Baleniera giapponese sperona flotta di attivisti

Gli attivisti del gruppo ecologista radicale Sea Shepherd denunciano che due delle quattro navi della loro flotta di protesta sono state speronate in acque territoriali australiane da una nave della flotta baleniera giapponese, intenta come ogni estate australe alla caccia “a fini scientifici” dei grandi cetacei nell’Oceano Meridionale. Continua a leggere

Regata con le balene!

Questa straordinaria fotografia è stata scattata in Australia dall’amico Graham, nel corso di una regata alle Withsundays Islands, le belle isole dell’omonimo arcipelago, che si trova nel Queensland, proprio davanti alla Grande Barriera Corallina.
Non è una cosa di tutti i giorni, nè la balena e neppure … una vacanza in Australia.

Caccia alle balene, il banzai del Giappone

Un gruppo di animalisti chiede al presidente Obama la moratoria sulla caccia

Dal mare alle carte bollate. La battaglia tra i pescatori giapponesi e gli ambientalisti assume risvolti giudiziari con la richiesta di arresto per Paul Watson, l’ambientalista canadese forndatore di Sea Shepherd, l’associazione di difesa del mare, protagonista di numerose campagne in Antartico, per contrastare la caccia alla balena.
I fatti risalgono al febbraio scorso, quando la nave dell’associazione ingaggia il solito duello con le navi della flotta giapponese, per impedire una mattanza che Tokyo giustifica sotto la voce “operazione scientifica”, ma che ha il solo e unico scopo di rifornire i banconi di pesce dei mercati giapponesi e quindi i tavoli di sushi di balena, pietanza assai prelibata e ricercata, al pari del tonno rosso, anche questo in via di estinzione.
La questione scientifica si risolve unicamente nel fatto che i proventi della vendita della carne di balena vengono reimpiegati nell’attività di pesca: tutto qui. Il governo di Tokyo è quindi direttamente coinvolto.
I militanti di Sea Shepherd sono accusati di aver impedito alle baleniere giapponesi di svolgere la loro attività, impiegando addirittura delle misture chimiche che lanciate a bordo delle navi hanno causato il ferimento di un marinaio.
le autorità giapponesi hanno ottenuto un mandato di arresto per Watson ed ora cercano di trasformarlo in mandato internazionale attraverso la richiesta all’Interpol.
Non ci sono conferme ufficiali di questa azione, ma è sufficiente legger ebene nelle dichiarazioni del ministro giapponese dell’agricoltura, Hirotaka Akamatsu, per capire che il dado è tratto: “prenderemo decisioni definitive”, ha detto alla stampa, chiarendo che non si può lasciar correre davanti a un crimine com’è quello commesso da Watson.
Elementare.
Nei fatti gli ambientalisti, Watson in primo luogo, rispondono di aver lanciato sulla baleniera giapponese semplicemente del burro rancido e non dei prodotti chimici: una bomba puzzolente e null’altro, insomma, senza alcuna intenzione di ferire qualcuno.
“E’ una iniziativa politica”, commenta Watson, non credo che l’Intepol concederà alcuna estradizione e noi continueremo a ostacolare la caccia alle balene”. Elementare.
Forse ricorderete in quel febbraio scorso l’avveniristico trimarano dell’associazione, lo Steve Irwin, seriamente danneggiato nella collisione con una baleniera nell’oceano Antartico, un vero e proprio speronamento che ha portato all’affondamento dello scafo ambientalista.
Salito a bordo di una delle baleniere per formalizzare la protesta per un cmportamento inaccettabile, il capitano ambientalista Peter Bethune, è stato trattenuto a bordo e quindi portato in giappone dove è detenuto dal 12 marzo scorso, con le stesse accuse rivolte a a Watson.
Adesso non resta solo che l’Australia- da sempre in contrasto con Tokyo per la caccia alle balene- porti anch’essa il Giappone in tribunale, passando dalle minacce alle vie di fatto, e aprendo una volta per tutte un’azione legale che potrebbe indurre a più miti appetiti i ghiotti e cocciuti giapponesi.

Targa Florio del Mare, le spadare assassine

Nel messinese le micidiali e illegali spadare dei pescatori rallentano la flotta della regata. Due barche rimangono impigliate. L’organizzazione dovrebbe denunciare questi pescatori di frodo che uccidono il mare.

Una spadara posizionata tra Cefalù e Milazzo ha rallentato nella notte la Targa Florio del mare. Nella tappa tra Cefalù e Giardini Naxos lunga 85 miglia due imbarcazioni, prima “Hagar II” e poi “Este40”, sono rimaste impigliate in una spadara, che era stata calata nella prima serata dai pescatori del messinese. La prima imbarcazione a vela è riuscita a svincolarsi dopo almeno un’ora. La seconda, “Este40”, timonata da Matteo Miceli, è riuscita in poco tempo a liberarsi dalla rete che era rimasta impigliata alla chiglia e al timone.

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Balene, ma quale ricerca?

Il Giappone riprende la la caccia
Il Giappone ha ripreso anche quest’anno la caccia alle balene, in barba alla moratoria che vieta di fatto la battuta di pesca alla romantica Moby Dick.
Tokyo giustifica la campagna con la scusa della ricerca scientifica. Ma la carne delle balene viene normalmente venduta sui banchi dei mercati nazionali e la presunta “ricerca scientifica” si risolve semplicemente nel mettere il denaro ricavato a disposizione delle future battute di pesca.

Portoferraio, Porto… balena

Straordinario incontro con le balene, che a Portoferraio, all’isola d’Elba, entrano addirittura in porto.
Tre balenotteri arrivano fin sotto le banchine del porto, per nulla intimoriti dal via vai dei traghetti e dall’entusiasmo dei portoferraiesi, accorsi numerosi per ammirare una spettacolo del tutto fuori dall’ordinario. Del tutto… ma non troppo perchè le balene sembrano proprio di casa all’Elba.
 
L’incontro si è ripetuto addirittura due volte, la prima lo scorso 25 maggio, la seconda qualche giorno dopo, il 6 giugno, quando le balene si sono intrattenute per ore nelle acque della rada e del porto, incuriosite da chissà che cosa, spinte da chissà quale istinto.

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Una balena capricciosa

Nel New South Wales una balena finisce per spiaggiarsi, ma gli esperti cercano di capire se si tratti o meno dello stesso mammifero che nel 1994 finì con l’infilarsi in un fiume per rimanervi qualche mese.
E’ uno splendido esemplare che gli uomini del servizio dei “Parchi Nazionali e del Wildlife” cercano ora di restituire al mare.

E le balene muoiono spiaggiate

Nel nord della Nuova Zelanda ancora un episodio di morte collettiva di un gruppo di balene pilota.

In quaranta sono riuscite a riprendere il mare ma trentasette balene sono morte spiaggiate sull’arenile di Whangarei. E’ il primo spiaggiamento di massa della stagione in un Paese che ogni anno, nel periodo estivo, registra un gran numero di episodi.