E’ in acqua l’Imoca 60 del velista cagliaritano, che si avvia a sfidare i migliori specialisti oceanici nella Vendée Globe, la più massacrante delle regate intorno al mondo, in solitario e senza scalo.
Andrea Mura si è messo in testa un’idea meravigliosa, vincere la Vendée Globe.
E per questo si fatto costruire un missile, un siluro Imoca 60 di ultimissima generazione, che brilla per lucentezza tecnologica.
E’ la prima volta che un italiano si cimenta nella più massacrante delle regate oceaniche in solitario, il giro del mondo senza scalo, con tutte le carte in regola per vincerla.
Non l’ha mai voluta fare Giovanni Soldini questa regata, “troppo lunga, un massacro”, dice; l’ha fatta Vittorio Malingri, con una barca costruita dalla famiglia che aveva la solidità (e il ritorno a casa…) come obiettivo principale e quindi tanti, molti, chili di troppo da portarsi dietro, l’hanno fatta con spirito d’avventura e tanta generosità Pasquale de Gregorio e lo scomparso Simone Bianchetti, nessuno di loro con dichiarate ambizioni di vittoria.
Andrea, invece, fa sul serio e vedere un 60 piedi Imoca (questa la classe, circa 20 metri di lunghezza) con i foils, le ali per farlo volare come i catamarani di Coppa America… beh, è tutto un programma se pensiamo che già di loro questo tipo di barche sono capaci di planare sulle gigantesche onde oceaniche a velocità da motoscafo, metteteci pure i foils e… davvero vengono i brividi.
Come la sua, schierate alla prossima edizione di questa regata che partirà l’anno prossimo da Les Sables d’Olonne, nella Vandea francese, per farvi ritorno 36 miglia dopo e dopo aver circumnavigato l’Antartide, doppiando i tre grandi Capi dell’emisfero Sud, ce ne saranno solo altre 5/6 e questo la dice lunga sulla portata dell’impresa e sulla qualità del progetto, inavvicinabile per molti dei solitari in gara.
Costruita dal cantiere Persico Marine, di Bergamo, oggi il leader nella realizzazione di barche complesse e sofisticate come quelle che corrono all’estremità del Pianeta ( sono di Persico tutte le barche della Volvo Ocean Race), il nuovo “Vento di Sardegna” di Andrea è già stato trasferito in Francia, a Lorient, dove il team ha preso base per finire lo scafo, alberarlo e fare le prove di raddrizzamento in acqua, come dalle foto che ci ha gentilmente inviato.
Già, ma proprio il nome resta la cosa irrisolta, perché il velista cagliaritano che ha portato la bandiera sarda sul gradino più alto del podio delle più prestigiose regate oceaniche (Routhe du Rhum, Ostar…), incontra difficoltà a concretizzare la promessa di un investimento di 300 mila euro della regione Sardegna.
E così la barca è già bella verniciata nei colori giusti, ma manca dei “4 mori” bendati che sono il simbolo dell’isola.
Ci sarà modo di risolvere la questione, si spera, ma di certo Andrea non si ferma e tra poco cominceranno i primi banchi di prova del missile, che è oramai in base di lancio.
Buon vento, Andrea. Di Sardegna o no.
Ecco come funziona un Imoca 60 con foils e chiglia basculante, come Vento di Sardegna
Nel video che vedete qui sopra e che riguarda Gitana, la barca dei Rothshild alla Vendée Globe, sono evidenziati il sistema della chiglia basculante e dei foils.
Come vedrete, la chiglia basculante, portata sopravvento, grazie a un sistema idraulico, contribuisce a raddrizzare la barca sotto la spinta del vento (una barca meno sbanda e più è veloce), a quel punto il foil sottovento va in posizione di lavoro e …. così la barca vola!
Insieme all’albero rotante, sono questi i tre elementi che contribuiscono a fare degli Imoca 60 odierni, a cominciare da quello di Andrea Mura, dei veri mostri di velocità oceanica.
Ma se per l’albero e per la chiglia c’eravamo abituati, i foils sono davvero una rivoluzione, soprattutto tenuto conto dell’ambiente estremo in cui verranno utilizzati.
Ecco le foto di Vento di Sardegna
- @ Martina Orsini
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Addirittura la vuole vincere? Ma se alla Route du Rhum era con un Open 50″ e 3/4 della flotta dei Class 40″ lo hanno superato?
Io penso che non abbia capito bene contro chi sta andando a “giocare” Gabart, Le Cléac’h, questa è gente che conosce il mestiere… e ti umilierebbero anche se avessero come barca il vecchio Moana 60 di Malingri.
Occhio, che qui ti fai male..