Vi stupite se il pesce fresco costa caro ed è inarrivabile per molte tasche? Questo video fornisce alcune risposte, perchè la vita in mare è a volte troppo precaria. Guardare per credere. Affrontare un mare così per campare, merita molto rispetto. Se poi resistete fino alla fine del video vedrete che con il mare davvero non si scherza. Continua a leggere
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Abbiamo finito anche le sardine!
Greenpeace denuncia da Bruxelles il declino del pesce azzurro nostrano: “il pesce azzurro è al collasso – scrive l’organizzazione ambientalista – crollano acciughe e sardine in Adriatico”. Continua a leggere
Il Grande Enzo, 80 anni nel blu
“Per conoscere davvero il mare, bisogna prima conoscere la propria anima e il proprio cuore”.
In questa frase c’e’ l’essenza di Enzo Maiorca, il siracusano che ha segnato un’epoca e riscritto i limiti delle immersioni subacquee in apnea, abbattendo piu’ volte il record mondiale.
Martedi’ prossimo Maiorca varchera’ un’altra soglia: quella delle 80 primavere, forse il traguardo piu’ importante di un’esistenza irripetibile.
La sua prima maschera da sub fu una protezione antigas, che era stata riciclata nel periodo post-bellico.
Quel ragazzo cresciuto a pane e mare aveva coraggio e non ci volle molto a dimostrarlo.
Per lui abbattere ogni limite umano e scavare un solco nella storia delle immersioni sono state le cose piu’ naturali del mondo.
La carriera di Enzo e’ stata costellata dai record: in assetto variabile parti’ da -45 metri, nel 1960, e si miglioro’ per 17 volte, l’ultima nel 1988, quando arrivo’ a toccare uno stupefacente -101 alla veneranda eta’ (almeno per un essere umano sottoposto ad uno sforzo cosi’ intenso) di 57 anni.
In assetto costante restano scolpiti nella storia di questa disciplina i -55 metri del 1979.
“Il mare e’ stata la mia seconda casa – ammette con orgoglio e nostalgia – io gli sono
grato”.
Dopo avere abbandonato la pratica agonistica, Maiorca ha sposato l’impegno ambientalista, che e’ divenuto nel tempo la sua nuova passione, difesa anche da senatore fra il 1994 e il ’96, in una legislatura monca. Oggi e’ l’ispiratore del cartello di associazioni ‘Sos Siracusa’, che si batte per la tutela delle zone archeologiche, ma anche del paesaggio, marino e non.
Nel 2006 ha ricevuto la medaglia d’oro al merito di Marina per le gesta sportive e la difesa dell’ambiente.
“E’ stato un pescatore greco – rivela – che mi ha spiegato come il cervello ed il cuore umani fossero molto piu’ sconosciuti degli abissi marini”. Forse e’ stato proprio allora che Maiorca ha creduto
nell’impossibile e lo ha realizzato.
“Salvaguardare il mare e le coste e’ un affare che riguarda tutti noi – sottolinea -.
Posso solo protestare ad alta voce contro coloro i quali vorrebbero affossare zone di grande suggestione”.
Il suo piu’ grande avversario e’ stato il francese nato a Shanghai (e morto suicida all’Elba), Jacques Mayol: il duello fra i due ispiro’ ‘Le grand bleu’, film che Luc Besson realizzo’ nel 1988, ma che usci’ in Italia solo nel 2002.
Era stato lo stesso Maiorca a opporsi alla proiezione del film, perche’ ledeva la sua immagine.
Maiorca imparo’ a nuotare a quattro anni, “ma avevo una gran paura del mare”, ricorda.
“Un giorno – rivela – un amico medico mi mostro’ un articolo in cui si parlava di un nuovo
record di profondita’ a -41 metri, strappato a Bucher da Falco e Novelli.
Era l’estate 1956 e rimasi fortemente suggestionato da quell’impresa cosi’ audace”.
Nasce cosi’ la favola del ‘re degli abissi’. Maiorca strappa il titolo di uomo che e’ riuscito
ad andare piu’ in profondita’ e, nell’anno delle Olimpiadi a Roma, corona il proprio sogno: toccare -45 metri e superare la soglia del brasiliano Santarelli che, nel settembre dello stesso
anno, si riappropria pero’ del primato, raggiungendo i -46; dura poco, perche’ a novembre Maiorca si porta a -49.
Rimane ai vertici per 16 anni, fino al 1976, poi lo stop fino al 1988 quando, per le proprie figlie Patrizia e Rossana (entrambe celebri nel mondo per una bella serie di record mondiali d’immersione in apnea), raggiunge l’ultimo record: -101 metri.
Quindi appende le pinne al chiodo e adesso si gode i suoi 80 anni, alcuni dei quali vissuti nel silenzio degli abissi.
Se vi sembra poco …
Nemmeno le profondita’ degli abissi del Mediterraneo sono sufficientemente remote per sfuggire all’impatto dell’uomo, a partire dall’immondizia.
“Anche a mille, duemila metri di profondita’, e’ comune vedere buste e piatti di plastica” afferma Roberto Danovaro, dell’Universita’ Politecnica delle Marche, tra i 360 studiosi di tutto il mondo impegnati nel Census of marine Life (Coml), un progetto che negli ultimi dieci anni ha censito 230mila diverse specie nelle
25 aree studiate. Tra queste anche il Mediterraneo, considerato il piu’ a rischio per la perdita di biodiversita’.
La minaccia deriva da una concentrazione di diversi fattori. “Innanzitutto pesa la pesca eccessiva – spiega Danovaro – e poi la contaminazione, di varia natura, dalle plastiche all’inquinamento da pesticidi e altri composti tossici”.
Sostanze chimiche, come il mercurio, sono presenti in quantita’ superiori rispetto agli altri mari del Pianeta. “Si tratta di un pericolo per organismi che vivono nelle acque profonde -aggiunge lo studioso – come il “pescecane portoghese”, una specie di squalo che abita nel Mediterraneo fra gli 800 e i 3.500 metri e quindi non subisce facilmente contaminazioni dalla superficie”.
Eppure nemmeno questo animale e’ scampato alle sostanze chimiche. “Questa specie esiste anche in Giappone, nell’Atlantico – spiega Danovaro – e quindi e’ stato possibile fare un confronto nelle analisi di questi animali: la contaminazione nel Mediterraneo non ha eguali nel mondo”. Altro fattore di grande preoccupazione per gli scienziati sono i cambiamenti climatici.
“Il Mediterraneo e’ la regione, insieme all’Artico – continua l’esperto – dove il riscaldamento dell’acqua non ha precedentiper la sua rapidita’. Dal ’90 ad oggi, il tasso di riscaldamento e’ raddoppiato”. Un’impennata della velocita’ che ha riguardato anche le acque profonde. Non e’ importante solo per le specie
che vi abitano, ma per lo scambio termico a livello di bacino”,che influenza tutte le dinamiche del clima della regione del Mediterraneo. Fra le immondizie ritrovate nei fondali fra i 194 metri e i 4.614 metri di profondita’, nell’area fra il Golfo di Taranto, Siria e Cipro, i frammenti di vernici sono stati i piu’
comuni (44%), seguiti dalle plastiche (36%). “Il problema delle vernici lo affronteremo per lungo tempo –
spiega Danovaro – visto che fino ad oggi hanno contenuto il TBT, lo “stagno tributile”, ora vietato in Italia. Questa sostanza causa il cambio del sesso di organismi come le lumache di mare,
dove le femmine perdono la loro fertilita’. Pensavamo fosse un problema limitato alle aree portuali – conclude lo scienziato – ma potrebbe essere un problema anche per gli abissi”.
Banco di Santa Croce, il mare vive a dispetto dell’inquinamento
In Costiera Sorrentina, alla foce del Fiume Sarno, il più inquinato d’Europa
Uno straordinario paradiso sommerso, che ospita un concentrato di pesci, il famoso corallo rosso del Mediterraneo, spugne e gorgonie, a pochi chilometri dalla foce di un fiume che soffre per la presenza di veleni sversati da concerie e insediamenti industriali. Questo miracolo della natura si chiama Banco di Santa Croce e si trova alle porte della famosa costiera sorrentina.
“Si tratta di una miniera di biodiversita’ – spiega Valerio Zupo, ricercatore della Stazione zoologica “Anton Dohrn” di Napoli – stranamente collocata vicino ad una delle aree piu’ inquinate d’Europa, la foce del fiume Sarno in Campania, ricca di nutrienti organici ma anche di fanghi tossici, nonostante i tentativi di ripristino dell’equilibrio ecologico”. Come avviene il “miracolo”? “Grazie ad una particolarissima combinazione di correnti, – afferma l’esperto – la maggior parte degli inquinanti precipita alla foce, mentre quella che
galleggia viene spinta al largo. A rimanere sono i nutrienti organici, che innescano la rete trofica locale e danno nutrimento a forme di vita: fra pesci e piante, abbiamo classificato poco meno di duemila specie”. La sua “fortuna” e’ che non e’ visibile dall’esterno, anche se i pescatori locali la conoscono bene.
“In dialetto – precisa Zupo – il Banco veniva chiamato “caurarusso”, che significa “calderone”, una specie di grosso pentolone: all’esterno infatti e’ costituito da una serie di guglie rocciose, disposte in circolo, con al centro una depressione di oltre 40 metri, mentre la guglia piu’ alta e’ a 11 metri di profondita’: per questo non si vede dall’esterno”.
Dalla sfolgorante gorgonia rossa, la “Paramunicea Clavata, fino al “Corallium Rubrum”, il corallo rosso gia’ raro nell’intero Mediterraneo, fino al falso corallo nero, “Gerardia Savaglia”, sono queste alcune delle forme di vita che popolano questo specchio d’acqua. “Il Banco di Santa Croce – precisa Zupo – e’ ancora ricco di ‘filtratori’, cioe’ microrganismi che filtrano l’acqua, come le gorgonie, soprattutto di specie ‘Eunicella’, di
vari colori: se ne trovano di rosse, bianche e gialle, a varie profondita’. Poi si trovano spugne ‘incrostanti’, generalmente di colore marrone e che prendono la forma della roccia”. Qui abitano anche pesci e crostacei. “Non mancano gamberoni, aragoste e polpi, – spiega l’esperto – ma anche pesci, come cernie, scorfani, saraghi, tagri e tordi verdi. Le cernie raggiungono dimensioni notevoli, anche di decine di kg: di fatto dal Banco arriva il pesce che viene catturato nelle zone circostanti. Secondo una simulazione al computer di qualche anno fa, la produzione e’ simile a quella di un impianto di acquacoltura molto efficiente”.
Su proposta dell’associazione Marevivo, l’area e’ gia’ da tempo zona di tutela biologica e quindi e’ vietata, nel raggio di 300 metri, qualsiasi attivita’ di pesca, sia professionale sia sportiva. Con la cessione del demanio marittimo alle Provincie e quindi ai comuni interessati, “Marevivo – spiega Rosalba Giugni, presidente dell’associazione – in collaborazione con il comune di Vico Equense, vuole istituire un’oasi per tutelare e monitorare l’area del Banco di Santa Croce. L’idea e’ quella di effettuare tutte le operazioni di tutela e monitoraggio con la divisione sub dell’associazione, in collaborazione con la Protezione Civile e i gruppi di volontari locali, ma anche tramite l’uso di telecamere webcam, per controllare infrazioni ai divieti”. Secondo Zupo infatti “una maggiore azione di controllo sarebbe utile per preservare quello che c’e’ ancora”. Purtroppo la zona subisce anche qualche danno causato dall’aumento delle temperature del Mediterraneo, “con una moria di microrganismi e l’arrivo di mucillagini. Ma una vera e propria calamita’ naturale e’ la malattia delle gorgonie del Tirreno: i polpi cominciano a morire e rimane solo lo scheletro”.
Tonno rosso, l’Europa può chiudere la pesca
L’Unione europea potrebbe decidere la chiusura anticipata della stagione di pesca al tonno rosso, sempre più prelibato, sempre più ricercato, sempre più raro, minacciato com’è da una caccia spietata e intensiva.
Il Commissario europeo alla PescaLa commissaria europea alla, Maria Damanaki, riceverà dalla Commissione
europea l’abilitazione per decidere – in caso di necessità – il blocco anticipato della pesca al tonno rosso da parte delle grandi tonniere. Si tratta di una misura preventiva normale – hanno detto fonti della Commissione europea – in quanto oggi nulla permette di ipotizzare la chiusura anticipata della pesca al tonno rosso per rispettare le quote europee decise nell’ambito della Commissione internazionale per la pesca dei
tonnidi (Iccat). Una misura che non potrà interessare l’Italia, la quale applica di propria iniziativa una moratoria per la prossima campagna di pesca al tonno rosso, che nell’Unione si apre
il 15 maggio per chiudersi il 15 giugno 2010.
Nonostante la misura preventiva, Bruxelles non si attende di dover intervenire: “Non ci attendiamo di dover chiudere la pesca, lo scorso anno sono stati gli stessi Stati membri a farlo”. Tuttavia, come previsto dalla normativa europea i servizi della Direzione Mare si apprestano a monitorare in modo continuo l’attività di tutti i pescherecci per poter intervenire – in caso di superamento della quota di pesca nazionale – se lo Stato membro interessato non dovesse farlo. Al riguardo, Bruxelles tiene a ricordare l’importanza della campagna comunitaria di sorveglianza sulle grandi imbarcazioni europee che pescano il tonno rosso. Campagna che
riunisce, oltre all’impegno alla Commissione europea e dell’Agenzia europea di controllo della pesca a Vigo, anche gli interventi degli Stati membri.
Nerone Caput Mundi
Nel mondiale Farr 40 lo scafo di Massimo Mezzaroma si accende nell’ultima giornata di regate e conquista il titolo.
L’evento Rolex approdato quest’anno nell’isola di Santo Domingo a Casa de Campo ha messo in evidenza un alto tasso tecnico e come sempre Nerone è tra i primi della classe. Dopo aver mancato lo scorso anno per un soffio il titolo a Porto Cervo, lo squadrone capitanato da Massimo Mezzaroma e Vasco Vascotto ha messo in acqua la grinta di sempre, un grande agonismo e potenzialità.
All’ultima giornata Nerone si trovava a 2 punti dal vertice della classifica, comandata da Transfusion (vera e propria sorpresa del campionato).
La regata parte con condizioni di vento intorno a 10/12 nodi di intensità da nord est, che si traduce in vento instabile di direzione.
E’ una vera bagarre, Barking Mad vuole dimostrare ancora di essere il numero uno, Nerone deve tirar fuori “gli attributi” per battagliare fino in fondo. Flash Gordon, dal fondo della classifica, pesca il jolly e vince l’ottava manche di questo mondiale. Seconda piazza per Barking Mad, terzo Transfusion, quarto Nerone: Cardiopalma.
Il vento continua a “Shiftare”, doppio lavoro per i tattici, Reggio da il via della nona prova. Nerone al centro dell’allineamento, Barking Mad e Transfusion in barca comitato. Il vento oscilla tra i 12 e i 14 nodi d’intensità, entrare nel salto giusto vuol dire molto.
Al primo giro di boa, due posizioni di vantaggio per Nerone su Transfusion, per i deboli di cuore è meglio non guardare i “Twits” dal camo di regata. La poppa vede un Nerone grintoso come non Mai, Vascotto esalta i suoi e compie il miracolo, a metà prova, primo Nerone, quarto Transfusion, si salvi chi può!! Cardiopalma, Nerone vince davanti a Estate Master e Barking Mad, Transfusion è quinto, il titolo è portata di mano.
Un gran mondiale, malgrado un giorno senza regate le prove sono alla fine dieci. Si parte per l’ultima, Vascotto fiuta il vento come pochi sanno fare, sente che è il suo momento. Barking Mad prende la testa della regata, Nerone è davanti e Transfusion, un duello di strambate, Vascotto è “in fase” con il vento, entra in ogni salto, Signorini porta al massimo della velocità la barca, coadiuvato da tutto al team. E’ un mondiale che non può più sfuggire, la “Gold Flag” è una vera liberazioni, tutti si inchinano a ITA1972.
Il mondiale Farr 40 parla italiano, la voce di Massimo Mezzaroma, armatore di Nerone si sente, eccome. E’ il trionfo di un team che negli ultimi anni ha collezionato 2 mondiali, due europei e tanto spirito di gruppo. Le prime parole di tutti sono per Antonio Sodo Migliori che “infortunato” a casa ha gioito al successo, anche per Simon, investito da un’auto il giorno prima di partire per i Caraibi. Un successo voluto con il cuore, arrivato con la testa e la convinzione di essere vincenti. Per Vasco Vascotto questo è il titolo mondiale numero 18, ma è difficile pensare che lui non pensi già alla prossima regata da vincere.
“Questi ragazzi sono stati fenomenali – sono le parole di Massimo Mezzaroma armatore di Nerone – hanno dato il cuore e ci hanno messo la testa, sapendo di avere tutte le carte in regola, avevamo già vinto un titolo iridato, ma questo ha un sapore forte, è un gruppo incredibile”
“Sono soddisfatto come non mai – si esprime felice Vasco Vascotto, tattico di Nerone – abbiamo regatato bene, mi sono sempre sentito in fase con il vento, questo è il mio modo di regatare, di leggere il vento, le situazioni difficili e tutti quei momenti che ci hanno fatto andare più veloci degli altri. Dedico questa vittoria ad Antonio Sodo Migliori, purtroppo quello sfortunato incidente non gli ha permesso di essere qui con noi a festeggiare, ma come promesso, brinderemo insieme.”
“E’ un gruppo fantastico ed è stata una settimana dove sentivo che avremmo vinto – sono le parole di Massimo Bortoletto, team manager e mainsail trimmer di Nerone – quando il primo giorno eravamo convinti di esser partiti in anticipo e abbiamo dovuto rincorrere, quando nei momenti difficili siamo sempre riusciti a riprenderci, allora ho creduto in questo gruppo.”
“FAR(R)ONI” DEL MONDO
Armatore / Drizzista: Massimo Mezzaroma
Timoniere: Alberto Signorini
Team Manager / Randista : Massimo Bortoletto
Tattico: Vasco Vascotto
Tailer: Victor Marino
Tailer: Cesare Bozzetti
Grinder: marco Carpinello
Jolly: Giulio Scarselli
Albero: Pablo Torrado
Prua: Paolo Bottari
Antonio Sodo Migliori
Simon Cardinale
Sarah J. Okane
CLASSIFICA:
1 NERONE MASSIMO MEZZAROMA ITA 1972 2 5 5 2 1 1 7 4 1 2 30
2 TRANSFUSION GUIDO BELGIORNO-NETTISAUS 6422 1 1 3 3 2 6 5 3 5 3 32
3 BARKING MAD JIM RICHARDSON USA 50955 4 3 1 10 3 3 8 2 3 1 38
Tonno rosso non avrai il mio scalpo
Controlli piu’ rigidi per la pesca al tonno rosso: e’ quanto chiedono i deputati europei della commissione pesca che hanno votato un progetto di regolamento europeo che traspone nel diritto comunitario le regole adottate a livello internazionale dall’Iccat.
Le nuove regole indicano l’obbligo di documentare ogni tappa della pesca al tonno rosso dalla cattura fino al trasporto e alla commercializzazione ed esportazione. Le misure, in particolare, prevedono il divieto di trasferimento da un battello all’altro in mare per garantire l’origine, regole restrittive quanto al periodo di pesca e la possibilita’ della massima rintracciabilita’.
Durante la conferenza di Cites sulle specie in via d’estinzione che si e’ svolta a Doha, ricordano gli eurodeputati, la proposta dell’Unione europea di proibire il
commercio internazionale del tonno rosso non ha ottenuto la maggioranza dei consensi. Nonostante il fallimento al tavolo internazionale, i deputati sperano ora che disposizioni più severe di controllo consentano comunque di rafforzare la sorveglianza degli stock del tonno rosso nelle acque europee.
“La scelta di Cites di dire no ad un divieto immediato al tonno rosso incita l’Unione ad assumere la responsabilita’ di accertarsi che gli stock nei nostri mari siano conservati e preservati in conformita’ con le raccomandazioni Iccat”, hanno sottolineato, in una dichiarazione congiunta, il vicepresidente della commissione Guido Milana e il relatore sull’argomento dei Socialisti e democratici Antolin Sanchez Presedo.
Il voto nella plenaria del parlamento europeo e’ previsto a giugno, ma il regolamento potra’ essere applicato solo dopo l’approvazione anche da parte del Consiglio europeo.
Pesce, finchè ce n’è
Un’equipe di 12 studiosi ha analizzato i dati degli ultimi 50 anni, relativi ad alcune note zone di pesca e, quindi, la vita di alcune specie di pesci, ripercorrendo la loro storia a ritroso anche di mille anni. Il risultato è che venendo a mancare per estinzione anche un solo elemento della catena alimentare, l’intera specie marina è destinata alla scomparsa. Il problema non risiede solo nei mutamenti climatici e nel generale riscaldamento dei mari, ma nelle attività di pesca, divenute estremamente sofisticate per meglio rispondere alle esigenze dei consumatori. Un circolo vizioso che sembra non avere soluzioni, se non quella finale prospettata per il 2050.
Paese dei Cedri, è il mare vostrum
I pescatori libanesi tornano in mare, grazie alla revoca dell’embargo navale imposto il 13 luglio scorso da Israele. Il video in esclusiva.
Un’economia ridotta allo stremo, un habitat naturale devastato da almeno 15 mila tonnellate di olio combustibile riversate in mare a causa del bombardamento di una centrale eletrica. L’industria ittica libanese e il suo mare fanno i conti con i danni del lungo e sanguinoso conflitto che ha opposto Israele alle milizie sciite Hezbollah del Libano meridionale.