Grand’Italia 6,50

Cielo soleggiato e vento regolare di 7 nodi a Genova per la partenza della quinta edizione del Gran Premio d’Italia Mini 6.50, organizzato dallo Yacht Club Italiano e riservato alla classe Mini 6.50, le barche di 6 metri e 50 su cui hanno mosso i primi passi alcuni dei più grandi velisti del mondo.
 
Pochi minuti dopo le dodici, i 28 partecipanti hanno tagliato la linea di partenza posata al largo di Sturla per affrontarsi in una regata di 540 miglia che li terrà impegnati cinque giorni almeno.
Il percorso da compiere è Genova – Isola della Capraia – La Caletta (Sardegna) – Isola di Giannutri – Genova.
 
Alla prima boa di disimpegno, la flotta è guidata da Andrea Caracci e Joerg Riechers a bordo di Marina di Loano, seguiti da Giacomo Sabbatini e Riccardo Apolloni su ScusamiLeSpalle e dai francesi Chavarria e Dreux su Beziers Med.
La flotta ha issato gli spi e ora procede a una velocità di 4 nodi circa.
Durante il Gran Premio i “ministi” dovranno cavarsela con le loro forze: non è consentito alcun collegamento radio (se non con la barca comitato che rilascia informazioni e aggiornamenti meteo), i telefonini non possono essere utilizzati tranne che in condizioni di emergenza, nessun collegamento Internet è consentito.
A bordo di ogni imbarcazione è stata installata una “balise”, cioè un sistema satellitare che permette di localizzare e seguire in tempo reale ciascun concorrente: l’andamento della regata potrà quindi essere seguito cliccando su www.yci.it o www.gpi-mini650.com.
 
Le previsioni meteo
Alle nove di questa mattina la Scuola di Mare Beppe Croce ha ospitato un briefing durante il quale sono stati esaminati il percorso di regata, le misure di sicurezza da adottare e la situazione meteo. La depressione che si sta spostando verso il Mar Ionio favorirà l’arrivo di un’alta pressione che causerà un calo progressivo del vento nel Golfo di Genova. I partecipanti, da oggi a domani notte, potranno trovare condizioni di vento mediamente sostenuto (tra i 4 e i 6 nodi) nell’area compresa tra Gorgona, Capraia e Capo Corso. Il vento andrà poi indebolendosi lunedì.
 
 
Il Mini 6.50: una barca per veri marinai
8 ottobre 1977: ventiquattro barche a vela di 6,50 metri di lunghezza lasciano Penzance in Inghilterra e con un solo uomo a bordo fanno rotta verso Antigua via Ténérife alle Canarie. Nasce quel giorno la Minitransat, una regata oceanica per piccole imbarcazioni dalle grandi ambizioni.
Per oltre quindici anni i «mini» parlano quasi esclusivamente francese ma la volontà e il coraggio di pochi marinai italiani tra i quali Andrea Romanelli, Ernesto Moresino e Ettore Dottori fa nascere e diffondere anche in Italia l’interesse per questo modo di vivere l’oceano.
Nel marzo 1994 viene costituita la Classe Mini 6.50 Italia: da allora la «minimania» si diffonde inarrestabile. La Classe, gli skipper, i progettisti E l’intero mondo Minitransat italiano crescono e guadagnano riconoscimenti stima e fiducia.

Soldini, il frappé al cioccolato 2

Giovanni Soldini e Pietro D’Ali’ a bordo di Telecom Italia guadagnano la terza posizione e
accorciano le distanze dalle prime due barche in gara nella nona giornata della Solidaire du Chocolat, la prima transoceanica dalla Francia al Messico riservata ai Class 40.

Passate le Azzorre Telecom Italia, la barca piu’ a nord ovest della flotta, si trova a 28 miglia dal primo (erano 70 fino a ieri), Initiatives-Novedia (De Lamotte-Hardy), e a sole 6 miglia dal secondo, Cargill-MTTM (Seguin-Tripon), che hanno seguito una rotta a sud delle Azzorre. Il duo italiano naviga in una nuova depressione (la quinta dalla partenza della regata, avvenuta a Saint Nazaire il 18 ottobre) con venti da sud-ovest sui 30-35 nodi e raffiche a 50-55 nodi.

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Si fa presto a dire mare

Proprio in questi giorni, mentre gli italiani si apprestano ad affollare le spiagge per le sospirate vacanze, i mari della penisola sono percorsi in lungo ed in largo dalle barche di Goletta Verde, l’iniziativa di Legambiente che controlla la qualità delle acque.
Quelli italiani sono i controlli più capillari d’ Europa ed i mari del Bel Paese sono in genere balneabili.
Ma con molte eccezioni, soprattutto in regioni come Campania e Lazio, dove diversi tratti sono oramai proibiti alla balneazione da alcuni anni. Per esempio il litorale romano a Fiumicino e, quindi, la provincia di Caserta. Si tratta di autentiche maglie nere.
Enzo Cappucci ha intervistato il vicepresidente di Legambiente, promotore di Goletta verde, Sebastiano Vérneri.

Ambiente, persino le boe sono intelligenti

Approdano anche ad Orosei le boe intelligenti, che riconoscono la barca-cliente. Si amplia così il MarPark della Sardegna, dove grazie alle boe le ancore delle barche non rovinano i fondali.

Le boe intelligenti’, sono sbarcate anche nel mare di
Orosei (Nuoro), andandosi ad aggiungere a quelle gia’ posate a Cala di Volpe e Porto Cervo (Olbia Tempio) e
a quelle dell’area marina protetta di Capo Carbonara, punta estrema a sud est della Sardegna.

MarPark e’ un sistema telematico di ormeggio eco-compatibile per imbarcazioni da diporto ma soprattutto un sistema per la protezione
dell’ambiente
e la fruizione turistica sostenibile. Con le ‘boe intelligenti’ si possono prenotare ormeggi su gavitelli in specchi d’acqua protetti e godere dei luoghi di vacanza nella certezza di non recare danni all’ecosistema. I gavitelli elettronici di
MarPark riconoscono automaticamente chi ha prenotato l’ormeggio e consentono l’attivazione di alcuni servizi extra se richiesti. Altrimenti l’ospite viene
lasciato tranquillo al suo posto. Tramite il SeaPass’, un piccolo anello galleggiante dotato di microchip consegnato agli utenti MarPark dal personale dei centri operativi locali delle aree marine, si consente all’utente di essere identificato
dal gavitello telematico, dotato di una elettronica in grado di riconoscere il codice identificativo che, nella memoria del web server, fa riferimento
all’utente e al tipo di servizio richiesto. Grazie al SeaPass, che e’ appunto collegato al server, l’utente puo’ sapere in tempo reale, connettendosi al
sito on line MarPark, quali boe sono disponibili nelle diverse aree marine ed eventualmente prenotare la propria direttamente dal proprio pc. Per quanto
riguarda MarPark a Orosei, per quest’anno e’ prevista l’operativita’ della fase sperimentale del progetto regionale, ossia, l’installazione di 8
gavitelli per barche comprese tra i 10 ed i 50 m nello specchio d’acqua antistante la Marina di Orosei e, a breve, l’installazione di 8 gavitelli, sempre per
barche tra 10 e 50 metri, nella localita’ Cala Ginepro.

Uka Uka, che mondiale!

Lo scafo timonato dal talento triestino Lorenzo Bressani ha dominato sin dall’inizio un Mondiale lungo e combattutissimo, vinto infine davanti ad altre due barche italiane.

Regate avvincenti e spettacolari nelle acque della Costa Smeralda, dove 114 gli scafi, in rappresentanza di 16 Paesi, si sono dati battaglia per una settimana davanti a Porto Cervo. Il team di Uka Uka Racing guidato dal timoniere Lorenzo Bressani ha vinto davanti a Pilot Italia di Alberto Bolzan e ad Alina Helly Hansen con Luca Valerio al timone.

Adesso a Porro Cervo vanno in scena i Farr 40, per la seconda tappa del circuito europeo in programma dal 12 al 14 giugno. “E stata una regata molto lunga, 12 prove sono tante – ha commentato Bressani – e’ stato un super-campionato con tante nazioni, comprese molte squadre americane di grande livello. Devo dire però che gli italiani sono stati bravissimi, quelli buoni c’erano tutti, tanti campioni delle classi olimpiche”.

I due gironi Gold e Silver nei quali sono stati suddivisi i team partecipanti hanno anche oggi disputato tre regate ciascuno in campi attigui e simultanei sui quali il maestrale ha soffiato a una media di 12 nodi. Il Gold Circle, che ha annoverato gli equipaggi che hanno ottenuto miglior punteggio nelle qualificazioni, ha concluso la prima prova con l’elvetico Blu Moon in testa timonato da Flavio Favini che ha preceduto Nicolò Bianchi timoniere di Saetta e Uka Uka Racing.

Seconda prova conclusa in prima posizione dagli inglesi di A-Team Westaway con Alina Hally Hansen seconda e Saetta terza. L’ultima delle regate in programma ha visto primo al traguardo Saetta seguito rispettivamente da Uka Uka Racing e da Nicola Celon su Marchingenio.

Il Silver Circle nella prima prova di giornata ha premiato lo scafo ucraino Barmaley con Vasyl Gureyen al timone; nella seconda il team 585 e nella terza ed ultima regata i tedeschi di No woman no cry.

www.melges24.it/

Blu, blu, la vela è blu

La nuova edizione della rassegna si terrà Dal 28 Febbraio al 3 Marzo negli spazi espositivi della Fiera di Roma, lungo l’autostrada per Fiumicino. Dalla Nautica alla subacquea, ce n’è per tutti i gusti. Ma
una menzione di merito spetta alla vela, con numerose manifestazioni e tanti ospiti eccellenti e, soprattutto, una mega piscina per veleggiare

In barca a vela, spinti dal vento, scivolando sull’acqua. Né al mare né al lago, ma all’interno di uno dei grandi padiglioni espositivi hi-tech della
nuova Fiera di Roma sulla Roma-Fiumicino: è quanto sarà possibile provare, per molti giovanissimi
visitatori al BIG BLU, il salone della nautica che aprirà i battenti a Roma giovedi 28 febbraio per concludersi lunedi 3 marzo. Questo vero e proprio
battesimo della vela si potrà svolgere nella Fiera grazie all’impegno della FIV (Federazione Italiana Vela) e di UCINA (la Confindustria della nautica), e
con la collaborazione di Expo Blu (organizzatrice del salone nautico della capitale) e della stessa Fiera Roma.

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Europa, vela senza barriere

Presentato oggi al Parlamento Europeo il Manifesto Europeo della Vela Solidale, un importante passo avanti per il riconoscimento di questa disciplina quale elemento di educazione, recupero, coinvolgimento e reinserimento nel sociale, di tutti coloro che vivono nelle diverse abilità.

Mauro Pandimiglio Presidente di Handy Cup è stato ricevuto al Parlamento Europeo grazie all’iniziativa dell’On. Giovanni Berlinguer , insieme ad altre
associazioni analoghe, che operano in Europa, per la presentazione del Manifesto Europeo della Vela Solidale. L’On. Berliguer , avendo constatato gli effetti positivi dell’attività velica quale strumento di intervento nelle varie aree del disagio, sociale, fisico, mentale, ha portato la sua testimonianza “ Le vostre esperienze mostrano un modo innovativo di superare le difficoltà del disagio. Sono qui per ascoltarle ed esserne portavoce presso il Parlamento Europeo” . Per il Ministro Giovanna Melandri che aderisce al Manifesto ” la navigazione a vela rappresenta uno strumento straordinario di formazione, integrazione ed inclusione sociale”.

“ Il Manifesto è lo strumento più efficace per portare alla luce di Istituzioni e politici il tema dell’integrazione sociale in tutte le sue forme” ha affermato Olga D’Antona. Serena Battimelli, Presidente del tribunale per i minorenni di Napoli ha portato una interessante testimonianza : “ I nostri ragazzi hanno vissuto in barca un’esperienza forte: il senso di libertà, di cui sono privati perchè in
detenzione e il senso del dovere dato in questo caso dalle regole di bordo. I minori che hanno partecipato al progetto hanno riassunto la loro esperienza in una frase :la vita è bella e non si deve buttare” .

Illuminante l’affermazione di Katharina Lent, ragazza tedesca disabile “ Problemi di movimento e di lingua dopo pochi giorni diventano irrilevanti. Contano solo
la natura e il gruppo “.

Mauro Pandimiglio che dal 2000 si occupa di sociale, in particolare dell’utilizzo della vela in questo ambito presiede e coordina i percorsi educativi e riabilitativi di Handy Cup ha reso noti alcuni numeri relativi a questa attività : “7 edizioni della regata hanno coivolto 50 associazioni di volontariato, 100 barche,1000 partecipanti e 150.000 cittadini”. Per Pandimiglio “la condivisione di alcune mète importanti come l’inclusione sociale, l’aspettativa per una migliore qualità della vita e certe rotte complesse e difficili dei percorsi rieducativi e riabilitativi, ci
hanno fatto ritrovare con un principio comune: siamo tutti sulla stessa barca”.

All’iniziativa erano inoltre presenti le parlamentari europee Lilly Gruber, Pia Locatelli della commissione affari sociali, la greca Tzampazi e l’onorevole
irlandese De Brun.

Genova per voi

Dal 6 al 14 ottobre l’irrinunciabile appuntamento per gli appassionati del settore.
Un Salone ricco di novità, che guarda ai grandi portafogli dei super milionari, ma che non dimentica la nautica popolare. E che deve fare necessariamente varare un’autentica politica turistico-portuale, facendo i conti con il rispetto dell’ambiente.

Dal 6 al 14 ottobre l’irrinunciabile appuntamento per gli appassionati del settore.
Un Salone ricco di novità, che guarda ai grandi portafogli dei super milionari, ma che non dimentica la nautica popolare. E che deve fare necessariamente varare un’autentica politica turistico-portuale, facendo i conti con il rispetto dell’ambiente.

di Enzo Cappucci
Mille e 500 espositori, il 37 per cento dei quali di provenienza estera, 2 mila e 300 barche esposte, delle quali 530 in acqua, 90 navi da diporto (uguali o superiori ai 24 metri), 43 superyachts (superiori ai 30 mt), 213 imbarcazioni a vela, 152 delle quali esposte in acqua, e 28 mila metri quadri di accessori: un esercito di professionisti capace di soddisfare anche il più pignolo dei diportisti, il più maniaco dei pignoli. Non ultimo, 100 mila metri quadri di specchio acqueo, 27 banchine espositive, per una lunghezza di 3 chilometri.
Queste in sintesi le cifre del 47 esimo Salone Nautico di Genova, la Fiera che richiama appassionati da tutto il mondo, molti dei quali pronti a staccare assegni da capogiro per prenotare e comperare l’oggetto dei desideri, esposto in anteprima.

Sono moltissime, infatti, le novità esposte a questo Salone, che è forse la principale Fiera al mondo, se non altro perché è presente al gran completo la produzione italiana, qualitativamente la più raffinata, la più imitata, la più richiesta. Non per nulla il salone è infatti l’emanazione dell’Ucina, l’Associazione dell’Industria Nautica da diporto italiana, che vanta fatturati da record e tassi di crescita che sono stati spesso a due cifre. Per il 2006 il valore della produzione italiana delle unità da diporto è cresciuto del 15%, attestandosi intorno ai 3 miliardi e mezzo di euro, mentre il valore complessivo, inclusi gli accessori ed i motori supera di gran lunga i 5 miliardi di euro.

Guarda il video dell’inchiesta sui porti in Italia:
“Il Bel Paese fuori rotta”

 

Gran parte di questo fatturato è realizzato con l’esportazione, che raggiunge il 50% della produzione nazionale, il 48% della quale destinata ai mercati europei. Soltanto per i superyacht, barche superiori ai 30 metri di lunghezza, autentici concentrati di tecnologia ed eleganza, oggetti per pochi (o molti?) super ricchi, le ordinazioni sono passate dalle 688 del 2006, alle 777 del 2007, con una fetta di mercato pari al 45% del totale, il che conferma la supremazia del prodotto italiano sui mercati internazionali, in particolare di quelli relativi alle “barche” intorno ai 34 metri di lunghezza.

Tra i primi 10 costruttori di superyachts al mondo, 5 sono italiani.
Ce n’è insomma di che soddisfare i palati più esigenti. Ma a Genova non manca fortunatamente la nautica minore, quella più a portata di mano, fatta di medie e piccole imbarcazioni carrellabili, che fanno la gioia di molti utenti e la fortuna di un’altra ampia fetta del mercato. Esposte sui piazzali, in acqua e perfino nei sottoscala, sono forse queste le attrattive più ammirate, sogni di più semplice portata che non i grandi yachts, che rappresentano un territorio davvero esclusivo.

Anche se è vero che pure in questo settore i prezzi sono schizzati verso l’alto, al punto da esser oramai fuori portata per i molti. Ormeggi a prezzi impossibili, senza ogni pudore e neppure lontanamente paragonabili ai prezzi praticati all’estero, gestione clientelare dei posti barca con vendita degli spazi d’acqua quasi all’incanto, interventi meccanici e di cantieristica da signori del bisturi piuttosto che da operai specializzati. Tutto questo in un Paese che dovrebbe avere vocazione marinara, ma che al contrario stenta a far decollare una vera politica di sviluppo nautico e turistico, non solo portuale , ma di semplici accessi al mare, di scivoli proprio per la nautica minore. Chiamati a coniugare sviluppo e rispetto dell’ambiente, gli organizzatori del Salone e le Autorità politiche che come ogni anno taglieranno il nastro inaugurale del Salone, non potranno fare a meno di affrontare questo delicato aspetto della questione, che rischia di far rallentare ogni possibile crescita dell’industria nautica nazionale.

www.salonenautico-online.it

Repubblica Marinara, la nuova sfida italiana all’America’s Cup in nome dell’ambiente

 Repubblica Marinara, la Sfida popolare italiana all’America’s Cup”. L’annuncio arriva a sorpresa nell’ultimo giorno di regate della Louis Vuitton Cup di Valencia, in Spagna, che segna l’uscita di scena di
Luna Rossa, sconfitta da New Zealand con un secco 5 a 0. Le agenzie di stampa battono i titoli: “Lanciata nuova sfida italiana: Repubblica Marinara”, (APCom);
” Una sottoscrizione per una nuova sfida italiana”,(ADNKronos); “Nuova sfida italiana parte da Valencia”, (Ansa).

L’annuncio crea un certo stupore nell’ambiente e soprattutto molta curiosità perchè giunge inaspettato attraverso un sito internet (www.repubblicamarinara.it) che si propone nientemeno che di mettere insieme gli appassionati italiani, chiedendo loro una sottoscrizione; mentre il quotidiano La Repubblica (venerdì 8 giugno) aggiunge nelle pagine sportive che il team manager della sfida potrebbe essere addirittura Francesco De Angelis, lo skipper di Luna Rossa.
Ce n’è abbastanza per far saltare sulla sedia più di un addetto ai lavori.

Eppure nessuno sa chi c’è dietro questa sfida, di quali capitali disponga, come vuole agire e come eventualmente intenderebbe gestire il denaro che chiede in affidamento agli italiani. Sul sito internet della sedicente Repubblica Marinara si legge di un programma che è in fondo condivisibile, il quale non ha esclusivamente la vela in primo piano, ma si propone obiettivi anche più ambiziosi, come l’ambiente e la sua protezione, la ricerca di uno sviluppo compatibile con il nostro ecosistema non più sfruttabile all’infinito. Gli ideatori di questa “Sfida popolare”, che si fonda sul contributo anche di un 1 solo euro, intendono insomma usare la Coppa America come palcoscenico per la questione ambientale, riuscendo magari a portare davvero il Trofeo in Italia, per sensibilizzare i connazionali alla difesa del loro Belpaese e dell’universo intero. Vasto programma.

Eppure proprio in Italia a qualcuno non è sfuggita la portata della questione: “Un’ottima idea
per promuovere nel mondo le doti migliori del nostro Paese, quel mix tra natura, cultura, talenti e capacità di innovare che fa grande l’Italia nel mondo”, scrive il deputato dell’Ulivo Ermete Realacci, ambientalista della prima ora, eletto peraltro nel collegio della “Repubblica Marinara” di Pisa, tra i primi firmatari della “Sfida”. Ma, insomma, chi c’è dietro questa iniziativa che già fa gola alla politica? Sul solito sito (www.repubblicamarinara.it) si legge di un giornalista e di un fisico dell’atmosfera, nucleo primordiale del comitato promotore: abbiamo parlato proprio con quest’ultimo, il fisico, che risponde al nome di Carlo Buontempo e che lavora in Gran Bretagna, presso l’ufficio metereologico nazionale, l’UK Meteo Office. Un emigrante di talento, insomma. Lo abbiamo intervistato.

 

Dr. Buontempo, ma davvero crede che gli italiani siano disposti a sposare la sua idea? In questo paese ci sono gli steccati ideologici, le contrapposizioni… Coppi e Bartali… Mica è facile mettere d’accordo gli italiani.

“Io credo che il futuro debba essere preoccupazione di tutti, senza distinzioni di sorta. E’ vero che qui parliamo in fondo di una Sfida di vela, di Coppa America, ma sotto sotto intendiano lanciare una sfida ben più importante che è quella del clima, di un mutamento che è oramai sotto gli occhi di tutti, non solo degli scienziati o dei “fanatici” ambientalisti. E che non puo’ più essere sottovalutato”.
Lei ha ulteriori elementi di prova sui mutamenti climatici?
“Non occorre essere degli scienziati per rendersi conto di quanto sta accadendo: basta leggersi per esempio l’ultimo assestement report del IPCC, il Comitato Internazionale per i Cambiamenti Climatici (www.ipcc.ch) per rendersene conto. Il clima del nostro pianeta cambia e noi ne siamo largamente responsabili. Una sintesi la può trovare anche a quest’altro indirizzo internet: Metoffice.gov.uk.
Ma vuole un dato su tutti? Sei dei sette anni piu’ caldi in assoluto, in termini di temperatura media superficiale del pianeta (http://data.giss.nasa.gov/gistemp/2005/), compreso il 2006, sono stati registrati dal 2001. Mentre i dieci anni più caldi della storia si contano tutti a partire dal 1995… (Per dati piu’ aggiornati il lettore puo’ visitare (http://www.ncdc.noaa.gov/oa/climate/research/2007/apr/global.html).
Se poi, invece, vogliamo restare al tema della Coppa America, guardi allora come sono iniziate le regate a Valencia: giorni e giorni di bonaccia totale, completa assenza di vento. Le sembra normale?”.

E in che modo contate di risolvere la questione?

“Risolverla non è certamente alla nostra portata: non la risolviamo delegandola ad una regata. Però contiamo di amplificare il problema, di sensibilizzare l’opinione pubblica per dirottarla, diciamo così, sulle questioni che ci riguardano da vicino, entusiasmandola però con
i risultati di Coppa America. In Italia c’è un pubblico numeroso e molto appassionato e vorremmo che tifasse per la sua “Repubblica”, per il suo habitat, per il bene del suo paese e del pianeta se me lo lascia dire”.
Ma avete un’idea sull’equipaggio, sulla barca sui finanziamenti necessari?

“Io rappresento con i miei amici solo l’embrione della questione. E’ chiaro che tutto deve ancora essere costruito. Ma questo è il momento di farlo perchè, finita questa edizione della Coppa, a Valencia, sul campo, rimangono molte illusioni perdute che potremmo raccogliere per indirizzarle sul progetto di Repubblica Marinara: sul mercato ci sono barche di primo piano da poter acquistare e uomini di grande talento, che sono tutt’ora senza “casacca”. C’è per esempio l’americano Paul Cayard, l’indimenticabile skipper del Moro di Venezia, innamorato dell’Italia e ben a conoscenza del nostro progetto, che ha molto apprezzato. E c’è poi il Sig. Coppa America in persona, il neozelandese Roussel Coutts, che dopo il divorzio da Alinghi è ancora a terra senza barca. E non credo che vi resterà a lungo. Certo, si tratta di sogni, perchè occorrono molti soldi per ingaggiare professionisti di questo livello, ma gli italiani sono capaci di tutto, ed è per questo che ci rivolgiamo a loro”.
E di italiani, a bordo?

“Sarebbe semplicemente fantastico poter attingere a piene mani dal talento tutto italiano di Francesco de Angelis, per esempio, qualora Luna Rossa abbandonasse la scena, per affiancargli i tanti giovani campioni italiani ancora sconosciuti o poco noti, a cominciare dal timoniere, che vorremmo fosse Gabrio Zandonà: un campione del mondo e d’Europa. Vi piacerebbe, per cominciare?”.

E con quali garanzie gli italiani dovrebbero affidarvi anche un solo euro?

Quello di una figura di garanzia è problema che ci siamo posti da subito, abbiamo contattato qualcuno e siamo in attesa di risposte. Potrebbe essere un italiano di successo, una persona nota, al di sopra delle parti, ma anche una figura più istituzionale, un uomo di riconosciuta personalità e di specchiato valore.

Chi gestirebbe il denaro?

Un istituto di credito, il più popolare possibile, magari anche le Poste.
Ed i suoi soci in questa impresa chi sono?

Due appassionati velisti come me: un amico giornalista che ha lanciato l’amo, se così possiamo dire, che ha avuto la “brillante” idea, ed un altro amico fotografo, che ha subito risposto positivamente. Per il momento preferiscono restare nell’anonimato, sconosciuti al grande pubblico, anche se l’ambiente della vela li conosce bene.
Non pensate di aver bisogno di un “testimonial”, qualcuno che vi aiuti ad uscire all’anonimato?

Altrochè! Aspettiamo proposte. Ma vorremmo qualcuno che davvero rappresenti l’idea, che so… un Peter Black italiano se fosse possibile, un uomo di mare davvero impegnato sui temi ambientali come fu per lo scomparso neozelandese, che non solo portò i kiwi a vincere la Coppa America, ma raccolse anche l’eredità di Jaques Cousteau prima di venire ucciso per rapina proprio in una delle sue prime missioni con la Calypso.

L’uomo che inventò i “calzini rossi”, il simbolo portafortuna della vincente sfida neozelandese?

Sì, l’uomo che seppe coinvolgere un’intera nazione. Se in Nuova Zelanda è accaduto che tutto un paese siè infilato i calzini rossi, pagandoli 20 dollari il paio, non vedo perchè in Italia non si possano far navigare milioni di barchette di carta, che è il simbolo della nostra sottoscrizione, della Repubblica Marinara.
E se tutto fallisse?

Pazienza. Ma resterebbe un certo amaro in bocca per aver perso un’occasione, per non aver dato vita a qualcosa che può renderci tutti protagonisti di un sogno comune, capaci di dare una spinta propositiva piuttosto che rimanere, ancora una volta, semplici tifosi dei giochi altrui.
E gli sponsor?

Ecocompatibili. Oppure capaci di mettere in cantiere progetti utili all’ambiente. Da anni si parla di alternativa al petrolio, per esempio, ma ancora si vede poco o nulla sul piano della propulsione a idrogeno. Ecco, qualcuno che volesse davvero darsi da fare in questo campo sarebbe il nostro partner ideale. E noi per lui.
Ma uno sponsor non è in contraddizione con lo spirito della sottoscrizione, dell’idea dell’azionariato popolare?

Uno o più sponsor compatibili sono in grado di coprire le spese del progetto. A quel punto i sottoscrittori avrebbero due strade a disposizione: monetizzare l’investimento, cioè riavere indietro almeno una parte del denaro sottoscritto, oppure decidere di mettere questo denaro a disposizione di un qualche organismo umanitario per progetti di pubblica utilità, magari nel terzo mondo. Ma anche, per esempio, per sostenere in Italia dei progetti di conservazione del patrimonio ambientale e culturale: penso alle oasi del WWF, per dire, oppure ai siti del Fai, oppure ancora ai molti meravigliosi angoli del nostro bel paese che non sono curati e conservati come meriterebbero.