Primo giorno di navigazione per Matteo Miceli e Tullio Picciolini a bordo della Delia, il cargo cipriota di proprietà di una compagnia di navigazione polacca, che li ha salvati ieri pomeriggio mentre erano alla deriva su Biondina Nera rovesciata in pieno Oceano Atlantico.
Ora è il momento di capire cosa è successo e lo facciamo attraverso il racconto di Tullio Picciolini: “Notte del 17 gennaio: turni al timone di un’ora ciascuno per mantenere elevata l’attenzione. Due mani di terzaroli alla randa e fiocco per mantenere alto il margine di sicurezza rispetto a condizioni impegnative soprattutto per l’onda al traverso. Vento al gran lasco 22-25 nodi; Buona visibilità e parziale illuminazione da parte della luna. Durante il mio turno al timone osservo una linea di groppi che ci “insegue” da poppa e chiamo Matteo per ridurre la randa. Proprio mentre eravamo impegnati nella manovra di presa dei terzaroli il vento è aumentato imprevedibilmente con raffiche intorno ai 28-35 nodi. Il Catamarano, però, finiva per scuffiare e nel primo tentativo di riaddrizzarlo, per perdere l’albero. A quel punto abbiamo iniziato un ininterrotto lavoro di messa in sicurezza dell’imbarcazione e ripetuti tentativi di raddrizzamento del catamarano per circa dodici ore. Lo Staff Sicurezza a terra veniva periodicamente informato della situazione e monitorava posizione e comunicazioni. Quando ci siamo resi conto che era impossibile rendere autonoma la navigazione dell’imbarcazione, alle ore 11:30 GMT del 17/01/2011, abbiamo dato il May Day”.
Lo staff di sicurezza a terra coordinava le operazioni a livello internazionale ed il centro Ricerca e Soccorso di Fort de France in Martinica, allertato dalla Guardia Costiera, diramava alle unità in transito in Atlantico il messaggio. La Moto/Nave Delia, bandiera Cipriota, riceveva la comunicazione e intercettava Biondina Nera dopo appena quattro ore. Prima dell’inizio della manovra un contatto con la radio VHF ha consentito a Matteo e Tullio di condividere con il Com.te Dariusk Sieranski i dettagli della procedura. Dopo un primo tentativo di recupero, abortito per motivi di sicurezza, al secondo passaggio la nave si faceva trovare ferma e consentiva a Matteo e Tullio di nuotare fino alla murata di dritta della nave e scalarla per 14 metri”.
Anche Matteo annuisce dall’alta parte telefono satellitare e ci racconta di essersi caricato sulle spalle tutto quello che c’era a bordo di Biondina Nera, dopo averlo messo in alcuni sacchi che si era poi legato al collo. “Ho scalato i fianchi della nave come uno sherpa”. “Dobbiamo molto al nostro telefonino satellitare – ci dice Matteo – che non ci ha mai lasciato in ogni occasione. Ha funzionato sempre ed abbiamo ricevuto i messaggi dal router Alessandro Pezzoli e parlato con Roma ogni giorno. Ma soprattutto ci ha salvato al momento giusto permettendoci di chiamare quando le cose si sono messe al brutto e fare la prima telefonata a Valerio Brinati dopo la scuffia. Scoprire che funzionava nonostante tutto ci ha aperto il cuore alla speranza”.
Ora il pensiero è quello di tornare a casa al più presto. “Dovremmo essere il Islanda il 28 gennaio – conclude Matteo – ma speriamo di poter scendere alle Azzorre. Capiamo che il cargo non può fermarsi per noi, ma visto che passa molto vicino a Flores, l’ultima isola delle Azzorre, potremmo tentare di essere presi a bordo da una lancia che ci venga a recuperare. Il comandante e l’armatore hanno escluso uno stop a causa dei costi previsti dalle Autorità portuali fra Pilota e Approdo.”