Trofeo Arcipelago Toscano ai nastri di partenza

Quattro regate per  tre mesi  nelle isole toscane: già attivo il sistema di pre- iscrizione agevolata

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A pochi giorni dalla partenza de La Lunga Bolina,  prima delle 4 regate valide per l’assegnazione del Trofeo Arcipelago Toscano, il Comitato Direttivo,  dove al suo interno spiccano i Presidenti dei Circoli fondatori,  è già pronto con un sistema semplificato per la pre-iscrizione ai 4 eventi, al fine di agevolare e promuovere la partecipazione alle regate del circuito.

Il 22 Aprile infatti prenderà il via La Lunga Bolina, dal Porto di Riva di Traiano verso il Monte Argentario, intorno alle isole di Giannutri, Giglio e Montecristo, e già in  banchina alla partenza gli armatori potranno esprimere la loro intenzione di far parte del TAT,  senza più duplicare la documentazione  relativa alle diverse iscrizioni, e trascorrere i mesi di aprile , maggio e giugno tra le località più belle del Tirreno, negli approdi sicuri e riparati, messi a disposizione dalle Marine locali.

Il Trofeo Arcipelago Toscano, promosso da sei Circoli , che si svolge sotto l’egida della Federazione Italiana Vela e dell’Unione Vela Altura Italiana e con i patrocini della Regione Toscana e del Comune di Monte Argentario, sta riscuotendo molta attenzione anche da parte dagli enti locali, che stanno collaborando per un  progetto di promozione del territorio e delle aziende che insistono nell’area.

Sono molto soddisfatto – dichiara il neo Presidente del TAT Alessandro M. Rinaldi  –  del lavoro concreto che tutti i Presidenti dei Circoli coinvolti  hanno fatto per la riuscita del TAT. Organizzare un circuito di regate offshore non si era ancora mai visto, anche perchè rappresenta un percorso naturale di risalita da Riva di Traiano, alle porte di Roma, fino a Punta Ala, passando per l’Argentario,  che offre agli armatori la possibilità di sostare ogni due settimane in 4 porti diversi,  godendosi la navigazione intorno alle isole meravigliose dell’Arcipelago toscano.

Che sia uno scenario incantevole lo confermano gli armatori “Certamente chi ama le regate lunghe troverà nei percorsi tutte le condizioni tecniche per affrontare delle competizioni tecniche, godendo di paesaggi incantevoli. I passaggi tra le isole non sono da sottovalutare in termini di tattica e sarà bello confrontarsi sul campo di regata anche se, non nascondo che a me come a tanti, piace molto il dopo regata, quando ci si trova negli eventi sociali con tanti armatori ed equipaggi a condividere e commentare le giornate trascorse in mare“ dice Enrico De Crescenzo armatore di Luduan.

Se a Riva di Traiano tutto è pronto per l’imminente partenza di La Lunga Bolina, il 21 Aprile, a Cala Galera si lavora per rendere gradevole l’ospitalità e garantire il massimo divertimento in acqua “ La Coppa della Regina con le sue 39 edizioni è una regata storica del Circolo nautico e della Vela Argentario “ dice il presidente Claudio Boccia “  che quest’anno ha un percorso ridisegnato, in occasione dell’ingresso  nel circuito di regate valide per l’assegnazione del  Trofeo Armatore dell’Anno istituito dall’Uvai. La partenza sorprenderà i partecipanti perché, girando una boa davanti a Porto Ercole, avranno modo di vivere i momenti ‘della notte dei pirati’ prima di dirigersi all’isolotto e poi via verso Talamone. L’assistenza agli equipaggi ha già pensato ad un servizio navetta per consentire agli equipaggi di trovare l’auto al loro arrivo a Porto Santo Stefano, dove le barche potranno rimanere in attesa della Silver Race”.

Le pre-iscrizioni possono essere fatte  direttamente sul sito http://www.trofeoarcipelagotoscano.org o cliccando sul logo del Trofeo Arcipelago Toscano sul sito di ognuna delle regate del TAT. Per contattare l’ufficio regate: raceoffice@trofeoarcipelagotoscano.org tel 0564 833804.

TAT: le regate

 

Regata 1: La Lunga Bolina  (22/25 aprile) Circolo Canottieri Aniene – 1892, costituita da un percorso di circa 135 miglia, da Riva di Traiano, Formiche di Grosseto, Porto Santo Stefano, Isola del Giglio, Giannutri, Riva di Traiano o da altri percorsi nell’ambito della stessa area di mare tra le isole dell’ Argentario e Riva di Traiano. Valevole come regata del Campionato Offshore;

Regata 2: Regina dei Paesi Bassi (6/8 maggio) Circolo Nautico e della Vela Argentario, costituita da un percorso di circa 116 miglia, da Porto Ercole, Talamone, Formiche di Grosseto, Isola di Montecristo, Isola di Giannutri, Porto Santo Stefano. Valevole come regata del campionato Offshore;

Regata 3: Silver Race  (21/22 maggio) Circolo Velico e Canottieri P. S.Stefano e Yacht Club Santo Stefano, costituito da un percorso di circa 93 miglia, da Porto Santo Stefano, giro dell’ Isola d’ Elba, Punta Ala;

Regata 4: 151 Miglia (2/4 giugno) Yacht Club Punta Ala e Yacht Club Repubblica Marinara di Pisa, costituito da un percorso di circa 151 miglia, da Livorno, Marina di Pisa, Giraglia, Isola d’Elba, Formiche di Grosseto, Isola dello Sparviero, Punta Ala. Valevole come regata del Campionato Offshore;

Mare Nostrum, le trivelle della discordia

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Il 17 aprile gli italiani sono chiamati a votare il referendum sulle estrazioni di gas e di idrocarburi nei mari prospicienti la Penisola.
Votando “Sì” si impedisce che i giacimenti entro le 12 miglia dalla costa, che nel mare Adriatico sono decine, vadano sino a esaurimento, per fermarsi alla scadenza delle concessioni: 30 anni, rinnovabili fino a complessivi 50.
Votando “No”, al contrario, si lasciano le cose come stanno, con i pozzi sfruttabili fino al loro esaurimento.
Thalassa non poteva rimanere indifferente di fronte a una questione che la tocca così da vicino.
Speriamo di farvi cosa utile con questo speciale che pur senza prendere posizione cerca di illustrare le ragioni del… mare, naturalmente.

Di Enzo Cappucci
Sarà un caso, la vera divinità del mondo sosteneva Goethe, ma il referendum sulle trivellazioni nel mare nostro cade proprio nell’anniversario dai 6 anni di uno dei maggiori disastri ambientali mai avvenuti sul Pianeta, quello che il 20 aprile del 2010 devastò il Golfo del Messico, inondato da un mare di petrolio, a causa – ebbene sì- dell’esplosione di una piattaforma petrolifera della British Petroleum.
In 106 interminabili giorni – tanto ci volle per tappare la falla in profondità- si riversarono in mare 500 mila tonnellate di petrolio.
Le conseguenze di quel disastro si scontano ancora oggi e le si sconteranno per secoli, perché il fondo del Golfo è sostanzialmente asfaltato, con buona pace di tutti.
Un disastro simile nel piccolo e fragile Mediterraneo, temono gli ambientalisti, significherebbe dare un colpo di grazia forse definitivo ad un mare già assai sfruttato, vittima degli inquinamenti industriali, di quelli agricoli e di un’attività produttiva senza precedenti, come turismo, navigazione, posa di cavi marini, trasporti marittimi, attività portuali, estrazione di sabbia e per ultimo ma non ultimo di pesca intensa.
Si calcola che la pesca tradizionale è oramai in caduta libera, impoverita perché sfruttata al 90 per cento delle sue risorse e che per questo l’acquacoltura da qui al 2030 crescerà del 112 per cento.
Per quanto riguarda il turismo, i 300 milioni di persone che oggi si bagnano nel mare nostro diventeranno 500 entro 15 anni, mentre entro 10 anni verranno cementati ulteriori 5 mila chilometri di coste.
Questo scenario, disegnato dal WWF, tiene poi conto dei rischi sismici che gravano sull’intero bacino mediterraneo, nel Tirreno in particolare, a fronte di una produzione petrolifera stimata nell’1 per cento del fabbisogno nazionale e di riserve petrolifere stimate complessivamente in 9 miliardi e 400 mila tonnellate equivalenti di petrolio, ovvero nel 4,6 per cento delle riserve planetarie, con una produzione estrattiva che nel 2011 è stata di 87 milioni di tonnellate, concentrata soprattutto in Spagna e in Italia.
Insomma, sulle spalle di questo minuscolo mare chiuso, appena l’1 per cento dei mari del pianeta, pesano appetiti forti; degli stati, ma anche delle singole industrie, impegnate in una corsa al petrolio che ricorda molto quella all’oro nel Far West, ovvero ognuno per sé, senza una politica comune, come stabilirebbe un invece documento della Commissione europea, adottato già nel 2007, e come indica una direttiva europea del 2014, secondo cui il Mare Nostrum deve essere oggetto di un piano di crescita sostenibile, quindi in coerenza con gli impegni sul clima della Conferenza di Parigi, assunti anche dall’Italia.
Insomma, in teoria si dovrebbe investire nelle energie rinnovabili, non inquinanti e non, al contrario, su quelle fossili.

 

Tu trivelli e pure io
Comunque vada il referendum non può cambiare la situazione di un Mediterraneo divenuto sostanzialmente il far West, in cui ognuno trivella secondo norme proprie, senza alcun criterio comunitario, vale a dire come “membri” dello stesso mare.

La cartina del Mediterraneo, pubblicata qui sotto, è stata elaborata dall’associazione ambientalista WWF, sulla base di una ricerca a cui hanno partecipato 8 dei maggiori paesi affacciati sul Mediterraneo, ci dà un quadro dettagliato dei progetti estrattivi nel Mare Nostrum, un bacino chiuso, che rappresenta appena l’1 per cento dei mari del Pianeta. A ben vedere, con l’esclusione del Tirreno, la Penisola è sostanzialmente circondata da trivelle in attività, quelle al nord dell’Adriatico, e da quelle in corso di sviluppo, in verde in varia gradazione, che interessano l’Adriatico meridionale, lo Ionio e quindi il Canale di Sicilia.

Il referendum o, meglio, ciò che rimane di una richiesta che era inizialmente più ampia e che mirava a spuntare il decreto “Sblocca Italia”, che assegnava allo Stato la competenza sulle autorizzazioni, norma poi modificata a favore delle Regioni, evitando così il referendum, non ha valore retroattivo: non interviene quindi sulle concessioni già garantite, ma solo su quelle a venire, ed è in sostanza contro la durata indefinita delle trivellazioni, rendendole impossibili- in caso di vittoria del sì-  entro le 12 miglia dalla costa. In Italia ci sono oggi circa 135 piattaforme offshore, ma la gran parte si trova oltre le 12 miglia dalla costa, quindi non interessate dal referendum, che invece riguarda da vicino 21 titoli, circa 39 impianti, che si trovano in Veneto, in Emilia-Romagna, nelle Marche, in Calabria, in Basilicata e in Sicilia.
Le prime concessioni che scadranno sono quelle degli impianti più vecchi, realizzati negli anni ’70.
La norma prevede che le concessioni abbiano una durata iniziale di 30 anni, prorogabile una prima volta per altri 10, una seconda volta per 5 e una terza volta per altri 5: al termine della concessione, le aziende possono chiedere di prorogare la concessione fino l’esaurimento del giacimento. Se al referendum dovessero vincere i “Sì”, gli impianti delle 21 concessioni di cui si parla dovranno chiudere tra 5-10 anni. Gli ultimi impianti, invece, cioè quelli che hanno ottenuto le concessioni più recenti, dovrebbero chiudere tra circa 20 anni. E’  indicativo che ai prezzi odierni del greggio, trivellare non è conveniente e la dimostrazione è il recente abbandono del progetto da parte della compagnia che avrebbe voluto sfruttare le acque al largo del Gargano, vicino alle isole Tremiti, paradiso nostrano. Oggi sarebbe economicamente conveniente trivellare con un prezzo del greggio tra i 50 ed i 60 dollari al barile. Diversamente l’affare sarebbe solo un bidone. Resta da dire che pure fatte salve le coste del Bel Paese, le trivellazioni riguardano oramai il Mediterraneo intero, paesi nordafricani per primi e che, quindi, al di là del referendum italiano, il problema va inserito in un quadro di regole complessive, perché come la storia ci ha insegnato e come dovrebbe insegnarci la sua cultura millenaria, il nostro è un mare che unisce le sue diverse sponde, prima ancora di separarle.

 

Alle Tremiti non si trivella
Scampato pericolo per il piccolo arcipelago pugliese, dove avrebbero voluto avviare le ricerche di petrolio e gas proprio nelle acque di casa. La compagnia rinuncia. Thalassa é andata e vedere di persona. Guarda il video:

 

Torre Guaceto. La moltiplicazione dei pesci, in nome del pane
L’organizzazione ambientalista Greenpeace, contraria alle trivellazione nei nostri mari, ha offerto il proprio appoggio ai pescatori di una delle Riserve marine più efficienti e organizzate d’Italia, quella di Torre Guaceto, in Puglia, alle porte di Brindisi.
Dopo anni di sospettosa diffidenza i pescatori hanno preso atto che una pesca sostenibile è più fruttuosa di uno sfruttamento sistematico del mare. Guarda il video:

 

AirGun, ti sparo l’aria compressa!
Non sono solo le trivelle al centro delle contestazioni, ma è l’intero processo di ricerca dei giacimenti ad inquietare gli ambientalisti, perché portato avanti attraverso l’uso di uno strumento particolare, detto AirGun (letteralmente pistola ad aria), capace di sparare nelle viscere della terra un getto d’aria talmente forte da creare onde d’urto notevolissime, avvertibili nel raggio di chilometri.
I recenti e ripetuti spiaggiamenti di capidogli lungo le spiagge adriatiche sembra siano dovuti proprio a questa tecnica. Guarda il video:

 

Alla Roma abbondano i solitari

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Conclusa la bella classica del Tirreno, la Roma X 1 X 2 e X Tutti, che fa ritorno a Riva di Traiano dopo aver doppiato le isole Eolie. Una regata bella e avvincente che ha visto l’ennesimo successo di Andrea Mura con il suo rodato Vento di Sardegna.
Sorprendente la prova di Cippa Lippa che conquista la Line Honours, ovvero vince la regata in tempo reale. Sfortunata, infine, la gara di Giancarlo Pedote, che conclude secondo su Fantastica.

Saluta con la “manita” Andrea Mura, dopo aver conquistato per la quinta volta la vittoria nella “Roma”.
L’unica novità è che ha vinto in solitario, mentre nelle altre quattro edizioni, l’affermazione c’era stata in doppio insieme a Guido Maisto.
”E’ una corsa bellissima – ci dice Andrea – molto difficile e alla quale sono anche affezionato per tanti motivi. E’ anche l’unica nel suo genere. Una corsa senza fronzoli, sia in mare, sia a terra, dove l’organizzazione ti mette a tuo agio permettendoti di correre in tempo reale, senza richiedere certificati costosi e oltretutto  inutili per barche come la nostra. E’ stata una bella regata che abbiamo corso tutta di poppa, sia nella discesa verso Lipari, sia nel ritorno verso Riva. Difficile il passaggio di Lipari, dove il vento ha mollato ma, visto che c’era il sole, è stata anche un’occasione per rilassarsi con una temperatura quasi estiva. E’ stato bello e mi sono divertito. Sono contento anche della partecipazione di Giancarlo Pedote, di  Andrea Fantini e di Michel Cohen e mi è dispiaciuto molto per Matteo Miceli e Carlo Potestà. Abbiamo fatto questa bella corsa e ora in Mediterraneo noi solitari non sappiamo cosa fare. Mi auguro che si aprano anche altre occasioni per farci correre insieme. Qui le corse possono essere belle come in Oceano e spero davvero che il nostro movimento cresca e che organizzatori e sponsor ci facciano crescere anche in casa nostra”.
Dal caldo estivo di Andrea Mura al freddo di Guido Paolo Gamucci, armatore del Cookson 50 Cippa Lippa 8 che ha stravinto in tempo reale conquistando una meritata Line Honours. “E’ vero, abbiamo sofferto il freddo di notte. Si gelava davvero e abbiamo dormito nei sacchi a pelo”.
Anche per Cippa Lippa la piatta di Lipari ha determinato uno stop. “Siamo stati fermi non so quanto – continua Gamucci – forse più di sei ore. Poi per fortuna siamo ripartiti e nel ritorno, come nella discesa a Lipari, c’è stato un bel vento di poppa. Abbiamo planato parecchio e abbiamo raggiunto una velocità di punta di 22.5 nodi. Un po’ di zigzag al Circeo e poi diritti fino a Riva. E’ stata davvero una gran regata, divertente come poche”.
Nel pomeriggio altri arrivi. Ha iniziato alle 12:51:18 Milu III, Mylius 14e55 di Andrea Pietrolucci, poi Bewild, Swan 42 di Renzo Grottesi,  alle 13:08:46 ed infine Giancarlo Pedote, sul Class 40 Fantastica Prysmian di Lanfranco Cirillo, alle 13:43:43.
Per Pedote motore fuori uso ed intervento degli ormeggiatori e del gommone comitato per aiutalo nell’entrata in porto e nell’ormeggio. Sotto la chiglia anche un gran bel tronco, preso, per fortuna, a poche miglia da Riva. Ma gli ormeggiatori di Riva di Traiano hanno risolto con la consueta perizia.
I prossimi arrivi previsti nella notte sono quelli di Lisa e Mowgli nella “per Tutti” e di Neo Scheggia che conduce la flotta della “per 2”.

Brindisi, tra mare e cultura

Sul lungomare di Brindisi si affaccia uno dei più bei Palazzi della città, il Palazzo Belvedere, che ospita la magnifica collezione archeologica Faldetta, una donazione privata che ha trovato spazio in un edificio comunale.
Il servizio è di Enzo Cappucci

Gli Oscar della vela italiana

Giulia Conti e Francesca Clapcich vincono il premio Velista dell’Anno 2015. Roberto Tomasini Grinover si aggiudica il premiodi Armatore – Timoniere dell’Anno. Infine,  Enfant Terrible è la Barca dell’Anno e la Società Velica Barcola e Grignano è il Club dell’Anno.
Oltre 200 ospiti hanno partecipato a Villa Miani, a Roma, alla serata di gala che ha assegnato gli “Oscar” della Vela nelle quattro categorie: Barca, Armatore-Timoniere, Club e Velista dell’Anno.
La manifestazione organizzata da Acciari Consulting, che vede quest’anno la Federazione Italiana Vela partner istituzionale dell’evento, è giunta alla sua 22a edizione. 
In apertura Alberto Acciari, ideatore del Premio Il Velista dell’Anno e Carlo Croce, presidente della Federazione Italiana Vela, hanno dedicato l’evento a Roma 2024, invitando sul palco Luca di Montezemolo, presidente del Comitato promotore Roma 2024, per presentare agli ospiti la candidatura.
 
Il ruolo di conduttore della serata era affidato ad Andrea Lo Cicero ex capitano della nazionale Italiana di rugby, grande appassionato di vela. Lo Cicero ha accolto sul palco ospiti e campioni del presente e del passato, tra i quali brillavano le medaglie Olimpiche di Alessandra Sensini e di Carlo Mornati vice segretario generale del CONI.
 
Prma dell’inizio dell’evento, Luca di Montezemolo, Giovanni Malagò e Carlo Croce hanno incontrato i giornalisti e risposto alle numerose domande sulla sfida di Roma 2024 con particolare riferimento alla scelta di Cagliari come città della vela.
 
Il premio Velista dell’Anno è stato assegnato a Giulia Conti e Francesca Clapcich per gli straordinari risultati ottenuti nel 2015: una storica “tripletta” con la conquista del titolo italiano, europeo e mondiale nella classe Olimpica 49er FX.
 
 
 
Al termine della premiazione Giulia Conti, ancora emozionata, ha dichiarato con un sorriso: “Abbiamo fatto come Leonardo di Caprio… dopo tante nomination finalmente abbiamo vinto il Velista dell’Anno!! Pensavo che vincere il campionato del mondo come abbiamo fatto lo scorso anno fosse il massimo, ma devo dire che l’emozione che ho provato questa sera è davvero intensa”.
 
Roberto Tomasini Grinover è stato proclamato Armatore – Timoniere dell’Anno in virtù dei risultati ottenuti con il suo Maxi 72 Robertissima III: una medaglia d’argento al Maxi 72 World Campionship 2015 di Porto Cervo e la spettacolare e combattuta vittoria alla Barcolana di Trieste lo scorso mese di ottobre, vissuta in diretta su Rai Sport da milioni di telespettatori con il commento di Giulio Guazzini.
Il vincitore ha ricevuto il premio da Luca di Montezemolo.
Il TP52 Enfant Terrible di Alberto Rossi sale sul gradino più alto del podio nella categoria Barca dell’Anno.
Un premio per una stagione da protagonista con un risultato di come la vittoria al Campionato del Mondo ORC 2015 a Barcellona in Spagna, ma anche un premio al team per l’eccezionale serie di risultati che da cinque anni ormai vede tutti gli Enfant Terrible di Alberto Rossi sempre al vertice delle classifiche mondiali.
Carla Demaria presidente di Ucina – Confindustria Nautica ha premiato Alberto Rossi.
Nella categoria Club dell’Anno, premio istituito in collaborazione con la Lega Italiana Vela, il successo è andato alla Società Velica Barcola e Grignano per il suo riconosciuto prestigio internazionale, le storiche capacità organizzative e il grande contributo alla diffusione dello sport della vela, grazie tra l’altro all’organizzazione della Barcolana. Il premio è stato consegnato dal presidente della LIV Roberto De Felice a Mitja Gialuz, presidente della Società Velica Barcola e Grignano.
 
La Giuria del Velista dell’Anno che, dopo aver preso atto delle preferenze espresse dal pubblico (oltre 10.000 in soli 15 giorni), ha proclamato i vincitori era composta da: Carlo Croce, presidente della Federazione Italiana Vela e presidente della giuria, Carla Demaria presidente di Ucina – Confindustria Nautica, Luca di Montezemolo presidente del Comitato Roma2024, Carlo Mornati vice segretario generale del CONI e responsabile della preparazione olimpica e da Alberto Acciari ideatore  e segretario del Premio.    
 
La Federazione Italiana Vela in veste di partner istituzionale del Velista dell’Anno ha premiato gli atleti delle classi Olimpiche che hanno conseguito risultati di rilievo internazionale nel corso del 2015, nell’ambito del programma agonistico di preparazione alle Olimpiadi di Rio de Janeiro del prossimo mese di agosto.

 

Si fa presto a dire Mini

I campioni 2015 e il calendario 2016 della Classe Mini 6.50 Italiana

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Si è tenuta sabato 16 gennaio l’Assemblea Generale della classe Mini Italiana presso lo Yacht Club Italiano di Genova. Al termine della riunione in cui è stata approvata alla maggioranza assoluta la nuova convenzione con la Classe Mini francese, sono stati premiati i vincitori del Campionato Italiano 2015. Presentato anche il calendario di regate del 2016.

 

I campioni della stagione 2015
Tra i prototipi, Michele Zambelli, skipper di Illumia si aggiudica il titolo per la quarta volta in carriera. Reduce di una seconda partecipazione consecutiva nella Mini Transat, conclusa con un secondo posto nella seconda tappa e un sesto posto nella classifica generale, il giovane skipper di Rimini ha annunciato la sua intenzione di cimentarsi nella classe monotipo Figaro. 
Tra le barche di serie, il campione 2015 è Ambrogio Beccaria Balduzzi skipper del Pogo 2 Alla Grande. A 24 anni e alla prima stagione sul Mini, in una classe, quella dei Mini di serie dove la concorrenza è sempre molto aspra, il giovane skipper ha avuto un esordio notevole. A Genova, Beccaria ha presentato il suo sponsor, Ambeco, che lo seguirà per le prossime stagioni fino alla Mini Transat del 2017. 

Il trofeo ”Esprit Marin” vuole ricompensare il concorrente italiano che porta a termine la Mini Transat nello spirito che meglio contraddistingue questa leggendaria regata. Quest’anno è stato consegnato a Federico Cuciuc, skipper di Zero&T. Con la stessa barca del 2013, Cuciuc, informatico di professione, ha concluso la sua seconda Transat.

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Il calendario 2016
18-20 marzo 2016. Arcipelago 650, in doppio, percorso di 160 miglia.

La stagione 2016 inizia con l’Arci 650: la classica organizzata dal CVT (Circolo della Vela di Talamone), giunta alla settima edizione, prevede un giro dell’Arcipelago Toscano sulla rotta Talamone, Capraia, Elba, Giannutri, Le Formiche, Talamone. Informazioni sul sito: http://arcipelago650.classemini.it/

9-15 aprile 2016. Gran Premio d’Italia, in doppio, percorso di 540 miglia.

Organizzato dallo Yacht Club Italiano (YCI), che ospita la Classe Mini dal 2007, il Gran Premio d’Italia è la più prestigiosa delle regate in calendario. Confermato per la decima edizione lo stesso percorso dell’anno scorso: Genova, Giraglia, Bocche di Bonifacio, Giannutri, Capraia e ritorno a Genova.
Informazioni sul sito: http://gpimini650.classemini.it/

 

– 28 aprile-1 maggio 2016. 222 Mini Solo, in solitario, percorso di 222 miglia.

Una delle novità della stagione 2016 è questa regata riservata ai solitari organizzata dal Circolo Nautico Marina Genova Aeroporto. Una prova d’altura con partenza da Genova Aeroporto, isola di Bergeggi, Giraglia, Capraia, Portofino e arrivo a Genova Aeroporto. Informazioni sui siti: http://222×1.classemini.it/ e http://www.circolonauticomga.it

 

Queste sono le tre regate qualificative per la Mini Transat del 2017.

A completare le prove valide per il Campionato Italiano 2016 un’altra regata che segna il grande ritorno dei Mini 650 in Adriatico.

 

– meta giugno 2016. Adria650, in doppio, percorso di 500 miglia circa.

Partenza da Rimini, passaggio alle Tremiti, alle isole Vis e Sansego in Croazia e ritorno a Rimini: questa la rotta ipotizzata per questa regata di oltre 500 miglia organizzata dal circolo Rimini Yacht Club Vela Viva che ospita il polo Mini 650 creato da Zambelli.

 

Evento promozionale

Infine, la Classe Mini Italiana è stata invitata a partecipare alla Rolex Volcano Race dal 16 al 22 maggio, i Mini insieme con i Maxi Yacht più belli del mondo e un percorso da sogno: Gaeta, Stromboli, Capri, Gaeta…

Allarme Oceani, entro il 2050 in mare più plastica che pesci

Secondo un rapporto del World Economic Forum (WEF) e della fondazione Ellen MacArthur, entro il 2050 gli oceani arriveranno a contenere più plastica che pesci in termini di peso, con enormi rischi per l’ecosistema mondiale. Uno studio dell’Imperial College di Londra ha inoltre stimato che entro quella data il 99% degli uccelli marini potrebbe avere dentro di sé residui di plastica.

Uccelli marini a rischio

Se nel 1960, solo il 5% degli animali aveva rifiuti nello stomaco, nel 2010 la percentuale era salita fino all’80%: entro il 2050, solo l’1% di essi potrebbe non aver ingerito plastica sotto forma di tappi, sacchetti, rifiuti portati in mare da fognature, scarichi, fiumi.

Isole di spazzatura e soluzioni

Secondo gli esperti la pulizia degli oceani dalla plastica deve iniziare dalle coste e non dalle “isole” di immondizia come la “Great Pacific garbage patch”, la mega-area di spazzatura che “naviga” nel Pacifico, una delle cinque maggiori al mondo. I ricercatori britannici hanno utilizzato un modello sugli spostamenti della plastica nell’oceano per determinare quali siano le aree migliori per dispiegare “collettori” per le microplastiche simili a quelli concepiti dal progetto “Ocean Cleanup”: barriere galleggianti che convogliano la plastica e la rimuovono.

Secondo gli scienziati di Londra se simili sistemi fossero posti lungo le coste porterebbero più benefici. In particolare in un progetto di lungo termine, di 10 anni, se queste barriere fossero poste lungo le coste di isole cinesi e indonesiane rimuoverebbero il 31% delle microplastiche che stanno soffocando l’oceano. I collettori solo a ridosso dell’isola di spazzatura rimuoverebbero invece solo il 17% di plastica. “La Great Pacific Garage Patch ha un’enorme massa di microplastiche”, spiega Peter Sherman dell’Imperial College di Londra, “ma la maggior parte di plastica si trova lungo le coste, dove entra nell’oceano”. Ecco perché, aggiunge il dottor Erik van Sebille, ha più senso rimuovere le plastiche “lungo coste densamente popolate e sfruttate economicamente”, prima “che abbiano la possibilità di danneggiare” gli ecosistemi.

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Addio a Bob Oatley, il papà di Wild Oats

E’ morto all’età di 87 anni uno dei personaggi più straordinari del mondo della vela, l’armatore di Wild Oats, il super maxi che ha vinto 8 delle ultime 11 edizioni della Sydney-Hobart e che ne detiene il record.
Ancora nell’edizione del 2014, vinta, Oatley era a bordo, mentre nell’ultima edizione, lo scorso Natale, l’imbarcazione si è dovuta ritirare per avaria.

 

http://www.9news.com.au/national/2016/01/10/18/11/winemaker-and-businessman-bob-oatley-dies-aged-87