Trofeo Ignazio Florio, che Verve

Dopo le due lunghe di ieri Matteo Miceli dello Yacht Club Favignana guida la classifica.

La concorrenza però non sta a guardare, e dopo quattro prove, se Verve guida la classifica generale, immediatamente alle sue spalle incalza il Canard 41 di Paolo Bruno Bonomo con lo stesso punteggio ma con una vittoria in meno (1-5-6-2). Terzo in generale Wolverine, il piccolo First 34.7 di Giacomo Dell’Aria con 17 punti (3-8-3-3).
Ieri si sono disputate due belle e combattute regate con un vento di scirocco che ha soffiato forte per tutta la giornata con punte fino a 22 nodi. Nella prima regata, il periplo dell’isola di Favignana in senso orario, si è imposto il Dufour 34 Nigno, con al timone Beppe Fornich, trionfatore a maggio nella Targa Florio del Mare. Al secondo posto un’altra “piccola”, il First 34.7 Goodfellas, di Ettore Morace. Terzo Wolverine, a confermare il dominio delle barche più piccole in tempo compensato. Nella seconda prova, il periplo di Levanzo in senso orario, classifica più lineare, con Verve che si è imposta con il tempo di 1h16m12s sia in reale che in compensato. Al secondo posto Aurora, staccata di 12’ 58”, terza Wolverine.

Classifiche sul sito www.ycf.it

Se vi sembra poco …

Nemmeno le profondita’ degli abissi del Mediterraneo sono sufficientemente remote per sfuggire all’impatto dell’uomo, a partire dall’immondizia.

“Anche a mille, duemila metri di profondita’, e’ comune vedere buste e piatti di plastica” afferma Roberto Danovaro, dell’Universita’ Politecnica delle Marche, tra i 360 studiosi di tutto il mondo impegnati nel Census of marine Life (Coml), un progetto che negli ultimi dieci anni ha censito 230mila diverse specie nelle
25 aree studiate. Tra queste anche il Mediterraneo, considerato il piu’ a rischio per la perdita di biodiversita’.
La minaccia deriva da una concentrazione di diversi fattori. “Innanzitutto pesa la pesca eccessiva – spiega Danovaro – e poi la contaminazione, di varia natura, dalle plastiche all’inquinamento da pesticidi e altri composti tossici”.
Sostanze chimiche, come il mercurio, sono presenti in quantita’ superiori rispetto agli altri mari del Pianeta. “Si tratta di un pericolo per organismi che vivono nelle acque profonde -aggiunge lo studioso – come il “pescecane portoghese”, una specie di squalo che abita nel Mediterraneo fra gli 800 e i 3.500 metri e quindi non subisce facilmente contaminazioni dalla superficie”.
Eppure nemmeno questo animale e’ scampato alle sostanze chimiche. “Questa specie esiste anche in Giappone, nell’Atlantico – spiega Danovaro – e quindi e’ stato possibile fare un confronto nelle analisi di questi animali: la contaminazione nel Mediterraneo non ha eguali nel mondo”. Altro fattore di grande preoccupazione per gli scienziati sono i cambiamenti climatici.
“Il Mediterraneo e’ la regione, insieme all’Artico – continua l’esperto – dove il riscaldamento dell’acqua non ha precedentiper la sua rapidita’. Dal ’90 ad oggi, il tasso di riscaldamento e’ raddoppiato”. Un’impennata della velocita’ che ha riguardato anche le acque profonde. Non e’ importante solo per le specie
che vi abitano, ma per lo scambio termico a livello di bacino”,che influenza tutte le dinamiche del clima della regione del Mediterraneo. Fra le immondizie ritrovate nei fondali fra i 194 metri e i 4.614 metri di profondita’, nell’area fra il Golfo di Taranto, Siria e Cipro, i frammenti di vernici sono stati i piu’
comuni (44%), seguiti dalle plastiche (36%). “Il problema delle vernici lo affronteremo per lungo tempo –
spiega Danovaro – visto che fino ad oggi hanno contenuto il TBT, lo “stagno tributile”, ora vietato in Italia. Questa sostanza causa il cambio del sesso di organismi come le lumache di mare,
dove le femmine perdono la loro fertilita’. Pensavamo fosse un problema limitato alle aree portuali – conclude lo scienziato – ma potrebbe essere un problema anche per gli abissi”.

Ventotene come il Mar Rosso

Pochi e “malfidati”: fino a pochi anni fa erano cosi’ i pesci che popolavano il mare di Ventotene, la piu’ piccola isola abitata delle Pontine, a largo delle coste a sud del Lazio. Poi nel 1997 e’ stata istituita la Riserva marina e dopo qualche anno, e’ arrivata un’esplosione di vita inaspettata. Mentre prima trovare una cernia era un evento raro, oggi in una singola immersione un sub puo’ contarne anche una decina, tutte insieme. E’ quanto hanno osservato gli esperti del gruppo di Ecologia marina dell’Universita’ La Sapienza di Roma, che hanno realizzato prima il progetto della riserva, poi hanno cominciato ad annotare i cambiamenti nel numero di individui delle diverse specie. I ricercatori hanno effettuato un monitoraggio visivo (‘Visual census’), facendo diverse immersioni ripetute nel tempo e seguendo gli stessi percorsi, a varie profondita’, fra i 10 e i 40 metri. Continua a leggere

Il mondo è dei minorenni

Si moltiplicano gli adolescenti che si lanciano nell’impresa di circumnavgigare il mondo in solitario. Questa volta tocca a una ragazzina olandese di 14 anni.

La navigatrice 14.enne olandese Laura Dekker e’ salpata dal Portogallo per il suo tentativo di giro del mondo in barca a vela in solitaria, che in caso di
successo ne farebbe la piu’ giovane velista di tutti i tempi ad aver compiuto l’impresa.
“E’ salpata”, ha dichiarato dall’Aja Marijke Schaaphok, direttrice della societa’ di produzione di audiovisivi olandese MasMedia, informata della partenza dall’agente della ragazza, Peter Klarenbeek. Non e’ stato pero’ fornito il nome del porto da cui e’ partita, che inizialmente avrebbe dovuto essere quello di Portimao, nel sud del Portogallo.
Salpata il 4 agosto dall’Olanda a bordo della barca Guppy accompagnata dal padre, anch’egli velista, Laura Dekker e’ arrivata in Portogallo il 14 agosto. Ora il padre non sara’ piu’ con lei e per lei inizia la circumnavigazione del globo in solitaria, che si prevede durera’ almeno due anni.
Il progetto aveva provocato una battaglia giudiziaria in Olanda e solo di recente Laura ha ottenuto l’autorizzazione da un tribunale olandese a imbarcarsi nell’impresa, nonostante la giovanissima et…, dopo che il tribunale di Middelberg il 27 luglio ha respinto una richiesta di prolungare fino al 2011 la sorveglianza sulla ragazza da parte del Consiglio per la
protezione dell’infanzia.

Banco di Santa Croce, il mare vive a dispetto dell’inquinamento

In Costiera Sorrentina, alla foce del Fiume Sarno, il più inquinato d’Europa

Uno straordinario paradiso sommerso, che ospita un concentrato di pesci, il famoso corallo rosso del Mediterraneo, spugne e gorgonie, a pochi chilometri dalla foce di un fiume che soffre per la presenza di veleni sversati da concerie e insediamenti industriali. Questo miracolo della natura si chiama Banco di Santa Croce e si trova alle porte della famosa costiera sorrentina.

“Si tratta di una miniera di biodiversita’ – spiega Valerio Zupo, ricercatore della Stazione zoologica “Anton Dohrn” di Napoli – stranamente collocata vicino ad una delle aree piu’ inquinate d’Europa, la foce del fiume Sarno in Campania, ricca di nutrienti organici ma anche di fanghi tossici, nonostante i tentativi di ripristino dell’equilibrio ecologico”. Come avviene il “miracolo”? “Grazie ad una particolarissima combinazione di correnti, – afferma l’esperto – la maggior parte degli inquinanti precipita alla foce, mentre quella che
galleggia viene spinta al largo. A rimanere sono i nutrienti organici, che innescano la rete trofica locale e danno nutrimento a forme di vita: fra pesci e piante, abbiamo classificato poco meno di duemila specie”. La sua “fortuna” e’ che non e’ visibile dall’esterno, anche se i pescatori locali la conoscono bene.
“In dialetto – precisa Zupo – il Banco veniva chiamato “caurarusso”, che significa “calderone”, una specie di grosso pentolone: all’esterno infatti e’ costituito da una serie di guglie rocciose, disposte in circolo, con al centro una depressione di oltre 40 metri, mentre la guglia piu’ alta e’ a 11 metri di profondita’: per questo non si vede dall’esterno”.
Dalla sfolgorante gorgonia rossa, la “Paramunicea Clavata, fino al “Corallium Rubrum”, il corallo rosso gia’ raro nell’intero Mediterraneo, fino al falso corallo nero, “Gerardia Savaglia”, sono queste alcune delle forme di vita che popolano questo specchio d’acqua. “Il Banco di Santa Croce – precisa Zupo – e’ ancora ricco di ‘filtratori’, cioe’ microrganismi che filtrano l’acqua, come le gorgonie, soprattutto di specie ‘Eunicella’, di
vari colori: se ne trovano di rosse, bianche e gialle, a varie profondita’. Poi si trovano spugne ‘incrostanti’, generalmente di colore marrone e che prendono la forma della roccia”. Qui abitano anche pesci e crostacei. “Non mancano gamberoni, aragoste e polpi, – spiega l’esperto – ma anche pesci, come cernie, scorfani, saraghi, tagri e tordi verdi. Le cernie raggiungono dimensioni notevoli, anche di decine di kg: di fatto dal Banco arriva il pesce che viene catturato nelle zone circostanti. Secondo una simulazione al computer di qualche anno fa, la produzione e’ simile a quella di un impianto di acquacoltura molto efficiente”.
Su proposta dell’associazione Marevivo, l’area e’ gia’ da tempo zona di tutela biologica e quindi e’ vietata, nel raggio di 300 metri, qualsiasi attivita’ di pesca, sia professionale sia sportiva. Con la cessione del demanio marittimo alle Provincie e quindi ai comuni interessati, “Marevivo – spiega Rosalba Giugni, presidente dell’associazione – in collaborazione con il comune di Vico Equense, vuole istituire un’oasi per tutelare e monitorare l’area del Banco di Santa Croce. L’idea e’ quella di effettuare tutte le operazioni di tutela e monitoraggio con la divisione sub dell’associazione, in collaborazione con la Protezione Civile e i gruppi di volontari locali, ma anche tramite l’uso di telecamere webcam, per controllare infrazioni ai divieti”. Secondo Zupo infatti “una maggiore azione di controllo sarebbe utile per preservare quello che c’e’ ancora”. Purtroppo la zona subisce anche qualche danno causato dall’aumento delle temperature del Mediterraneo, “con una moria di microrganismi e l’arrivo di mucillagini. Ma una vera e propria calamita’ naturale e’ la malattia delle gorgonie del Tirreno: i polpi cominciano a morire e rimane solo lo scheletro”.

Centro Velico Caprera, scuola di mare

“Il Centro Velico è una scuola dove si impara ad affrontare la vita in mare in modo semplice e diretto; la vita al Centro è, infatti, organizzata come la vita a bordo.

La partecipazione ai corsi impone, pertanto, entusiasmo, spirito di adattamento, disponibilità e capacità di convivenza: in mancanza di ciò l’iscrizione non è neppure consigliabile”.
Questo recita senza equivoci possibili il sito internet (centovelicocaprera.it) del Centro Velico Caprera, la più prestigiosa scuola di mare che abbiamo in Italia, nata nell’oramai lontano 1967, sulla falsariga degli apripista francesi di Glénans.

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Petrolieri, state alla larga. Il mare è nostrum

Legambiente contro le piattaforme petrolifere nel Parco dell’Arcipelago Toscano

 “Le trivelle e le piattaforme petrolifere devono restare lontane dal Parco nazionale dell’arcipelago toscano e dal Santuario dei cetacei”. E’ il messaggio degli attivisti di Legambiente che, a nuoto e a bordo di Goletta Verde, hanno raggiunto l’Isola d’Elba e consegnato la Bandiera Nera alla multinazionale australiana Key Petroleum Ltd e alla concessionaria italiana Puma Petroleum, che hanno condotto degli studi nel mare toscano.

‘Messaggeri del mare’ sono stati Lionel Cardin e Pierluigi Costa, che hanno portato a nuoto il vessillo nero e  lo hanno simbolicamente piantato sulle spiagge di Pomonte e Chiessi, nel Comune di Marciana. La bandiera nera e’ stata poi spedita in Australia, accompagnata da una lettera per chiedere alla societa’ petrolifera di stare alla larga dal mare elbano.
Sono stati molti gli allarmi lanciati contro le trivellazioni e il traffico petrolifero a largo di Pianosa e  Montecristo. “La folle corsa al petrolio made in Italy rischia di compromette fortemente e inutilmente il nostro territorio – spiega Massimo Serafini, della segreteria nazionale di Legambiente – il futuro energetico e’ nel risparmio, nello sviluppo delle fonti rinnovabili”.

Laser, a Bracciano la Fraglia pigliatutto

Con la conquista di due ori e due argenti i velisti della Fraglia Vela Riva del Garda sono stati i grandi protagonisti al Campionato Nazionale Laser 4.7 disputato sul lago di Bracciano, nel Lazio.
Nella prova maschile Marco Benini, già in viaggio per le Olimpiadi Giovanili di Singapore, si è preso la soddisfazione di vincere il titolo davanti al compagno di squadra Michele Benamati. Nella stessa categoria Alessio Spallino ha poi concluso al decimo posto.
Analogo risultato in campo femminile con l’oro a Cecilia Zorzi e l’argento a Floridia Joyce, finite anche rispettivamente all’ottavo e 11/o posto della classifica assoluta.
La buona prova di squadra è stata completata dal quarto posto di Mario Benini nei Laser Radial che si e’ preso anche la soddisfazione di un primo posto nella seconda prova.
L’attenzione si sposta in campo internazionale: Marco Benini difenderà i colori azzurri per le prime Olimpiadi Giovanili della storia. A Weimouth invece il fragliotto Fabio Zeni sarà impegnato nella regata olimpica come timoniere nel 470: la tappa di Coppa del Mondo si svolge nelle stesse acque che saranno teatro delle prossime olimpiadi di Londra 2012.