Transat Jaques Vabre, la prima volta di Soldini e D’Ali’

Il duo italiano trionfa nella classe dei monoscafi di 40 piedi, lasciandosi alla spalle i maestri francesi della specialita’. Per Soldini e’ il ritorno al successo oltre che ai monoscafi, la classe a lui piu’ congeniale, dopo le poco lusinghieri prove con i multiscafi. Per D’Ali’ e’ la consacrazione di un talento che ora merita attenzione. Magari dagli sponsor.

Metti una barca nuova, semplice e veloce. E due esperti velisti. Ed eccoli li’ dominare la loro classe della Transat Jacques Vabre, la transoceanica in doppio che ripercorre la “rotta del caffe”‘
da Le Havre, in Francia fino a Salvador de Bahia. E’ sera, in Brasile (notte in Italia), quando Giovanni Soldini e Pietro D’Ali’, con il loro class 40 “Telecom Italia” tagliano il traguardo nelle acque della citta’ brasiliana. Sono primi tra le piu’ piccole delle barche in gara, lunghe circa 12 metri, ed hanno messo in fila tutta la concorrenza, in gran parte equipaggi francesi. E’ una serata strana a Salvador de Bahia.

Doveva essere festa, per la promozione in serie B della squadra di calcio, e’ invece una serata silenziosa, di lutto per la tragedia consumatasi nel pomeriggio al termine della partita con il crollo di una tribuna e sette morti. Nello strano silenzio di Bahia, quando sono da poco passate le undici della sera, si sente solo il petardo che segnala il taglio del traguardo di Telecom Italia. Ad accogliere Soldini e D’Ali’, stanchissimi ma sorridenti, ci sono un bel po’ di francesi che si levano tanto di cappello dinanzi all’equipaggio italiano. Il ritorno alle regate di Soldini e’ stato piu’ che mai convincente. E alla “prima” con il class 40, una barca essenziale, con delle regole rigide, il velista milanese, mette a segno la sua prima vittoria nella Transat Jacques Vabre, una sorta di “incubo”, visto che nelle ultime due edizioni Soldini jon era mai riuscito a portarla a termine.

“Finalmente – esclama Soldini sbarcando – E’ stata una gran bella regata, molto tecnica, faticosa ma avvincente. Abbiamo lavorato bene, con Pietro si siamo trovati benissimo, tutto e’ stato perfetto. Ora mi godo questo successo, me ne vado un po’ in vacanza con la mia famiglia poi mi preparo per la ‘The Transat’, la transoceanica in solitario dall’ Inghilterra agli Stati Uniti che faro’ a maggio. Siamo partiti con l’idea di fare una bella regata- spiega Giovanni – e cosi’ e’ stato, abbiamo vinto e questo e’ bello, e’ ovvio. La mossa vincente? La costruzione della barca, progettata da Guillame Verdier: l’abbiamo costruita a tempo di record, il fatto che non abbia avuto problemi vuol dire che abbiamo lavorato bene. La Class 40 e’ molto bella perche’ le barche sono molto semplici”.
“E’ stata una regata bellissima – racconta Pietro D’Ali’ – e’ andata benissimo, e’ stata un’ esperienza positiva. Dopo quello che ci era successo in qualifica, quando siamo stati speronati dal peschereccio spagnolo, avevo detto a Giovanni,
‘vedrai che questa regata andra’ bene’, cosi’ e’ stato. E’ stata una regata faticosa, impegnativa anche perche’ abbiamo corso parecchio con vento leggero e ci vuole piu’ attenzione, strategicamente la regata e’ piu’ complessa. Ci siamo comportati molto bene perche’ abbiamo preso le decisioni giuste siamo stati bravi anche quando Atao ci tallonava, abbiamo anche rischiato un po’ ma alla fine il risultato ci premia”.

Per D’Ali’ il dialogo, e’ stata la chiave di volta della regata.”Abbiamo sempre preso le decisioni insieme, parlando, venivano naturali le cose e questo e’ molto bello. Siamo riusciti a comunicare molto bene e a decidere. Abbiamo un approccio molto simile per il mare e questo ci ha aiutato. Siamo parecchio istintivi, anche se con caratteristiche diverse. Ci siamo compensati molto bene”.
Per il futuro D’Ali’ pensa ad un po’ di riposo – “e’ da dicembre che faccio regate” – e la ricerca di un “sostegno”per le sue prossime avventure in mare. “Nelle ultime regate, in parte mi sono auto finanziato e questo diventa un po’ pesante, spero di rovesciare questa situazione per poter dedicare piu’ tempo alla preparazione. E poi, magari, pensare anche a un nuovo progetto con Giovanni”.

Transat Jaques Vabre, la regola di Cammas e Steve Ravussin.

Nella classe dei trimarani 60 piedi si registra la vittoria di Groupama 2 di Franck Cammas e Stève Ravussin che hanno tagliato la linea del traguardo a Salvador de Bahia oggi alle 13.40 (ora italiana) stabilendo il record assoluto della regata con 10 giorni, 38 minuti e 43 secondi. Tra i monoscafi 60 piedi, è in testa Ecover III, (Golding-Dubois) e Crèpes Whaou (Escoffier-Fauconnier) guida la classifica dei trimarani 50 piedi. Nei 40 piedi, infine, le più piccole delle barche in gara, è in testa Telecom Italia, di Giovanni Soldini e Pietro D’Alì.

 A 12 giorni dalla partenza della Transat Jacques Vabre, la transatlantica in doppio da Le Havre a Bahia, Giovanni Soldini e Pietro D’Alì su Telecom Italia mantengono saldamente la testa della flotta dei Class 40, le più piccole tra le barche in gara, puntando la prua su Capo Verde.
Al rilevamento delle h 12, alle loro spalle si trovano Chocolats Monbana, distanziato dia 49, 2 miglia, e e A.st Groupe, dia 51,3.
Atao Audio System, invece, che nei giorni scorsi era stato erroneamente dato come “probabile primo” dal sito della regata si trova in terza posizione a 68,6 miglia di distanza dal duo Soldini-D’Alì.
I Class 40 sono rimasti in 29 per il ritiro di Fujifilm (Alex Bennett-Ifor Pedley) a causa di un problema all’alternatore.

Telecom Italia alle h 12 di ieri si trovava al largo della Mauritania a 22° 10’ N, 20° 12’ W, navigando a 10 nodi di velocità con un aliseo da Nord-Est finalmente stabile sui 12-13 nodi di vento. Ancora 2380 (su 4340) le miglia per arrivare a Bahia. “Stanotte siamo riusciti a tenere un buon passo e il nostro vantaggio nei confronti degli avversari è cresciuto”, dice Giovanni Soldini, raggiunto al telefono. “Ora siamo posizionati fra i nostri avversari e l’arrivo e cerchiamo di andare avanti così. Stiamo molto attenti alla direzione del vento, ogni volta che cambia di 10 gradi strambiamo per essere sempre su un bordo favorevole di avvicinamento a Capo Verde. Cerchiamo di coprire i nostri avversari, tentando di non dar loro spazio per andare troppo lontano dalla rotta. La barca è a posto e l’equipaggio in forma”.

Nelle prossime ore Giovanni e Pietro decideranno come passare Capo Verde. Tre le opzioni possibili: “passarlo dentro, fuori o in mezzo”, dice Giovanni. “Dipende dal vento e da quanto sarà facile andare a ovest. Le opzioni sono: scendere prima di Capo Verde sul 22° meridiano, scendere in mezzo a Capo Verde sul 24° o scendere dopo Capo Verde sul 25°”. Superato Capo Verde, il prossimo ostacolo sarà l’attraversamento della zona delle calme equatoriali.

Giovanni spiega anche il motivo dei problemi di localizzazione delle posizioni di Telecom Italia (ieri dato a lungo come “non localisé” dagli organizzatori della regata): “È successo che spostando le vele a prua per migliorare l’assetto della barca, una vela abbia coperto lo Standard C che non è più riuscito a vedere il satellite. Ma spesso capita che lo Standard C cambi autonomamente satellite: dovrebbe stare sull’Atlantico Est e invece si mette sull’Atlantico Ovest. E noi non ce ne accorgiamo subito”.

Nella classe dei trimarani 60 piedi si registra la vittoria di Groupama 2 di Franck Cammas e Stève Ravussin che hanno tagliato la linea del traguardo a Salvador de Bahia mercoledì alle 13.40 (ora italiana) stabilendo il record assoluto della regata con 10 giorni, 38 minuti e 43 secondi.
Tra i monoscafi 60 piedi, è in testa Ecover III, (Golding-Dubois).
Crèpes Whaou (Escoffier-Fauconnier) guida la classifica dei trimarani 50 piedi.