Imoca 60, allacciate le cinture! (Video )

Primi bordi in Atlantico per l’Imoca 60 Gitana, dei baroni De Rothshild, la barca che correrà nella Vendée Globe l’anno prossimo, in solitario, senza scalo intorno al mondo.
Ma già è pronta per l’imminente Transat Jaques Vabre, alla quale parteciperà anche Andrea Mura con il suo Vento di Sardegna.
Guardate il video dell’allenamento, con 28/35 nodi di vento, tanti ce n’erano in mare, davanti a Lorient, c’è davvero da allacciare le cinture!

Widsurf, vintage è bello

In Sardegna il raduno dei windsurf d’epoca, oramai entrati di diritto nella storia della vela.  A Porto Liscia la 17 esima edizione della regata Storica.

17ª Regata Storica Windsurf d'epoca a Porto Liscia in Sardegna (Foto S.Bagno)

Nello scenario della magnifica baia di Coluccia è stato possibile ammirare in azione rari modelli di windsurf ormai entrati nel mito di questo sport.
Molte infatti le bellissime tavole d’epoca che si sono date battaglia sul campo di regata: dai Windglider, star delle Olimpiadi di Los Angeles (1984) agli eleganti Mistral Competition (1978) fino agli splendidi Windsurfer-Ten Cate (1972) con il boma in legno.
Come sempre l’iscrizione alla Regata è stata gratuita e le tavole “vintage” sono state assegnate per estrazione dal Club Porto Liscia ai partecipanti sprovvisti di una propria.
Sulla linea di partenza sedici le prescelte, più due concorrenti esterni con tavole proprie: pronte, tutte, a correre velocissime al mare, a tuffarsi e a volare sull’acqua.
Il potente suono dei corni ha sancito l’inizio della regata che da sempre ha una sola regola: non avere regole! Partenza come sempre entusiasmante con i migliori che subito sono filati via grazie al forte vento di grecale mentre non sono mancate collisioni, concorrenti caduti in acqua e rotture del boma e della vela.
Alla fine della storica regata è stato il tedesco Roy Gutsche ad aggiudicarsi nettamente la vittoria con uno splendido Windglider lungo quattro metri e trenta centimetri.
Alle sue spalle Max Varrucciu e al terzo posto il noto musicista e compositore sardo Paolo Angeli detto ‘Chico de Raya’.
A Gigi Angeli, il primo ad avere windsurfato in Sardegna e precisamente nella spiaggia della Sciumara di Palau agli inizi degli Anni Settanta e al figlio Paolo, presentatisi con due tavole assolutamente originali, come uscite di fabbrica, con i boma di legno (veri pezzi da museo!) è stato assegnato a pari merito il premio ARIE che, anche quest’anno, consisteva in un’opera dello scultore Max D’Orsi di Palau.
Il trofeo ARIE, messo in palio dalla contessa Serena Galvani, è stato assegnato al Porto Liscia Club, quale proprietario di due magnifiche Ten Cate perfettamente conservate nonché per l’impegno ed i risultati raggiunti nel recupero e risistemazione di numerose tavole a vela degli Anni ‘70 e ‘80.
Il Premio ARIE (Associazione per il Recupero delle Imbarcazioni d’Epoca) da 5 anni viene conferito alla Tavola a Vela di valore storico, la cui storicità sia dimostrata o da un restauro filologico o da una conformità originale dell’attrezzatura, perché anche i Windsurf del passato sono da conservare come beni culturali in quanto patrimonio della nostra cultura nautica.
A questo proposito i possessori che volessero disfarsi di tavole a vela storiche sono pregati di contattare il Club Porto Liscia tel. 338/2370449 e-mail: stedduweb@gmail.com

Pedote per tre


Lasciati i mini 6,50, il velista toscano Giancarlo Pedote si cimenta ora con i multiscafi. In ottobre sarà al via della Transat Jaques Vabre, in coppia con il francese Le Roux, al timone di FenetréA Prismyan, trimarano di 50 piedi.

Rainews Thalassa è salita a bordo per sperimentare l’ebbrezza dei 18 nodi di velocità a vela. Guarda il video.

Andrea Mura, il vento proprio

E’ in acqua l’Imoca 60 del velista cagliaritano, che si avvia a sfidare i migliori specialisti oceanici nella Vendée Globe, la più massacrante delle regate intorno al mondo, in solitario e senza scalo.

@Martina Orsini

@Martina Orsini

Andrea Mura si è messo in testa un’idea meravigliosa, vincere la Vendée Globe.
E per questo si fatto costruire un missile, un siluro Imoca 60 di ultimissima generazione, che brilla per lucentezza tecnologica.
E’ la prima volta che un italiano si cimenta nella più massacrante delle regate oceaniche in solitario, il giro del mondo senza scalo, con tutte le carte in regola per vincerla.
Non l’ha mai voluta fare Giovanni Soldini questa regata, “troppo lunga, un massacro”, dice; l’ha fatta Vittorio Malingri, con una barca costruita dalla famiglia che aveva la solidità (e il ritorno a casa…) come obiettivo principale e quindi tanti, molti, chili di troppo da portarsi dietro, l’hanno fatta con spirito d’avventura e tanta generosità Pasquale de Gregorio e lo scomparso Simone Bianchetti, nessuno di loro con dichiarate ambizioni di vittoria.
Andrea, invece, fa sul serio e vedere un 60 piedi Imoca (questa la classe, circa 20 metri di lunghezza) con i foils, le ali per farlo volare come i catamarani di Coppa America… beh, è tutto un programma se pensiamo che già di loro questo tipo di barche sono capaci di planare sulle gigantesche onde oceaniche a velocità da motoscafo, metteteci pure i foils e… davvero vengono i brividi.
Come la sua, schierate alla prossima edizione di questa regata che partirà l’anno prossimo da Les Sables d’Olonne, nella Vandea francese, per farvi ritorno 36 miglia dopo e dopo aver circumnavigato l’Antartide, doppiando i tre grandi Capi dell’emisfero Sud, ce ne saranno solo altre 5/6 e questo la dice lunga sulla portata dell’impresa e sulla qualità del progetto, inavvicinabile per molti dei solitari in gara.
Costruita dal cantiere Persico Marine, di Bergamo, oggi il leader nella realizzazione di barche complesse e sofisticate come quelle che corrono all’estremità del Pianeta ( sono di Persico tutte le barche della Volvo Ocean Race), il nuovo “Vento di Sardegna” di Andrea è già stato trasferito in Francia, a Lorient, dove il team ha preso base per finire lo scafo, alberarlo e fare le prove di raddrizzamento in acqua, come dalle foto che ci ha gentilmente inviato.
Già, ma proprio il nome resta la cosa irrisolta, perché il velista cagliaritano che ha portato la bandiera sarda sul gradino più alto del podio delle più prestigiose regate oceaniche (Routhe du Rhum, Ostar…), incontra difficoltà a concretizzare la promessa di un investimento di 300 mila euro della regione Sardegna.
E così la barca è già bella verniciata nei colori giusti, ma manca dei “4 mori” bendati che sono il simbolo dell’isola.
Ci sarà modo di risolvere la questione, si spera, ma di certo Andrea non si ferma e tra poco cominceranno i primi banchi di prova del missile, che è oramai in base di lancio.
Buon vento, Andrea. Di Sardegna o no.

Ecco come funziona un Imoca 60 con foils e chiglia basculante, come Vento di Sardegna

Nel video che vedete qui sopra e che riguarda Gitana, la barca dei Rothshild alla Vendée Globe, sono evidenziati il sistema della chiglia basculante e dei foils.
Come vedrete, la chiglia basculante, portata sopravvento, grazie a un sistema idraulico, contribuisce a raddrizzare la barca sotto la spinta del vento (una barca meno sbanda e più è veloce), a quel punto il foil sottovento va in posizione di lavoro e …. così la barca vola!
Insieme all’albero rotante, sono questi i tre elementi che contribuiscono a fare degli Imoca 60 odierni, a cominciare da quello di Andrea Mura, dei veri mostri di velocità oceanica.
Ma se per l’albero e per la chiglia c’eravamo abituati, i foils sono davvero una rivoluzione, soprattutto tenuto conto dell’ambiente estremo in cui verranno utilizzati.

 Ecco le foto di Vento di Sardegna

Motoscafo uccide velista

Ennesima estate macchiata di sangue per una collisione motoscafo-barca a vela

Salerno, scontro tra barche davanti la Marina d'Arechi

La aspettavamo, è arrivata. Adesso manca ancora il motoscafo che investe il bagnante che nuota e poi la cronaca nera dei naviganti estivi è completa.
Parlo naturalmente dell’incidente di Salerno, dove un motoscafo ha travolto una barca a vela, uccidendo una persona.

E’ chiaro che non sappiamo come sono andate le cose e di chi sia la responsabilità, ma l’esperienza insegna che in mare- come e quanto su strada- non vengono oramai rispettate le più elementari norme di comportamento: del codice, certo, ma soprattutto dell’intelletto: della consapevolezza minima, indispensabile per mettersi alla guida di una veloce e potente imbarcazione.

Non che i velisti siano indenni da comportamenti a rischio, anzi; proprio oggi che tutti – ma proprio tutti- possono noleggiare le barche a vela, riempite all’inverosimile per dividere il costo e pagare come in un campeggio, i velisti improvvisati sono generalmente digiuni di esperienze e regole, con tutte le conseguenze che questo comporta, per sé e per gli altri.
Ma per i motoscafi il discorso diventa addirittura patologico, perché in un paese dove “farsi” una patente è estremamente facile, in mare si vede di tutto e senza la minima conoscenza delle regole di comportamento – non etico, si badi bene- gli episodi pericolosi si contano a centinaia ogni giorno.
Vengono trasferite in mare abitudini e comportamenti arroganti tipici del volante: girare la chiave, mettere in moto e partire.
Pari, pari. Niente di più.
Capita così di incrociare motoscafi che viaggiano a 30 nodi, che puntano dritto sulle barche a vela che faticano a raggiungere i 5 nodi.
E’ un thriller ogni volta, perché non sai mai cosa farà il motoscafo, che decisamente ti punta addosso: la loro smargiassa scommessa è di passarti davanti, è una sfida a dispetto di ogni precedenza che una barca a vela che naviga a vela ha in ogni caso.
Spesso su questi motoscafi vi è il pilota automatico inserito, e a bordo si è incuranti di dove e come sta andando la barca: quando si accorgono dell’incrocio la virata improvvisa ha già gelato il comandante della vela e sovente ha anche creato danni con le violente onde create.
Qualche anno fa in Sardegna, un neonato cadde dalla cuccetta della barca, e morì, a causa di un’ondata provocata da un motoscafo.
Passatemi una citazione personale, da velista oramai impenitente: è da tempo che ho adottato la tecnica di abbandonare decisamente la mia rotta per far passare il cafonauta di turno.
Vi sembrerà forse snob quello che ho scritto, ma la cronaca purtroppo è quella che è: si piange un morto, dovuto, probabilmente, all’ennesima smargiassata.

Salerno, scontro tra barche davanti la Marina d'ArechiSalerno, scontro tra barche davanti la Marina d'ArechiSalerno, scontro tra barche davanti la Marina d'ArechiSalerno, scontro tra barche davanti la Marina d'Arechi

Venezia, la censura sull’arte fotografica di Gianni Berengo Gardin

Torna la polemica sulle grandi navi a Venezia. Fa infatti discutere la decisione del sindaco della città, Luigi Brugnaro, di sospendere la mostra fotografica di Gianni Berengo Gardin, tra i più illustri fotografi del nostro 900, veneziano, che ha testimoniato in bianco e nero l’invasione dei giganti del mare, ripresi mentre spuntano improvvisi tra le calli e sopra i tetti della Serenissima.
“Non giova a Venezia”, ha spiegato il sindaco che, inconsapevolmente, in un colpo solo, ha invece reso un grande servigio alla causa di chi non vuole le grandi navi a Venezia, in nome della salvaguardia della città, proprio riportando la questione all’onore delle cronache.
Enzo Cappucci è stato a Venezia per raccontare di questa vicenda dal punto di vista dei più diretti interessati, e cioè i veneziani.
Ecco il servizio.

Tunisia, dal deserto al mare (il video)

Tutti dobbiamo della gratitudine al piccolo paese nordafricano, vittima del fondamentalismo islamico, argine di valori condivisi e acquisiti, riassumibili in un solo, unico e chiaro concetto qual è quello della Pace.
La Tunisia ha pagato un pesante tributo al fanatismo che l’ha colpita ferocemente nei suoi simboli più evidenti della comune cultura mediterranea, prima con l’assalto al Museo del Bardo, a Tunisi, magnifico scrigno dell’eredità romana, quindi con la mattanza compiuta sulla spiaggia di Sousse, nel sud del paese, dove 39 persone in costume da bagno sono state falciate dai colpi di un kalashnikov, sparati da un giovane invasato.
Il fanatismo non solo ha ucciso persone inermi, ma ha anche colpito la più preziosa risorsa economica di un paese che non è ha altre oltre il turismo.
Tunisi ha investito moltissimo nel turismo, da molti anni a questa parte: prima con la raggiunta indipendenza e sotto la presidenza Bourghiba, quindi con il suo successore Ben Alì, oggi con i suoi nuovi governanti.
Una macchina ben rodata e funzionante, alimentata dai prezzi convenienti del tutto compreso, ma anche da un mare straordinario e da un territorio interno di grande bellezza, accompagnati da una tradizione di accoglienza e benevolenza verso lo straniero, l’italiano in particolare, che stride in maniera totale con la violenza dei fatti recentemente vissuti.
Per questo, nel suo piccolo, Thalassa vuole rendere omaggio a un paese che ha disperatamente bisogno di ripartire da lì, da dove è stato forzatamente interrotto: dal mare che lo costeggia e che lo unisce alla sua sponda opposta: a quell’Europa indifferente che resta suo malgrado il modello di riferimento di un paese amico.

Oh, Ermione! (Video)

Rientra in Francia l’Hermione, la copia della celebre goletta che nel 1780 partì dalla Francia con il marchese Lafayette per sostenere gli indipendentisti americani.

FRANCE-US-HISTORY-HERMIONE
Dopo quattro mesi di navigazione tra Francia, Stati Uniti e Canada, rientra in patria l’Hermione, la copia della celebre goletta che nel 1780 partì dalla Francia
con il marchese Lafayette per sostenere gli indipendentisti americani.
L’imbarcazione a tre alberi – simbolo dell’amicizia tra la Francia e gli Stati Uniti – è attesa nel primo pomeriggio nel porto di Brest dopo una lunga (e a tratti difficile) traversata dell’Atlantico.
A oltre vent’anni dall’inizio di questo sogno, per volontà di un gruppo di appassionati dell’antico arsenale marittimo di Rochefort, il veliero in legno di 66 metri e una velatura di oltre duemila metri quadri è stato accolto nei porti degli Stati Uniti, tra cui Yorktown e New York, tra champagne e spettacoli pirotecnici. Anche se la notizia delle intercettazioni della National Security Agency americana all’Eliseo ha un po’ guastato le feste.
Espressione marittima della grandeur transalpina, l’Hermione rienterà a Rochefort, nel dipartimento della Charente-Maritime, a fine agosto.
Con la fine dell’estate bisognerà anche cominciare ad interrogarsi su quale sarà l’avvenire della nave.
A partire dalle spese di manutenzione: in totale, si stima che per permettere all’Hermione di continuare a navigare siano
necessari circa circa 800.000 euro all’anno.

Mare Nostrum, altrimenti mare mortum


C’è un’altra operazione Mare Nostrum in corso, è quella lanciata in Francia per liberare i fondali marini dagli strati di schifezze gettati in mare per anni.
Il video che segue è un esempio illuminante dello stato dell’arte.
Il luogo in questione è il Porto Vecchio di Marsiglia, nel cuore della città, ma potrebbe essere stato girato ovunque, in moltissimi dei nostri scali portuali. Vedere per credere.