Uno per tutti, tutti per uno

Si è svolta in un clima di grande commozione la premiazione del 1° Moby Roma Grand Prix Riva di Traiano, il circuito ideato da Paolo Venanzangeli, relativo alle regate organizzate dal Circolo Nautico Riva di Traiano.

C’erano tutti a ricordare Paolone, fondatore e Commodoro del Circolo: c’erano gli amici velisti, gli armatori e i giornalisti che hanno condiviso con lui i tanti anni di passione per la vela. C’erano Vincenzo Onorato, Mauro Pelaschier, Pasquale De Gregorio e Matteo Miceli.
E c’era a fare gli onori di casa il Presidente del Circolo Nautico, Gianni Marenco. Il vincitore del 1° Moby Roma Grand Prix Riva di Traiano risponde al nome di Marco Emili, armatore del Grand Soleil 40 “Zitta Zitta” che, avendo partecipato a tutte le prove del circuito, si è aggiudicato il Trofeo Paolo Venanzangeli, ricevuto direttamente dalle mani di Vincenzo Onorato.

Secondo si è piazzato Francesco Sette, armatore del Grand Soleil 37 “Magica II”, che ha conquistato il Trofeo intitolato alla memoria dell’Ammiraglio Mario Di Giovanni. Terzo Stefano Ferri, armatore del First 36.7 “Flock VMG”, che ha vinto il Trofeo Armando Bordoni.

Durante la serata sono state consegnate, da parte del Porto Turistico e del Circolo Nautico Riva di Traiano, tre speciali targhe di riconoscimento, riproducenti la Torre simbolo del porto. Una è andata Matteo Miceli, detentore del record di transatlantica in solitario a bordo di un catamarano di 6 metri e di recente nominato Velista dell’Anno 2007. Un’altra a Mauro Pelaschier, per la sua straordinaria carriera di velista e per l’assidua partecipazione alle regate di Riva di Traiano, e la terza all’onorevole Sandra Cioffi, Presidente dell’Associazione Parlamentari Amici del Mare per la passione e la competenza che esprime in parlamento per il mondo della nautica.

La classifica del 1° Moby Grand Prix Riva di Traianoè stata stilata in base ai risultati ottenuti nelle seguenti regate: seconda manche del Moby Roma d’Inverno 2006-2007 (5 prove disputate da gennaio a marzo 2007), Moby Roma per Tutti 2007 (535 miglia), Moby Roma Giraglia 2007 (255 miglia) e, infine, la seconda manche del Moby Roma d’Inverno 2007-2008 (quattro prove disputate da novembre a dicembre 2007).

Coppa America, all’aria tutti i progetti: si corre con i catamarani!

Sembra proprio profilarsi una sfida tra catamarani per la prossima Coppa America: un duello a due tra il detentore Alinghi e lo sfidante Oracle, che giudica “deludenti” i colloqui intentati per sanare una controversia senza fine.

La verità è che siamo davanti ad un pasticcio proprio ben fatto, un vero gorgo di pandette legali da cui nessuno sembra voler uscir fuori.

Tutto ha inizio a conclusione della XXXII edizione dell’evento, quando nello scorso luglio, conservata vittoriosamente la Coppa, Alinghi, come da regolamento, detta le regole per l’edizione successiva, prevista sempre a Valencia, nel 2009.

Dal cappello a cilindro del Signor Ernesto Bertarelli, patron di Alinghi, salta fuori (a sorpresa…?) una bella nuova classe di barche: basta con i vecchi e lenti classe America’s Cup, degli scatoloni dai quali oramai non si riesce a spremere più niente, e via a una concezione di barche completamente nuove, disegnate secondo una nuova formula, lunghe 90 piedi (oltre 27 metri), e con una montagna di vela in più rispetto ai Coppa America, lunghi “appena” 24 metri.

L’intento, è chiaro, è di rendere ancor più spettacolare un evento che lo sbarco in Europa, nella sua prima volta nella storia, dopo le origini del 1851 in Inghilterra, ha reso un vero “circus”, che non fa mistero alcuno di voler eguagliare lo spettacolo e il richiamo esercitato dalla Formula Uno automobilistica.

Le nuove barche, però, non piacciono a tutti. Non che non siano belle e necessarie, anzi; ma sono talmente nuove, talmente grandi da comportare inevitabilmente una lievitazione dei costi: progetto, realizzazione, messa in opera, equipaggio, manutenzione. Tutto da capo.

Ma soprattutto quello che non va giù è che Alinghi abbia fatto le cose in gran silenzio ed in grande fretta, senza consultare nessuno, ovvio, ma senza neppure dare il giusto tempo agli sfidanti per analizzare e digerire le nuove regole, imponendo loro la sfida già nel 2009.

Troppo anche per i ricchi patroni di Coppa.

Troppo per non alimentare i sospetti che Alinghi sia già notevolmente avanti nello sviluppo della nuova classe e, dunque, di nuovo in vantaggio sul resto della flotta.

Tanto più, già che gli animi sono… sereni, che Alinghi sceglie un inedito Yacht Club, il Club Náutico Español de Vela, come Circolo del Challenger of the Record: un club spagnolo sino a quel momento sconosciuto, rappresentante della sfida spagnola, al quale, come da regolamento, spetta il compito di rappresentare tutti gli sfidanti. E che accetta le nuove barche.

E’ a quel punto che Prada ringrazia e toglie il disturbo, lasciando gli italiani orfani di Luna Rossa e che Oracle si rivolge alla Corte Suprema di New York, chiamandola a decidere sulla legittimità dell’operazione e sulla possibilità di una sfida a due, Oracle-Alinghi, come pure stabilisce il “Deed of gift”, l’atto di donazione, il regolamento ultracentenario che fissa le regole base dell’America’s Cup. Una sfida, udite udite, da disputarsi… con dei catamarani!

Saltato ogni tentativo di conciliazione, la Corte di New York dà infine ragione ad Oracle, il quale chiede allora che la Coppa sia disputata a Valencia nel 2009, così come previsto inizialmente.

Ma a quel punto è Alinghi a fare il sordo e a non voler ascoltare le richieste americane.

<<Il Signor Bertarelli ci propone una revisione del “Deed of gift”, una nuova stesura>>, dice Larry Ellison, patron di Oracle, precisando di avergli invece chiesto di pronunciarsi chiaramente sulla data del 2009.

E nell’assenza di un accordo tra le parti la legge sovrana resta quella dell’atto di donazione che tutto regola e in base al quale Oracle ha lanciato la sua sfida in catamarano, da tenersi nel 2008. E ad Alinghi non resterebbe che accettarla.

In un’intervista rilasciata lunedì 10 dicembre al quotidiano svizzero Le Temps, dopo aver scartato l’ipotesi di una Coppa nel 2009, già rinviata dall’America’s Cup Management, Ernesto Bertarelli è sembrato rassegnato all’idea dei catamarani, affermando che Alinghi si sta preparando a “un duello tra multiscafi”.

Per la cronaca toccò già ad un altro patron di Coppa America arrendersi all’idea di un multiscafo. Fu nel 1988 quando esasperando l’interpretazione del Deed of gift (al solito), il vulcanico milionario neozelandese Michel Fay lanciò la sfida agli americani con un barcone di 37 metri con tanto di bompresso, Big Boat KZ1.

Per nulla intimorito, Mr. Coppa America in persona, il mitico Dennis Conner, rispose da par suo, mettendo in acqua un agile e velocissimo catamarano: Stars and Stipes. Ed ebbe vita facile.

Ah, detto di sfuggita: su Oracle il padrone del vapore è oggi Russel Coutts.

E il burbero orsetto neozelandese è della stessa identica stoffa di tennis Conner.

Europa, vela senza barriere

Presentato oggi al Parlamento Europeo il Manifesto Europeo della Vela Solidale, un importante passo avanti per il riconoscimento di questa disciplina quale elemento di educazione, recupero, coinvolgimento e reinserimento nel sociale, di tutti coloro che vivono nelle diverse abilità.

Mauro Pandimiglio Presidente di Handy Cup è stato ricevuto al Parlamento Europeo grazie all’iniziativa dell’On. Giovanni Berlinguer , insieme ad altre
associazioni analoghe, che operano in Europa, per la presentazione del Manifesto Europeo della Vela Solidale. L’On. Berliguer , avendo constatato gli effetti positivi dell’attività velica quale strumento di intervento nelle varie aree del disagio, sociale, fisico, mentale, ha portato la sua testimonianza “ Le vostre esperienze mostrano un modo innovativo di superare le difficoltà del disagio. Sono qui per ascoltarle ed esserne portavoce presso il Parlamento Europeo” . Per il Ministro Giovanna Melandri che aderisce al Manifesto ” la navigazione a vela rappresenta uno strumento straordinario di formazione, integrazione ed inclusione sociale”.

“ Il Manifesto è lo strumento più efficace per portare alla luce di Istituzioni e politici il tema dell’integrazione sociale in tutte le sue forme” ha affermato Olga D’Antona. Serena Battimelli, Presidente del tribunale per i minorenni di Napoli ha portato una interessante testimonianza : “ I nostri ragazzi hanno vissuto in barca un’esperienza forte: il senso di libertà, di cui sono privati perchè in
detenzione e il senso del dovere dato in questo caso dalle regole di bordo. I minori che hanno partecipato al progetto hanno riassunto la loro esperienza in una frase :la vita è bella e non si deve buttare” .

Illuminante l’affermazione di Katharina Lent, ragazza tedesca disabile “ Problemi di movimento e di lingua dopo pochi giorni diventano irrilevanti. Contano solo
la natura e il gruppo “.

Mauro Pandimiglio che dal 2000 si occupa di sociale, in particolare dell’utilizzo della vela in questo ambito presiede e coordina i percorsi educativi e riabilitativi di Handy Cup ha reso noti alcuni numeri relativi a questa attività : “7 edizioni della regata hanno coivolto 50 associazioni di volontariato, 100 barche,1000 partecipanti e 150.000 cittadini”. Per Pandimiglio “la condivisione di alcune mète importanti come l’inclusione sociale, l’aspettativa per una migliore qualità della vita e certe rotte complesse e difficili dei percorsi rieducativi e riabilitativi, ci
hanno fatto ritrovare con un principio comune: siamo tutti sulla stessa barca”.

All’iniziativa erano inoltre presenti le parlamentari europee Lilly Gruber, Pia Locatelli della commissione affari sociali, la greca Tzampazi e l’onorevole
irlandese De Brun.

Transat Jaques Vabre, la prima volta di Soldini e D’Ali’

Il duo italiano trionfa nella classe dei monoscafi di 40 piedi, lasciandosi alla spalle i maestri francesi della specialita’. Per Soldini e’ il ritorno al successo oltre che ai monoscafi, la classe a lui piu’ congeniale, dopo le poco lusinghieri prove con i multiscafi. Per D’Ali’ e’ la consacrazione di un talento che ora merita attenzione. Magari dagli sponsor.

Metti una barca nuova, semplice e veloce. E due esperti velisti. Ed eccoli li’ dominare la loro classe della Transat Jacques Vabre, la transoceanica in doppio che ripercorre la “rotta del caffe”‘
da Le Havre, in Francia fino a Salvador de Bahia. E’ sera, in Brasile (notte in Italia), quando Giovanni Soldini e Pietro D’Ali’, con il loro class 40 “Telecom Italia” tagliano il traguardo nelle acque della citta’ brasiliana. Sono primi tra le piu’ piccole delle barche in gara, lunghe circa 12 metri, ed hanno messo in fila tutta la concorrenza, in gran parte equipaggi francesi. E’ una serata strana a Salvador de Bahia.

Doveva essere festa, per la promozione in serie B della squadra di calcio, e’ invece una serata silenziosa, di lutto per la tragedia consumatasi nel pomeriggio al termine della partita con il crollo di una tribuna e sette morti. Nello strano silenzio di Bahia, quando sono da poco passate le undici della sera, si sente solo il petardo che segnala il taglio del traguardo di Telecom Italia. Ad accogliere Soldini e D’Ali’, stanchissimi ma sorridenti, ci sono un bel po’ di francesi che si levano tanto di cappello dinanzi all’equipaggio italiano. Il ritorno alle regate di Soldini e’ stato piu’ che mai convincente. E alla “prima” con il class 40, una barca essenziale, con delle regole rigide, il velista milanese, mette a segno la sua prima vittoria nella Transat Jacques Vabre, una sorta di “incubo”, visto che nelle ultime due edizioni Soldini jon era mai riuscito a portarla a termine.

“Finalmente – esclama Soldini sbarcando – E’ stata una gran bella regata, molto tecnica, faticosa ma avvincente. Abbiamo lavorato bene, con Pietro si siamo trovati benissimo, tutto e’ stato perfetto. Ora mi godo questo successo, me ne vado un po’ in vacanza con la mia famiglia poi mi preparo per la ‘The Transat’, la transoceanica in solitario dall’ Inghilterra agli Stati Uniti che faro’ a maggio. Siamo partiti con l’idea di fare una bella regata- spiega Giovanni – e cosi’ e’ stato, abbiamo vinto e questo e’ bello, e’ ovvio. La mossa vincente? La costruzione della barca, progettata da Guillame Verdier: l’abbiamo costruita a tempo di record, il fatto che non abbia avuto problemi vuol dire che abbiamo lavorato bene. La Class 40 e’ molto bella perche’ le barche sono molto semplici”.
“E’ stata una regata bellissima – racconta Pietro D’Ali’ – e’ andata benissimo, e’ stata un’ esperienza positiva. Dopo quello che ci era successo in qualifica, quando siamo stati speronati dal peschereccio spagnolo, avevo detto a Giovanni,
‘vedrai che questa regata andra’ bene’, cosi’ e’ stato. E’ stata una regata faticosa, impegnativa anche perche’ abbiamo corso parecchio con vento leggero e ci vuole piu’ attenzione, strategicamente la regata e’ piu’ complessa. Ci siamo comportati molto bene perche’ abbiamo preso le decisioni giuste siamo stati bravi anche quando Atao ci tallonava, abbiamo anche rischiato un po’ ma alla fine il risultato ci premia”.

Per D’Ali’ il dialogo, e’ stata la chiave di volta della regata.”Abbiamo sempre preso le decisioni insieme, parlando, venivano naturali le cose e questo e’ molto bello. Siamo riusciti a comunicare molto bene e a decidere. Abbiamo un approccio molto simile per il mare e questo ci ha aiutato. Siamo parecchio istintivi, anche se con caratteristiche diverse. Ci siamo compensati molto bene”.
Per il futuro D’Ali’ pensa ad un po’ di riposo – “e’ da dicembre che faccio regate” – e la ricerca di un “sostegno”per le sue prossime avventure in mare. “Nelle ultime regate, in parte mi sono auto finanziato e questo diventa un po’ pesante, spero di rovesciare questa situazione per poter dedicare piu’ tempo alla preparazione. E poi, magari, pensare anche a un nuovo progetto con Giovanni”.

La Coppa America in tribunale, salta l’edizione del 2009

L’America’s Cup Management, la società che organizza la Coppa America di vela, annuncia che la prossima edizione della manifestazione, inizialmente prevista a Valencia per il 2009, slitta a data da destinarsi.

Difficile, infatti, che si risolva in tempi brevi il ricorso che l’americana Oracle ha presentato contro Alinghi, accusata di aver cambiato le regole della competizione troppo a suo favore.
Il consorzio svizzero del milionario Ernesto Bertarelli, sesto uomo più ricco della Svizzera, con un patrimonio stimato in 13 miliardi di franchi, vincitore della 32 esima edizione della Coppa America, ha infatti cambiato le regole del gioco, imponendo nuove barche, lunghe 90 piedi, oltre 27 metri, in luogo degli ormai vetusti “classe america’s cup”, mandati in pensione.
Una decisione che non è piaciuta ai molti, Oracle, per prima, soprattutto perchè annunciata con pochi premboli insieme alla data scelta per la 33esima edizione della Coppa, nel 2009, a nemmeno due anni di di distanza da quella appena conlusa: troppo poco tempo per prepararsi adeguatamente, con un progetto nuovo.
Insomma, Alinghi è accusata di aver avuto tutto il tempo di portarsi avanti con lo studio del nuovo concetto di barca, verificando e sperimentando e ponendo, chissà, le basi per un ulteriore successo.
E poi non convince neppure il fatto di aver accordato il ruolo di “Challenger of records”, ovvero di club nautico preferito, l’interlocutore di Alinghi, rappresentante di tutti gli sfidanti, a un club fino a quel momento sconosciuto, il Club Nautico de Vela Espanol, rappresentante di Desafio.
Il protocollo prevede che un circolo per essere considerato tale e per poter aspirare al ruolo di “Challenger of the records”, deve almeno aver organizzato una regata, e non sembra il caso del Nautico de vela Espanol.
Ora, se la Corte dovesse dar ragione ad Alinghi ed al suo circolo di riferimento, la Société Nautique de Genève, e se Oracle dovesse poi rinunciare a fare appello, le regate si farebbero così come ha stabilito Alinghi, a data anche quella da stabilirsi.
Se invece la Corte dovesse dar ragione ad Oracle ed al suo circolo, il Golden Gate Yacht Club, tutto cambierebbe. E se ne vedrebbero delle belle, perchè Oracle ha lanciato una sfida con un catamarano, nel pieno rispetto del celebre in base al celebre “Deed of Gift”, il documento storico che fissa le basi del centenario regolamento di Coppa.
Un colpo gobbo, insomma, nel pieno della legalità sportiva e di regolamento.
E non sarebbe neppure la prima volta.
Qualcuno ricorderà infatti il catamarano di Dennis Conner contro il barcone neozelandese di Michael Fay, lungo 40 metri. Ecco, ce n’è abbastanza per rimandare tutto a conclusione delle pandette, altro che Coppa America (e.c).

Whaou, che Crepes !

La coppia Franck-Yves Escoffier et Karine Fauconnier ha tagliato vincitrice il traguardo della regata transatlantica in doppio tra Le Havre e Salvador del Bahia, a bordo del trimarano di 15 metri Crèpes Whaou. 15 giorni, 22 ore, 27 minuti e 30 secondi il tempo impiegato per corpire le 3000 miglia del percorso, alla media di 11,35 nodi. Calma piatta all’equatore, invece, per Telecom Italia, la barca italiana in gara che si trova al comando della classe monoscafi di 40 piedi (12 metri) di lunghezza.

 Ripartiti! Dopo essere stati rallentati dalle calme equatoriali, Giovanni Soldini e Pietro D’Alì a bordo di Telecom Italia hanno finalmente agganciato l’aliseo stabile da Sud Est puntando ora dritti su Bahia.
Il diciassettesimo giorno di regata vede Telecom Italia sempre in prima posizione, anche se è sensibilmente diminuito il distacco dai suoi diretti inseguitori, che in 24 ore hanno recuperato una sessantina di miglia di svantaggio. In queste ore si sta giocando una lotta accanita fra Telecom Italia e Atao Audio System, che ha privilegiato una rotta più a est e che adesso si trova sopravento ai nostri, insidiandone la prima posizione.
Minimi gli scarti tra le barche del gruppo di testa, dopo 3000 miglia percorse dalla partenza a Le Havre, in una transatlantica che si sta trasformando in un Match Race.
Al rilevamento di questa mattina alle 8.00 solo 12,6 miglia separavano Giovanni e Pietro da Atao Audio System; 26,4 le miglia da Chocolats Monbana.

“Il nostro vantaggio se n’è andato in fumo”, racconta Giovanni al telefono in tarda mattinata. “Atao è vicinissimo e sopravento a noi. Dipende molto da come sarà il vento rispetto alla rotta nei prossimi giorni. Se avremo vento stretto il fatto che lui è sopravento annullerà il nostro piccolo vantaggio; se invece il vento sarà più largo saranno tutte miglia buone. Questa notte è stata un delirio: siamo passati dalla calma piatta a un temporalone con 50 nodi di vento. È la seconda notte in bianco che passiamo, io e Pietro siamo sfiniti. Ma a questo punto dobbiamo cercare di far correre la barca al massimo verso Bahia”.

Leader dei trimarani Class 50, Crèpes Whaou! (Escoffier-Fauconnier) è arrivato a Bahia alle 11.20 ora italiana, dopo 15 giorni, 22 ore, 27 minuti, con una media di 11,35 nodi e un distacco dal secondo di 500 miglia.
Continua la lotta fra i monoscafi 60 piedi della classe Imoca: a 40 miglia dall’arrivo, Foncia (Desjoyeaux-Borgne) è davanti a Safran (Guillemot-Caudrelier) di sole 9 miglia.

‘A Coppa America

Mascalzone Latino lancia la sfida alla XXXIII edizione della Coppa America. Il team dell’armatore napoletano Vincenzo Onorato ha dato l’annuncio oggi, dopo mesi di incertezze e titubanze, legate alle nuove regole messe in campo dal detentore Alinghi ed anche ai nuovi e maggiori impegni economici che la sfida edizione 2009 comporta.

Si correrà con le nuove barche di 90 piedi, oltre 27 metri di lunghezza, e non più con i classe Coppa America di circa 24 metri di lunghezza. Aumenta di circa il 50 per cento anche la superficie velica, mentre le derive saranno basculanti: è quasi un ritorno ai vecchi “J” Class. L’intento è di rendere ancor più spettacolare una manifestazione che a Valencia ha conosciuto il suo momento topico. Le vecchie barche, nate a fine anni 80, non avevano oramai più segreti per nessuno ( o quasi…, giunte al limite della loro evoluzione di formula.)

Balene, ma quale ricerca?

Il Giappone riprende la la caccia
Il Giappone ha ripreso anche quest’anno la caccia alle balene, in barba alla moratoria che vieta di fatto la battuta di pesca alla romantica Moby Dick.
Tokyo giustifica la campagna con la scusa della ricerca scientifica. Ma la carne delle balene viene normalmente venduta sui banchi dei mercati nazionali e la presunta “ricerca scientifica” si risolve semplicemente nel mettere il denaro ricavato a disposizione delle future battute di pesca.

Transat Jaques Vabre, la regola di Cammas e Steve Ravussin.

Nella classe dei trimarani 60 piedi si registra la vittoria di Groupama 2 di Franck Cammas e Stève Ravussin che hanno tagliato la linea del traguardo a Salvador de Bahia oggi alle 13.40 (ora italiana) stabilendo il record assoluto della regata con 10 giorni, 38 minuti e 43 secondi. Tra i monoscafi 60 piedi, è in testa Ecover III, (Golding-Dubois) e Crèpes Whaou (Escoffier-Fauconnier) guida la classifica dei trimarani 50 piedi. Nei 40 piedi, infine, le più piccole delle barche in gara, è in testa Telecom Italia, di Giovanni Soldini e Pietro D’Alì.

 A 12 giorni dalla partenza della Transat Jacques Vabre, la transatlantica in doppio da Le Havre a Bahia, Giovanni Soldini e Pietro D’Alì su Telecom Italia mantengono saldamente la testa della flotta dei Class 40, le più piccole tra le barche in gara, puntando la prua su Capo Verde.
Al rilevamento delle h 12, alle loro spalle si trovano Chocolats Monbana, distanziato dia 49, 2 miglia, e e A.st Groupe, dia 51,3.
Atao Audio System, invece, che nei giorni scorsi era stato erroneamente dato come “probabile primo” dal sito della regata si trova in terza posizione a 68,6 miglia di distanza dal duo Soldini-D’Alì.
I Class 40 sono rimasti in 29 per il ritiro di Fujifilm (Alex Bennett-Ifor Pedley) a causa di un problema all’alternatore.

Telecom Italia alle h 12 di ieri si trovava al largo della Mauritania a 22° 10’ N, 20° 12’ W, navigando a 10 nodi di velocità con un aliseo da Nord-Est finalmente stabile sui 12-13 nodi di vento. Ancora 2380 (su 4340) le miglia per arrivare a Bahia. “Stanotte siamo riusciti a tenere un buon passo e il nostro vantaggio nei confronti degli avversari è cresciuto”, dice Giovanni Soldini, raggiunto al telefono. “Ora siamo posizionati fra i nostri avversari e l’arrivo e cerchiamo di andare avanti così. Stiamo molto attenti alla direzione del vento, ogni volta che cambia di 10 gradi strambiamo per essere sempre su un bordo favorevole di avvicinamento a Capo Verde. Cerchiamo di coprire i nostri avversari, tentando di non dar loro spazio per andare troppo lontano dalla rotta. La barca è a posto e l’equipaggio in forma”.

Nelle prossime ore Giovanni e Pietro decideranno come passare Capo Verde. Tre le opzioni possibili: “passarlo dentro, fuori o in mezzo”, dice Giovanni. “Dipende dal vento e da quanto sarà facile andare a ovest. Le opzioni sono: scendere prima di Capo Verde sul 22° meridiano, scendere in mezzo a Capo Verde sul 24° o scendere dopo Capo Verde sul 25°”. Superato Capo Verde, il prossimo ostacolo sarà l’attraversamento della zona delle calme equatoriali.

Giovanni spiega anche il motivo dei problemi di localizzazione delle posizioni di Telecom Italia (ieri dato a lungo come “non localisé” dagli organizzatori della regata): “È successo che spostando le vele a prua per migliorare l’assetto della barca, una vela abbia coperto lo Standard C che non è più riuscito a vedere il satellite. Ma spesso capita che lo Standard C cambi autonomamente satellite: dovrebbe stare sull’Atlantico Est e invece si mette sull’Atlantico Ovest. E noi non ce ne accorgiamo subito”.

Nella classe dei trimarani 60 piedi si registra la vittoria di Groupama 2 di Franck Cammas e Stève Ravussin che hanno tagliato la linea del traguardo a Salvador de Bahia mercoledì alle 13.40 (ora italiana) stabilendo il record assoluto della regata con 10 giorni, 38 minuti e 43 secondi.
Tra i monoscafi 60 piedi, è in testa Ecover III, (Golding-Dubois).
Crèpes Whaou (Escoffier-Fauconnier) guida la classifica dei trimarani 50 piedi.

I parametri di stazza

Alinghi ha stabilito i parametri di stazza a cui dovranno attenersi le barche che parteciperanno alla Coppa America 2009, a Valencia. Questo mentre e’ ancora in corsa la disputa legale tra Oracle e i
difensori del titolo, accusati dal team statunitense di stabilire regole troppo favorevoli per il defender’.

I nuovi parametri non sono stati resi noti ma, secondo il team Origin, le barche dovranno essere piu’ grandi, oltre 27 metri, con una maggior superficie velica e con 20 uomini d’equipaggio.