Wild Oats, la settima volta

Si è conclusa con la vittoria dell’imbarcazione Wild Oats la Sydney- Hobart, la 69 esima edizione della regata oceanica che ogni anno, proprio il giorno di Natale, lascia Sydney per fare rotta verso la capitale dell’isola di Tasmania. Il servizio è di Enzo Cappucci

Vittoria e record eguagliato, quello di sette vittorie in questa classica dei mari australi, autentica festa di Natale in un paese che della vela fa una religione. Questa magnifica imbarcazione di 30 metri di lunghezza, concentrato di tecnologie applicate alla nautica, ha insomma eguagliato il primato che apparteneva in solitario a Morna Kurewa, uno degli scafi che hanno fatto la storia di questa regata, la quale la vinse la prima volta nel 1946 e l’ultima nel 1960, quando ancora la Sydney-Hobart non era riservata esclusivamente ai professionisti, ma a tutti i velisti australiani, che l’affrontavano in famiglia. Complessivamente i 20 membri d’equipaggio di Wild Oats hanno collezionato 250 partecipazioni alla regata, il che dice di quale professionismo si parla, reso necessario dalla tragedia del 1998, quando una tempesta investì le barche in gara, affondandone 5 e uccidendo 6 velisti. Anche questa edizione il tempo avverso non ha risparmiato la flotta di 94 barche, con una bella buriana che ha investito la flotta nel bel mezzo dello stretto di Bass, il braccio di mare che separa la terra madre Australia dall’isola di Tasmania, che ne è uno Stato: 630 miglia la distanza; ma i danni si sono limitati al disalberamento di un concorrente. Alle spalle del vincitore si è piazzata Perpetual Loyal, che aveva condotto per le prime 24 ore di regata, e quindi Ragamuffin, un vecchia volte di questa classica. Tempo impiegato dal vincitore 2 giorni, 6 ore e 7 minuti, lontano dal suo stesso record che è di appena un giorno e 18 ore. Per la cronaca l’armatore di Wild Oats, Bob Oatly, un facoltoso imprenditore del vino, che ha regatato a bordo del suo gioiellino, ha la bella età di 86 anni. Il mare rende giovani.

Sydney-Hobart, 69 edizioni ma non le dimostra

Come da tradizione, il giorno di Natale, per noi Santo Stefano, dalla spettacolare baia di Sydney è partita la più celebre regata oceanica dell’emisfero sud, la Sydney- Hobart, che dalla metropoli australiana si getta a capofitto verso la capitale dell’isola della Tasmania, distante 628 miglia.
Il servizio è di enzo cappucci

Sessantanove edizioni, ma non le dimostra, non solo perché è affollata di barche, sintomo di giovinezza, ma perché come sempre la Sydney-Hobart è una vera festa sportiva in un paese dove lo sport è una religione e la baia di Sydney, il Sydney Harbour, è la sua cattedrale: il palcoscenico naturale di una città dai giardini perennemente fioriti con i grattacieli a specchio a fare da cornice, capace di richiamare migliaia di spettatori. Novantaquattro barche in gara, con la parte da prim’attore recitata ancora una volta dal maxi Wild Oats, trenta metri di lunghezza, che detiene il record sulla distanza in un giorno, 18 ore, 23 minuti e 12 secondi, stabilito lo scorso anno, e che tenta anche di stabilirne un altro, fatto di sette vittorie. Una brezza di 18 nodi ha accompagnato le barche fuori dal Sydney Harbour, ma come sempre i momenti difficili arriveranno nello Stretto di Bass, il braccio di mare che separa l’australia dall’isola di Tasmania, quasi una miniatura della terra madre. Qui i concorrenti dovranno affrontare raffiche previste tra i 40 ed i 60 nodi di violenza, quasi 120 km orari, e onde alte 12 metri; ma in teoria- almeno così si augurano gli organizzatori- non dovrebbe ripetersi la tragedia che segnò l’edizione del 1998, quando un tifone affondò 5 barche e 6 velisti annegarono. In ogni caso non sarà un divertimento, anche se quest’anno, e per la prima volta, alla flotta si sono aggregate le barche in gara per il giro del mondo, di cui la regata è divenuta una tappa. E’ la ciliegina che la rende ancora più avvincente.