E gli altri stanno a guardare

Coppa America, la Corte Suprema di New York dà ragione ad Oracle

Dopo quasi due anni il duello di carte bollate tra Alinghi e Oracle si è risolto a favore dell’americana. Ed ora il confronto si trasferisce finalmente in acqua, in una sfida che promette di essere mozzafiato, a bordo di enormi multiscafi, trimarani probabilmente, autentiche macchine da velocità.

“Se ne vada a quel paese Alinghi e tutti quei team di furbi professionisti che l’hanno sostenuto ipocritamente finora”. Questo è quando si dice il fair play, oppure il parlar chiaro, fate voi. In ogni caso è il commento di Vincenzo Onorato, verace napoletan-ponzese, patron di mascalzone Latino, al verdetto della Corte Suprema di New York che nella lunga diatriba tra Alinghi ed Oracle ha infine dato ragione all’Americana, stabilendo che Ernesto Bertarelli, il magnate italo svizzero di Alinghi, la squadra detentrice dell’America’s cup l’aveva fatta forse troppo grossa.

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America’s Cup 33, esercizi di stile

Più lunghe, più leggere e più invelate. Ovvero più veloci e spettacolari. Queste le nuove barche che il Defender Alingi ha messo a punto per la prossima Coppa America del 2010. Sempre che la causa con Oracle vada a buon fine.

America’s Cup 33, questo il nome della nuova classe, evidente omaggio alla prossima edizione della regata più celebre al mondo che comunque vada, ed è l’unica cosa certa, sarà la numero 33, indipendentemente da ogni possibile verdetto di Tribunale.

Era ora che venissero messe in soffitta le attuali barche, vecchie oramai di quasi vent’anni, nate per la Coppa America 1992, edizione di San Diego, con il Moro di Venezia protagonista e giunte di fatto al capolinea, lente e persino brutte, senza più segreti da scovare per farle correre il più veloci possibile.

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Caro nemico ti scrivo

E’ questa la novità in Coppa America, le lettere. Dalle carte bollate e i tribunali, il duello tra il Defender Alinghi ed il Challenger Oracle, sembra essere ormai nelle mani del postino. Intanto le regate potrebbero tornare già dal 2009, a Valencia.
Si erano scritti ultimamente, lasciando intravvedere uno spiraglio, un ripensamento capace magari di restituire la Coppa America al mare, alle regate, liberandola dalle aule di tribunale. Ma in effetti la situazione non ha fatto un solo passo in avanti, anzi; sembra averne fatto ancora una volta uno indietro, perché la lettera di buone intenzioni che il patron di Alinghi Bertarelli, l’ultima della serie, ha spedito al patron di Oracle Ellison è rimasta lettera morta, come si suol dire: ovvero senza risposta.

E allora, che si fa? Si cerca di salvare il salvabile aprendo le iscrizioni ad una inedita Coppa America da tenersi a Valencia nel 2010, con le sfide tra i challenger già dal 2009, con le vecchie barche in acqua, gli stessi scatoloni del 2007, in attesa di concordare tutti insieme, dice Bertarelli, che barca fare per il 2010.

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Coppa America, e le carte stanno a guardare

Alinghi e Oracle cercano una data possibile per la sfida con i catamarani. Forse luglio 2009.
Il detentore Alinghi scrive allo sfidante Oracle e propone la data del luglio 2009 per l’inedita sfida con i catamarani. Ma se l’accordo non si trovasse si rifarebbe largo una nuova audizione davanti alla Corte Suprema di New York, con nuove carte bollate. Intanto Oracle si prende gli uomini migliori di Luna Rossa e forma un super team.

“Vi scriviamo per tentare di trovare un accordo sulla data delle regate”, si legge nella lettera che la Società Nautica di Ginevra, il Circolo detentore del Trofeo conquistato da Alinghi, ha indirizzato al Golden Gate Yacht Club, il Circolo sotto le cui insegne corre lo sfidante americano Oracle.

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Coppa America, all’aria tutti i progetti: si corre con i catamarani!

Sembra proprio profilarsi una sfida tra catamarani per la prossima Coppa America: un duello a due tra il detentore Alinghi e lo sfidante Oracle, che giudica “deludenti” i colloqui intentati per sanare una controversia senza fine.

La verità è che siamo davanti ad un pasticcio proprio ben fatto, un vero gorgo di pandette legali da cui nessuno sembra voler uscir fuori.

Tutto ha inizio a conclusione della XXXII edizione dell’evento, quando nello scorso luglio, conservata vittoriosamente la Coppa, Alinghi, come da regolamento, detta le regole per l’edizione successiva, prevista sempre a Valencia, nel 2009.

Dal cappello a cilindro del Signor Ernesto Bertarelli, patron di Alinghi, salta fuori (a sorpresa…?) una bella nuova classe di barche: basta con i vecchi e lenti classe America’s Cup, degli scatoloni dai quali oramai non si riesce a spremere più niente, e via a una concezione di barche completamente nuove, disegnate secondo una nuova formula, lunghe 90 piedi (oltre 27 metri), e con una montagna di vela in più rispetto ai Coppa America, lunghi “appena” 24 metri.

L’intento, è chiaro, è di rendere ancor più spettacolare un evento che lo sbarco in Europa, nella sua prima volta nella storia, dopo le origini del 1851 in Inghilterra, ha reso un vero “circus”, che non fa mistero alcuno di voler eguagliare lo spettacolo e il richiamo esercitato dalla Formula Uno automobilistica.

Le nuove barche, però, non piacciono a tutti. Non che non siano belle e necessarie, anzi; ma sono talmente nuove, talmente grandi da comportare inevitabilmente una lievitazione dei costi: progetto, realizzazione, messa in opera, equipaggio, manutenzione. Tutto da capo.

Ma soprattutto quello che non va giù è che Alinghi abbia fatto le cose in gran silenzio ed in grande fretta, senza consultare nessuno, ovvio, ma senza neppure dare il giusto tempo agli sfidanti per analizzare e digerire le nuove regole, imponendo loro la sfida già nel 2009.

Troppo anche per i ricchi patroni di Coppa.

Troppo per non alimentare i sospetti che Alinghi sia già notevolmente avanti nello sviluppo della nuova classe e, dunque, di nuovo in vantaggio sul resto della flotta.

Tanto più, già che gli animi sono… sereni, che Alinghi sceglie un inedito Yacht Club, il Club Náutico Español de Vela, come Circolo del Challenger of the Record: un club spagnolo sino a quel momento sconosciuto, rappresentante della sfida spagnola, al quale, come da regolamento, spetta il compito di rappresentare tutti gli sfidanti. E che accetta le nuove barche.

E’ a quel punto che Prada ringrazia e toglie il disturbo, lasciando gli italiani orfani di Luna Rossa e che Oracle si rivolge alla Corte Suprema di New York, chiamandola a decidere sulla legittimità dell’operazione e sulla possibilità di una sfida a due, Oracle-Alinghi, come pure stabilisce il “Deed of gift”, l’atto di donazione, il regolamento ultracentenario che fissa le regole base dell’America’s Cup. Una sfida, udite udite, da disputarsi… con dei catamarani!

Saltato ogni tentativo di conciliazione, la Corte di New York dà infine ragione ad Oracle, il quale chiede allora che la Coppa sia disputata a Valencia nel 2009, così come previsto inizialmente.

Ma a quel punto è Alinghi a fare il sordo e a non voler ascoltare le richieste americane.

<<Il Signor Bertarelli ci propone una revisione del “Deed of gift”, una nuova stesura>>, dice Larry Ellison, patron di Oracle, precisando di avergli invece chiesto di pronunciarsi chiaramente sulla data del 2009.

E nell’assenza di un accordo tra le parti la legge sovrana resta quella dell’atto di donazione che tutto regola e in base al quale Oracle ha lanciato la sua sfida in catamarano, da tenersi nel 2008. E ad Alinghi non resterebbe che accettarla.

In un’intervista rilasciata lunedì 10 dicembre al quotidiano svizzero Le Temps, dopo aver scartato l’ipotesi di una Coppa nel 2009, già rinviata dall’America’s Cup Management, Ernesto Bertarelli è sembrato rassegnato all’idea dei catamarani, affermando che Alinghi si sta preparando a “un duello tra multiscafi”.

Per la cronaca toccò già ad un altro patron di Coppa America arrendersi all’idea di un multiscafo. Fu nel 1988 quando esasperando l’interpretazione del Deed of gift (al solito), il vulcanico milionario neozelandese Michel Fay lanciò la sfida agli americani con un barcone di 37 metri con tanto di bompresso, Big Boat KZ1.

Per nulla intimorito, Mr. Coppa America in persona, il mitico Dennis Conner, rispose da par suo, mettendo in acqua un agile e velocissimo catamarano: Stars and Stipes. Ed ebbe vita facile.

Ah, detto di sfuggita: su Oracle il padrone del vapore è oggi Russel Coutts.

E il burbero orsetto neozelandese è della stessa identica stoffa di tennis Conner.

‘A Coppa America

Mascalzone Latino lancia la sfida alla XXXIII edizione della Coppa America. Il team dell’armatore napoletano Vincenzo Onorato ha dato l’annuncio oggi, dopo mesi di incertezze e titubanze, legate alle nuove regole messe in campo dal detentore Alinghi ed anche ai nuovi e maggiori impegni economici che la sfida edizione 2009 comporta.

Si correrà con le nuove barche di 90 piedi, oltre 27 metri di lunghezza, e non più con i classe Coppa America di circa 24 metri di lunghezza. Aumenta di circa il 50 per cento anche la superficie velica, mentre le derive saranno basculanti: è quasi un ritorno ai vecchi “J” Class. L’intento è di rendere ancor più spettacolare una manifestazione che a Valencia ha conosciuto il suo momento topico. Le vecchie barche, nate a fine anni 80, non avevano oramai più segreti per nessuno ( o quasi…, giunte al limite della loro evoluzione di formula.)

Alinghi e Oracle, prove di dialogo

I rappresentati del sindacato svizzero e di quello americano si incontreranno domani mattina a New York per tentate di risolvere in extremis la grana giudiziaria relativa alla 33/a edizione della Coppa America di vela in programma a Valencia nel 2009, sollevata dagli americani di Oracle.

“Proposto dal detentore svizzero del titolo Alinghi, il vertice e’ stato accettato dallo sfidante statunitense Oracle, ha spiegato Michel Hodara, direttore generale dell’AC Management, la società organizzatrice della Coppa legata ad Alinghi. Oracle giudica troppo favorevole al defender il nuovo regolamento della Coppa stilato da Alinghi e per questo ha fatto ricorso ad un tribunale di New York, la sede competente per discettare del “Deed of Gift”, l’ultra centenario atto di donazione che sul quale si basano le regole dell’America’s Cup. Il sindacato statunitense rappresentato dal Golden Gate Yacht Club (Ggyc) di San Francisco, aveva annunciato una rottura dei negoziati attribuendo la colpa ll’intransigenza di Alinghi, che non intende cambiare idea sulle nuove regole imposte alla manifestazione, da quelle tecniche (barche di 90 piedi, oltre 27 metri in luogo delle vecchie, di 24 metri di lunghezza), a quelle organizzative (regate ogni due anni, in luogo dei canonici 4 e circuito preliminare itinerante). La rottura lasciava prevedere una lunga procedura davanti alla giustizia statunitense e un piu’ che probabile rinvio della prova prevista per il 2009. Ma ora i dirigenti della societa’ nautica di Ginevra (Sng), che rappresenta Alinghi, parteciperanno lunedi’ a New York a questi colloqui, ultima spiaggia per scongiurare il rinvio, con i rappresentanti della GGYC e diOracle. Alinghi “provera’ fino all’ultimo minuto a trovare una soluzione per risolvere il problema”, ha rivelato una fonte vicina al sindacato svizzero. M. Hodara ha da parte sua espresso la speranza che la 33/a edizione “abbia luogo nel 2009”. Ma comunque vada non è per nulla scontato che sia un successo.

Il sito dell’America’s Cup

Buon vento, Repubblica Marinara!

Anche per questa estate la navicella di Thalassa alza le vele delle vacanze e si prende un periodo di riposo.

Ci rivedremo in settembre quando saremo tutti più rilassati, abbronzati perchè no, e pieni di nuovi progetti e buoni propositi per l’inverno.

E’ stata anche questa una stagione di belle sorprese per la rubrica, che ha registrato ancora una volta, così come lo scorso anno, un lusinghiero apprezzamento e tante, tante pagine visitate.

Lo speciale Coppa America, per dirne una, con le imprese di Luna Rossa e
Alinghi, è stato sfogliato quasi 40 mila volte. E migliaia e migliaia sono state le altre pagine lette. Grazie.

Sarebbe bello che questa passione per il mare potesse confluire nell’iniziativa che ho immodestamente lanciato e che Rainews24 ha amabilmente ospitato: Repubblica Marinara.

Sì, è la Sfida per una partecipazione popolare alla Coppa America, la Sfida di dire tutti insieme che l’Ambiente, il mare, sono il nostro bene più prezioso, che abbiamo il dovere di proteggere, curare, conservare e fare che tutti ne parlino. Sarebbe bello che anche solo una parte di voi accettasse questa Sfida un po’ folle, che in molti hanno già lanciato.

Spero di ritrovarvi in tanti a bordo di Repubblica Marinara.
Dateci un’occhiata > www.repubblicamarinara.it

Grazie e buone vacanze!

Enzo Cappucci

Repubblica Marinara, la nuova sfida italiana all’America’s Cup in nome dell’ambiente

 Repubblica Marinara, la Sfida popolare italiana all’America’s Cup”. L’annuncio arriva a sorpresa nell’ultimo giorno di regate della Louis Vuitton Cup di Valencia, in Spagna, che segna l’uscita di scena di
Luna Rossa, sconfitta da New Zealand con un secco 5 a 0. Le agenzie di stampa battono i titoli: “Lanciata nuova sfida italiana: Repubblica Marinara”, (APCom);
” Una sottoscrizione per una nuova sfida italiana”,(ADNKronos); “Nuova sfida italiana parte da Valencia”, (Ansa).

L’annuncio crea un certo stupore nell’ambiente e soprattutto molta curiosità perchè giunge inaspettato attraverso un sito internet (www.repubblicamarinara.it) che si propone nientemeno che di mettere insieme gli appassionati italiani, chiedendo loro una sottoscrizione; mentre il quotidiano La Repubblica (venerdì 8 giugno) aggiunge nelle pagine sportive che il team manager della sfida potrebbe essere addirittura Francesco De Angelis, lo skipper di Luna Rossa.
Ce n’è abbastanza per far saltare sulla sedia più di un addetto ai lavori.

Eppure nessuno sa chi c’è dietro questa sfida, di quali capitali disponga, come vuole agire e come eventualmente intenderebbe gestire il denaro che chiede in affidamento agli italiani. Sul sito internet della sedicente Repubblica Marinara si legge di un programma che è in fondo condivisibile, il quale non ha esclusivamente la vela in primo piano, ma si propone obiettivi anche più ambiziosi, come l’ambiente e la sua protezione, la ricerca di uno sviluppo compatibile con il nostro ecosistema non più sfruttabile all’infinito. Gli ideatori di questa “Sfida popolare”, che si fonda sul contributo anche di un 1 solo euro, intendono insomma usare la Coppa America come palcoscenico per la questione ambientale, riuscendo magari a portare davvero il Trofeo in Italia, per sensibilizzare i connazionali alla difesa del loro Belpaese e dell’universo intero. Vasto programma.

Eppure proprio in Italia a qualcuno non è sfuggita la portata della questione: “Un’ottima idea
per promuovere nel mondo le doti migliori del nostro Paese, quel mix tra natura, cultura, talenti e capacità di innovare che fa grande l’Italia nel mondo”, scrive il deputato dell’Ulivo Ermete Realacci, ambientalista della prima ora, eletto peraltro nel collegio della “Repubblica Marinara” di Pisa, tra i primi firmatari della “Sfida”. Ma, insomma, chi c’è dietro questa iniziativa che già fa gola alla politica? Sul solito sito (www.repubblicamarinara.it) si legge di un giornalista e di un fisico dell’atmosfera, nucleo primordiale del comitato promotore: abbiamo parlato proprio con quest’ultimo, il fisico, che risponde al nome di Carlo Buontempo e che lavora in Gran Bretagna, presso l’ufficio metereologico nazionale, l’UK Meteo Office. Un emigrante di talento, insomma. Lo abbiamo intervistato.

 

Dr. Buontempo, ma davvero crede che gli italiani siano disposti a sposare la sua idea? In questo paese ci sono gli steccati ideologici, le contrapposizioni… Coppi e Bartali… Mica è facile mettere d’accordo gli italiani.

“Io credo che il futuro debba essere preoccupazione di tutti, senza distinzioni di sorta. E’ vero che qui parliamo in fondo di una Sfida di vela, di Coppa America, ma sotto sotto intendiano lanciare una sfida ben più importante che è quella del clima, di un mutamento che è oramai sotto gli occhi di tutti, non solo degli scienziati o dei “fanatici” ambientalisti. E che non puo’ più essere sottovalutato”.
Lei ha ulteriori elementi di prova sui mutamenti climatici?
“Non occorre essere degli scienziati per rendersi conto di quanto sta accadendo: basta leggersi per esempio l’ultimo assestement report del IPCC, il Comitato Internazionale per i Cambiamenti Climatici (www.ipcc.ch) per rendersene conto. Il clima del nostro pianeta cambia e noi ne siamo largamente responsabili. Una sintesi la può trovare anche a quest’altro indirizzo internet: Metoffice.gov.uk.
Ma vuole un dato su tutti? Sei dei sette anni piu’ caldi in assoluto, in termini di temperatura media superficiale del pianeta (http://data.giss.nasa.gov/gistemp/2005/), compreso il 2006, sono stati registrati dal 2001. Mentre i dieci anni più caldi della storia si contano tutti a partire dal 1995… (Per dati piu’ aggiornati il lettore puo’ visitare (http://www.ncdc.noaa.gov/oa/climate/research/2007/apr/global.html).
Se poi, invece, vogliamo restare al tema della Coppa America, guardi allora come sono iniziate le regate a Valencia: giorni e giorni di bonaccia totale, completa assenza di vento. Le sembra normale?”.

E in che modo contate di risolvere la questione?

“Risolverla non è certamente alla nostra portata: non la risolviamo delegandola ad una regata. Però contiamo di amplificare il problema, di sensibilizzare l’opinione pubblica per dirottarla, diciamo così, sulle questioni che ci riguardano da vicino, entusiasmandola però con
i risultati di Coppa America. In Italia c’è un pubblico numeroso e molto appassionato e vorremmo che tifasse per la sua “Repubblica”, per il suo habitat, per il bene del suo paese e del pianeta se me lo lascia dire”.
Ma avete un’idea sull’equipaggio, sulla barca sui finanziamenti necessari?

“Io rappresento con i miei amici solo l’embrione della questione. E’ chiaro che tutto deve ancora essere costruito. Ma questo è il momento di farlo perchè, finita questa edizione della Coppa, a Valencia, sul campo, rimangono molte illusioni perdute che potremmo raccogliere per indirizzarle sul progetto di Repubblica Marinara: sul mercato ci sono barche di primo piano da poter acquistare e uomini di grande talento, che sono tutt’ora senza “casacca”. C’è per esempio l’americano Paul Cayard, l’indimenticabile skipper del Moro di Venezia, innamorato dell’Italia e ben a conoscenza del nostro progetto, che ha molto apprezzato. E c’è poi il Sig. Coppa America in persona, il neozelandese Roussel Coutts, che dopo il divorzio da Alinghi è ancora a terra senza barca. E non credo che vi resterà a lungo. Certo, si tratta di sogni, perchè occorrono molti soldi per ingaggiare professionisti di questo livello, ma gli italiani sono capaci di tutto, ed è per questo che ci rivolgiamo a loro”.
E di italiani, a bordo?

“Sarebbe semplicemente fantastico poter attingere a piene mani dal talento tutto italiano di Francesco de Angelis, per esempio, qualora Luna Rossa abbandonasse la scena, per affiancargli i tanti giovani campioni italiani ancora sconosciuti o poco noti, a cominciare dal timoniere, che vorremmo fosse Gabrio Zandonà: un campione del mondo e d’Europa. Vi piacerebbe, per cominciare?”.

E con quali garanzie gli italiani dovrebbero affidarvi anche un solo euro?

Quello di una figura di garanzia è problema che ci siamo posti da subito, abbiamo contattato qualcuno e siamo in attesa di risposte. Potrebbe essere un italiano di successo, una persona nota, al di sopra delle parti, ma anche una figura più istituzionale, un uomo di riconosciuta personalità e di specchiato valore.

Chi gestirebbe il denaro?

Un istituto di credito, il più popolare possibile, magari anche le Poste.
Ed i suoi soci in questa impresa chi sono?

Due appassionati velisti come me: un amico giornalista che ha lanciato l’amo, se così possiamo dire, che ha avuto la “brillante” idea, ed un altro amico fotografo, che ha subito risposto positivamente. Per il momento preferiscono restare nell’anonimato, sconosciuti al grande pubblico, anche se l’ambiente della vela li conosce bene.
Non pensate di aver bisogno di un “testimonial”, qualcuno che vi aiuti ad uscire all’anonimato?

Altrochè! Aspettiamo proposte. Ma vorremmo qualcuno che davvero rappresenti l’idea, che so… un Peter Black italiano se fosse possibile, un uomo di mare davvero impegnato sui temi ambientali come fu per lo scomparso neozelandese, che non solo portò i kiwi a vincere la Coppa America, ma raccolse anche l’eredità di Jaques Cousteau prima di venire ucciso per rapina proprio in una delle sue prime missioni con la Calypso.

L’uomo che inventò i “calzini rossi”, il simbolo portafortuna della vincente sfida neozelandese?

Sì, l’uomo che seppe coinvolgere un’intera nazione. Se in Nuova Zelanda è accaduto che tutto un paese siè infilato i calzini rossi, pagandoli 20 dollari il paio, non vedo perchè in Italia non si possano far navigare milioni di barchette di carta, che è il simbolo della nostra sottoscrizione, della Repubblica Marinara.
E se tutto fallisse?

Pazienza. Ma resterebbe un certo amaro in bocca per aver perso un’occasione, per non aver dato vita a qualcosa che può renderci tutti protagonisti di un sogno comune, capaci di dare una spinta propositiva piuttosto che rimanere, ancora una volta, semplici tifosi dei giochi altrui.
E gli sponsor?

Ecocompatibili. Oppure capaci di mettere in cantiere progetti utili all’ambiente. Da anni si parla di alternativa al petrolio, per esempio, ma ancora si vede poco o nulla sul piano della propulsione a idrogeno. Ecco, qualcuno che volesse davvero darsi da fare in questo campo sarebbe il nostro partner ideale. E noi per lui.
Ma uno sponsor non è in contraddizione con lo spirito della sottoscrizione, dell’idea dell’azionariato popolare?

Uno o più sponsor compatibili sono in grado di coprire le spese del progetto. A quel punto i sottoscrittori avrebbero due strade a disposizione: monetizzare l’investimento, cioè riavere indietro almeno una parte del denaro sottoscritto, oppure decidere di mettere questo denaro a disposizione di un qualche organismo umanitario per progetti di pubblica utilità, magari nel terzo mondo. Ma anche, per esempio, per sostenere in Italia dei progetti di conservazione del patrimonio ambientale e culturale: penso alle oasi del WWF, per dire, oppure ai siti del Fai, oppure ancora ai molti meravigliosi angoli del nostro bel paese che non sono curati e conservati come meriterebbero.

Alinghi, mettiamo le cose a posto

Dopo la rocambolescaregata di ieri che ha visto imporsi BMW Oracle, abilissima nello sfruttare i salti e l’assenza di vento, la svizzera Alinghi, detentrice dell’America’s Cup, torna oggi ad imporre la sua legge, vincendo la seconda regata di flotta. +39 rompe l’albero e Luna Rossa finisce solo quinta.

Risultati di oggi Act 13-Turno 2 (regate di flotta) e classifica provvisoria

Turno 2:

1. Alinghi (Sui 91), in 57’58”
2. Desafio Espanol 2007 (Esp 97), a 32″
3. Emitares Team New Zealand (Nzl 84), a 57″
4. Bmw Oracle Racing (Usa 87), a 1’17”
5. Luna Rossa Challenge (Ita 94), a 1’33”
6. Mascalzone Latino-Capitalia Team (Ita 99), a 1’53”
7. +39 Challenge (Ita 85), a 1’57”
8. Team Shosholoza (Rsa 83), a 2’33”
9. United Internet Team Germany (Ger 89), a 2’50”
10.Areva Chllenge (Fra 93), a 2’53”
11.Victory Challenge (Swe 96), a 3’15”
12.China Team (Chn 95), a 22’13”

Classifica provvisoria Act 13:

1. Alinghi (Sui 91), punti 21
1. Bmw Oracle Racing (Usa 87), 21
3. Emirates Team New Zealand (Nzl 84), 18
4. Mascalzone Latino-Capitalia Team (Ita 99), 17
5. Desafio Espanol 2007 (Esp 97), 16
6. Luna Rossa Challenge (Ita 94), 14
7. Team Shosholoza (Rsa 83), 13
8. United Internet Team Germany (Ger 89), 11
9. +39 Challenge (Ita 85), 9
10.Areva Challenge (Fra 93), 7
11.China Team (Chn 95), 3
12.Victory Challenge (Swe 96), 3.