WWF, per dire, oppure ai siti del Fai, oppure ancora ai molti meravigliosi angoli del nostro bel paese che non sono curati e conservati come meriterebbero.