La Coppa America in tribunale, salta l’edizione del 2009

L’America’s Cup Management, la società che organizza la Coppa America di vela, annuncia che la prossima edizione della manifestazione, inizialmente prevista a Valencia per il 2009, slitta a data da destinarsi.

Difficile, infatti, che si risolva in tempi brevi il ricorso che l’americana Oracle ha presentato contro Alinghi, accusata di aver cambiato le regole della competizione troppo a suo favore.
Il consorzio svizzero del milionario Ernesto Bertarelli, sesto uomo più ricco della Svizzera, con un patrimonio stimato in 13 miliardi di franchi, vincitore della 32 esima edizione della Coppa America, ha infatti cambiato le regole del gioco, imponendo nuove barche, lunghe 90 piedi, oltre 27 metri, in luogo degli ormai vetusti “classe america’s cup”, mandati in pensione.
Una decisione che non è piaciuta ai molti, Oracle, per prima, soprattutto perchè annunciata con pochi premboli insieme alla data scelta per la 33esima edizione della Coppa, nel 2009, a nemmeno due anni di di distanza da quella appena conlusa: troppo poco tempo per prepararsi adeguatamente, con un progetto nuovo.
Insomma, Alinghi è accusata di aver avuto tutto il tempo di portarsi avanti con lo studio del nuovo concetto di barca, verificando e sperimentando e ponendo, chissà, le basi per un ulteriore successo.
E poi non convince neppure il fatto di aver accordato il ruolo di “Challenger of records”, ovvero di club nautico preferito, l’interlocutore di Alinghi, rappresentante di tutti gli sfidanti, a un club fino a quel momento sconosciuto, il Club Nautico de Vela Espanol, rappresentante di Desafio.
Il protocollo prevede che un circolo per essere considerato tale e per poter aspirare al ruolo di “Challenger of the records”, deve almeno aver organizzato una regata, e non sembra il caso del Nautico de vela Espanol.
Ora, se la Corte dovesse dar ragione ad Alinghi ed al suo circolo di riferimento, la Société Nautique de Genève, e se Oracle dovesse poi rinunciare a fare appello, le regate si farebbero così come ha stabilito Alinghi, a data anche quella da stabilirsi.
Se invece la Corte dovesse dar ragione ad Oracle ed al suo circolo, il Golden Gate Yacht Club, tutto cambierebbe. E se ne vedrebbero delle belle, perchè Oracle ha lanciato una sfida con un catamarano, nel pieno rispetto del celebre in base al celebre “Deed of Gift”, il documento storico che fissa le basi del centenario regolamento di Coppa.
Un colpo gobbo, insomma, nel pieno della legalità sportiva e di regolamento.
E non sarebbe neppure la prima volta.
Qualcuno ricorderà infatti il catamarano di Dennis Conner contro il barcone neozelandese di Michael Fay, lungo 40 metri. Ecco, ce n’è abbastanza per rimandare tutto a conclusione delle pandette, altro che Coppa America (e.c).

‘A Coppa America

Mascalzone Latino lancia la sfida alla XXXIII edizione della Coppa America. Il team dell’armatore napoletano Vincenzo Onorato ha dato l’annuncio oggi, dopo mesi di incertezze e titubanze, legate alle nuove regole messe in campo dal detentore Alinghi ed anche ai nuovi e maggiori impegni economici che la sfida edizione 2009 comporta.

Si correrà con le nuove barche di 90 piedi, oltre 27 metri di lunghezza, e non più con i classe Coppa America di circa 24 metri di lunghezza. Aumenta di circa il 50 per cento anche la superficie velica, mentre le derive saranno basculanti: è quasi un ritorno ai vecchi “J” Class. L’intento è di rendere ancor più spettacolare una manifestazione che a Valencia ha conosciuto il suo momento topico. Le vecchie barche, nate a fine anni 80, non avevano oramai più segreti per nessuno ( o quasi…, giunte al limite della loro evoluzione di formula.)

I parametri di stazza

Alinghi ha stabilito i parametri di stazza a cui dovranno attenersi le barche che parteciperanno alla Coppa America 2009, a Valencia. Questo mentre e’ ancora in corsa la disputa legale tra Oracle e i
difensori del titolo, accusati dal team statunitense di stabilire regole troppo favorevoli per il defender’.

I nuovi parametri non sono stati resi noti ma, secondo il team Origin, le barche dovranno essere piu’ grandi, oltre 27 metri, con una maggior superficie velica e con 20 uomini d’equipaggio.

Alinghi e Oracle, prove di dialogo

I rappresentati del sindacato svizzero e di quello americano si incontreranno domani mattina a New York per tentate di risolvere in extremis la grana giudiziaria relativa alla 33/a edizione della Coppa America di vela in programma a Valencia nel 2009, sollevata dagli americani di Oracle.

“Proposto dal detentore svizzero del titolo Alinghi, il vertice e’ stato accettato dallo sfidante statunitense Oracle, ha spiegato Michel Hodara, direttore generale dell’AC Management, la società organizzatrice della Coppa legata ad Alinghi. Oracle giudica troppo favorevole al defender il nuovo regolamento della Coppa stilato da Alinghi e per questo ha fatto ricorso ad un tribunale di New York, la sede competente per discettare del “Deed of Gift”, l’ultra centenario atto di donazione che sul quale si basano le regole dell’America’s Cup. Il sindacato statunitense rappresentato dal Golden Gate Yacht Club (Ggyc) di San Francisco, aveva annunciato una rottura dei negoziati attribuendo la colpa ll’intransigenza di Alinghi, che non intende cambiare idea sulle nuove regole imposte alla manifestazione, da quelle tecniche (barche di 90 piedi, oltre 27 metri in luogo delle vecchie, di 24 metri di lunghezza), a quelle organizzative (regate ogni due anni, in luogo dei canonici 4 e circuito preliminare itinerante). La rottura lasciava prevedere una lunga procedura davanti alla giustizia statunitense e un piu’ che probabile rinvio della prova prevista per il 2009. Ma ora i dirigenti della societa’ nautica di Ginevra (Sng), che rappresenta Alinghi, parteciperanno lunedi’ a New York a questi colloqui, ultima spiaggia per scongiurare il rinvio, con i rappresentanti della GGYC e diOracle. Alinghi “provera’ fino all’ultimo minuto a trovare una soluzione per risolvere il problema”, ha rivelato una fonte vicina al sindacato svizzero. M. Hodara ha da parte sua espresso la speranza che la 33/a edizione “abbia luogo nel 2009”. Ma comunque vada non è per nulla scontato che sia un successo.

Il sito dell’America’s Cup

Giovanni dalle vele bianche

Il più noto dei navigatori oceanici italiani torna ai monoscfafi con una nuova barca ed un nuovo bravo
co-équipier, Pietro D’Alì, col quale promette di formare una coppia formidabile.

Riemerge Giovanni Soldini, il navigatore solitario italiano più noto riappare nell’habitat apparentemente a lui più congeniale, i monoscafi oceanici, dopo un periodo non brillante al timone del trimarano Tim, il purosangue da velocità che non gli è stato mai del tutto fedele. Anzi, si è spesso imbizzarrito al punto di disarcionarlo.

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Buon vento, Repubblica Marinara!

Anche per questa estate la navicella di Thalassa alza le vele delle vacanze e si prende un periodo di riposo.

Ci rivedremo in settembre quando saremo tutti più rilassati, abbronzati perchè no, e pieni di nuovi progetti e buoni propositi per l’inverno.

E’ stata anche questa una stagione di belle sorprese per la rubrica, che ha registrato ancora una volta, così come lo scorso anno, un lusinghiero apprezzamento e tante, tante pagine visitate.

Lo speciale Coppa America, per dirne una, con le imprese di Luna Rossa e
Alinghi, è stato sfogliato quasi 40 mila volte. E migliaia e migliaia sono state le altre pagine lette. Grazie.

Sarebbe bello che questa passione per il mare potesse confluire nell’iniziativa che ho immodestamente lanciato e che Rainews24 ha amabilmente ospitato: Repubblica Marinara.

Sì, è la Sfida per una partecipazione popolare alla Coppa America, la Sfida di dire tutti insieme che l’Ambiente, il mare, sono il nostro bene più prezioso, che abbiamo il dovere di proteggere, curare, conservare e fare che tutti ne parlino. Sarebbe bello che anche solo una parte di voi accettasse questa Sfida un po’ folle, che in molti hanno già lanciato.

Spero di ritrovarvi in tanti a bordo di Repubblica Marinara.
Dateci un’occhiata > www.repubblicamarinara.it

Grazie e buone vacanze!

Enzo Cappucci

Repubblica Marinara, la nuova sfida italiana all’America’s Cup in nome dell’ambiente

 Repubblica Marinara, la Sfida popolare italiana all’America’s Cup”. L’annuncio arriva a sorpresa nell’ultimo giorno di regate della Louis Vuitton Cup di Valencia, in Spagna, che segna l’uscita di scena di
Luna Rossa, sconfitta da New Zealand con un secco 5 a 0. Le agenzie di stampa battono i titoli: “Lanciata nuova sfida italiana: Repubblica Marinara”, (APCom);
” Una sottoscrizione per una nuova sfida italiana”,(ADNKronos); “Nuova sfida italiana parte da Valencia”, (Ansa).

L’annuncio crea un certo stupore nell’ambiente e soprattutto molta curiosità perchè giunge inaspettato attraverso un sito internet (www.repubblicamarinara.it) che si propone nientemeno che di mettere insieme gli appassionati italiani, chiedendo loro una sottoscrizione; mentre il quotidiano La Repubblica (venerdì 8 giugno) aggiunge nelle pagine sportive che il team manager della sfida potrebbe essere addirittura Francesco De Angelis, lo skipper di Luna Rossa.
Ce n’è abbastanza per far saltare sulla sedia più di un addetto ai lavori.

Eppure nessuno sa chi c’è dietro questa sfida, di quali capitali disponga, come vuole agire e come eventualmente intenderebbe gestire il denaro che chiede in affidamento agli italiani. Sul sito internet della sedicente Repubblica Marinara si legge di un programma che è in fondo condivisibile, il quale non ha esclusivamente la vela in primo piano, ma si propone obiettivi anche più ambiziosi, come l’ambiente e la sua protezione, la ricerca di uno sviluppo compatibile con il nostro ecosistema non più sfruttabile all’infinito. Gli ideatori di questa “Sfida popolare”, che si fonda sul contributo anche di un 1 solo euro, intendono insomma usare la Coppa America come palcoscenico per la questione ambientale, riuscendo magari a portare davvero il Trofeo in Italia, per sensibilizzare i connazionali alla difesa del loro Belpaese e dell’universo intero. Vasto programma.

Eppure proprio in Italia a qualcuno non è sfuggita la portata della questione: “Un’ottima idea
per promuovere nel mondo le doti migliori del nostro Paese, quel mix tra natura, cultura, talenti e capacità di innovare che fa grande l’Italia nel mondo”, scrive il deputato dell’Ulivo Ermete Realacci, ambientalista della prima ora, eletto peraltro nel collegio della “Repubblica Marinara” di Pisa, tra i primi firmatari della “Sfida”. Ma, insomma, chi c’è dietro questa iniziativa che già fa gola alla politica? Sul solito sito (www.repubblicamarinara.it) si legge di un giornalista e di un fisico dell’atmosfera, nucleo primordiale del comitato promotore: abbiamo parlato proprio con quest’ultimo, il fisico, che risponde al nome di Carlo Buontempo e che lavora in Gran Bretagna, presso l’ufficio metereologico nazionale, l’UK Meteo Office. Un emigrante di talento, insomma. Lo abbiamo intervistato.

 

Dr. Buontempo, ma davvero crede che gli italiani siano disposti a sposare la sua idea? In questo paese ci sono gli steccati ideologici, le contrapposizioni… Coppi e Bartali… Mica è facile mettere d’accordo gli italiani.

“Io credo che il futuro debba essere preoccupazione di tutti, senza distinzioni di sorta. E’ vero che qui parliamo in fondo di una Sfida di vela, di Coppa America, ma sotto sotto intendiano lanciare una sfida ben più importante che è quella del clima, di un mutamento che è oramai sotto gli occhi di tutti, non solo degli scienziati o dei “fanatici” ambientalisti. E che non puo’ più essere sottovalutato”.
Lei ha ulteriori elementi di prova sui mutamenti climatici?
“Non occorre essere degli scienziati per rendersi conto di quanto sta accadendo: basta leggersi per esempio l’ultimo assestement report del IPCC, il Comitato Internazionale per i Cambiamenti Climatici (www.ipcc.ch) per rendersene conto. Il clima del nostro pianeta cambia e noi ne siamo largamente responsabili. Una sintesi la può trovare anche a quest’altro indirizzo internet: Metoffice.gov.uk.
Ma vuole un dato su tutti? Sei dei sette anni piu’ caldi in assoluto, in termini di temperatura media superficiale del pianeta (http://data.giss.nasa.gov/gistemp/2005/), compreso il 2006, sono stati registrati dal 2001. Mentre i dieci anni più caldi della storia si contano tutti a partire dal 1995… (Per dati piu’ aggiornati il lettore puo’ visitare (http://www.ncdc.noaa.gov/oa/climate/research/2007/apr/global.html).
Se poi, invece, vogliamo restare al tema della Coppa America, guardi allora come sono iniziate le regate a Valencia: giorni e giorni di bonaccia totale, completa assenza di vento. Le sembra normale?”.

E in che modo contate di risolvere la questione?

“Risolverla non è certamente alla nostra portata: non la risolviamo delegandola ad una regata. Però contiamo di amplificare il problema, di sensibilizzare l’opinione pubblica per dirottarla, diciamo così, sulle questioni che ci riguardano da vicino, entusiasmandola però con
i risultati di Coppa America. In Italia c’è un pubblico numeroso e molto appassionato e vorremmo che tifasse per la sua “Repubblica”, per il suo habitat, per il bene del suo paese e del pianeta se me lo lascia dire”.
Ma avete un’idea sull’equipaggio, sulla barca sui finanziamenti necessari?

“Io rappresento con i miei amici solo l’embrione della questione. E’ chiaro che tutto deve ancora essere costruito. Ma questo è il momento di farlo perchè, finita questa edizione della Coppa, a Valencia, sul campo, rimangono molte illusioni perdute che potremmo raccogliere per indirizzarle sul progetto di Repubblica Marinara: sul mercato ci sono barche di primo piano da poter acquistare e uomini di grande talento, che sono tutt’ora senza “casacca”. C’è per esempio l’americano Paul Cayard, l’indimenticabile skipper del Moro di Venezia, innamorato dell’Italia e ben a conoscenza del nostro progetto, che ha molto apprezzato. E c’è poi il Sig. Coppa America in persona, il neozelandese Roussel Coutts, che dopo il divorzio da Alinghi è ancora a terra senza barca. E non credo che vi resterà a lungo. Certo, si tratta di sogni, perchè occorrono molti soldi per ingaggiare professionisti di questo livello, ma gli italiani sono capaci di tutto, ed è per questo che ci rivolgiamo a loro”.
E di italiani, a bordo?

“Sarebbe semplicemente fantastico poter attingere a piene mani dal talento tutto italiano di Francesco de Angelis, per esempio, qualora Luna Rossa abbandonasse la scena, per affiancargli i tanti giovani campioni italiani ancora sconosciuti o poco noti, a cominciare dal timoniere, che vorremmo fosse Gabrio Zandonà: un campione del mondo e d’Europa. Vi piacerebbe, per cominciare?”.

E con quali garanzie gli italiani dovrebbero affidarvi anche un solo euro?

Quello di una figura di garanzia è problema che ci siamo posti da subito, abbiamo contattato qualcuno e siamo in attesa di risposte. Potrebbe essere un italiano di successo, una persona nota, al di sopra delle parti, ma anche una figura più istituzionale, un uomo di riconosciuta personalità e di specchiato valore.

Chi gestirebbe il denaro?

Un istituto di credito, il più popolare possibile, magari anche le Poste.
Ed i suoi soci in questa impresa chi sono?

Due appassionati velisti come me: un amico giornalista che ha lanciato l’amo, se così possiamo dire, che ha avuto la “brillante” idea, ed un altro amico fotografo, che ha subito risposto positivamente. Per il momento preferiscono restare nell’anonimato, sconosciuti al grande pubblico, anche se l’ambiente della vela li conosce bene.
Non pensate di aver bisogno di un “testimonial”, qualcuno che vi aiuti ad uscire all’anonimato?

Altrochè! Aspettiamo proposte. Ma vorremmo qualcuno che davvero rappresenti l’idea, che so… un Peter Black italiano se fosse possibile, un uomo di mare davvero impegnato sui temi ambientali come fu per lo scomparso neozelandese, che non solo portò i kiwi a vincere la Coppa America, ma raccolse anche l’eredità di Jaques Cousteau prima di venire ucciso per rapina proprio in una delle sue prime missioni con la Calypso.

L’uomo che inventò i “calzini rossi”, il simbolo portafortuna della vincente sfida neozelandese?

Sì, l’uomo che seppe coinvolgere un’intera nazione. Se in Nuova Zelanda è accaduto che tutto un paese siè infilato i calzini rossi, pagandoli 20 dollari il paio, non vedo perchè in Italia non si possano far navigare milioni di barchette di carta, che è il simbolo della nostra sottoscrizione, della Repubblica Marinara.
E se tutto fallisse?

Pazienza. Ma resterebbe un certo amaro in bocca per aver perso un’occasione, per non aver dato vita a qualcosa che può renderci tutti protagonisti di un sogno comune, capaci di dare una spinta propositiva piuttosto che rimanere, ancora una volta, semplici tifosi dei giochi altrui.
E gli sponsor?

Ecocompatibili. Oppure capaci di mettere in cantiere progetti utili all’ambiente. Da anni si parla di alternativa al petrolio, per esempio, ma ancora si vede poco o nulla sul piano della propulsione a idrogeno. Ecco, qualcuno che volesse davvero darsi da fare in questo campo sarebbe il nostro partner ideale. E noi per lui.
Ma uno sponsor non è in contraddizione con lo spirito della sottoscrizione, dell’idea dell’azionariato popolare?

Uno o più sponsor compatibili sono in grado di coprire le spese del progetto. A quel punto i sottoscrittori avrebbero due strade a disposizione: monetizzare l’investimento, cioè riavere indietro almeno una parte del denaro sottoscritto, oppure decidere di mettere questo denaro a disposizione di un qualche organismo umanitario per progetti di pubblica utilità, magari nel terzo mondo. Ma anche, per esempio, per sostenere in Italia dei progetti di conservazione del patrimonio ambientale e culturale: penso alle oasi del WWF, per dire, oppure ai siti del Fai, oppure ancora ai molti meravigliosi angoli del nostro bel paese che non sono curati e conservati come meriterebbero.

Ciao Paolo, amico e collega

Si è improvvisamente spento a Roma Paolo Venanzangeli, il nostro Paolone, stroncato da una polmonite all’età di 56 anni. Una figura immancabile sui campi di regata, che fosse la Coppa America o una semplice regata di zona, Paolo era l’instancabile testimone, sempre presente, innamorato del suo lavoro di giornalista, inviato della rivista Nautica e capo ufficio stampa della Federazione vela.
Ci mancherai tanto, Paolo. Che il vento sia lieve, una brezza gentile.

Si sono svolti lunedì i funerali di Paolo Venanzangeli, giornalista e personaggio del mondo della vela, mancato nella notte del 31 marzo. Una cerimonia semplice nella parrocchia di Santa Maria Mater Dei nel Don Orione a pochi passi dalla casa
sulla Balduina dove viveva da sempre. A dare l’ultimo saluto a Paolone c’erano centinaia di persone, parenti, amici, colleghi e semplici velisti. In prima fila la sua compagna Bianca e il piccolo Marco di appena 6 anni, incredibilmente sereno e in grado di trasmettere a tutti un segnale di gioia pure in un giorno di lutto. Tra fiori e applausi tutti si sono stretti nei ricordi personali e collettivi del grande
e indimenticabile Paolone, con la voglia sentire ancora tra noi la sua presenza straripante e inconfondibile.

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Coppa America, al calar delle braghe

Domenica 1 aprile, a Valencia, gli undici Challenger e il Defender Alinghi sveleranno il disegno delle chiglie dei loro yacht di Coppa America e non potranno più contare sulla segretezza garantita fino ad allora dalle “gonne” che proteggono gli scafi, un telo che in Coppa America è comunemente chiamato “mutanda”.
Questa tradizione iniziò durante l’edizione del 1983 a Newport USA, quando Australia II celò per prima le sue linee d’acqua, prima di svelarfe, infine, a Trofeo conquistato. La cerimonia di “unveiling” avrà inizio alle 9.30 con il segnale di “divieto di gonna”. La barca o le barche dei team saranno totalmente visibili per i giornalisti e per i membri degli altri team che potranno osservarle nei piazzali delle rispettive basi. Dalle 11.30 alle 14.00 i piazzali saranno aperti anche al pubblico.