Il francese Francis Joyon ha circumnavigato il globo in solitario, a tempo di record, impiegando appena 57 giorni. Ha polverizzato tutti i precedenti primati ed ha abbassato di ben 14 giorni il record dell’inglese Ellen Mc Artur. Un’impresa compiuta a 20 nodi di media, macinando 848 km al giorno.
Meglio di lui ha fatto solo un altro francese, Bruno Peyron, anche lui con un catamarano gigante, lungo oltre 30 metri, ma al comando di un equipaggio di funamboli, di marinai di prim’ordine rotti a tutto: ha impiegato 50 giorni. Joyon ha invece fatto tutto da solo e ha impiegato appena sette giorni in più, uno in meno del secondo tempo assoluto sul giro del mondo, compiuto in 58 giorni da Steve Fosset e la sua banda, anche qui un equipaggio di pirati.
Joyon ha quindi realizzato un’impresa eccezionale, senza precedenti, planando giù dalle onde come un motoscafo alla velocità media giornaliera di 19, 09 nodi, pari a 35, chilometri orari, oltretutto rallentata da un inconveniente che ha costretto il francese, 51 anni, due figli, ad arrampicarsi sull’albero della barca, 32 metri di altezza, in pieno oceano, sbatacchiato dalle onde a più non posso. Ha tenuto duro, ha riparato la situazione alla meno peggio, e quando si è trattato di risalire l’Atlantico sulla rotta di Brest, in Francia, ha controllato la situazione, togliendo il piede dall’acceleratore per non rischiare di perdere l’albero.
Il giro del mondo, in solitario o no, non è un viaggio di piacere, ma un’autentica avventura, una prova di resistenza umana, alle prese con i venti ed i mari più infidi del pianeta, le tempeste ed i ghiacci dell’emisfero sud, le onde alte come palazzi: di fatto è una vera circumnavigazione dell’Antartide, un viaggio di andata e ritorno verso gli abissi, attraverso il passaggio dei tre grandi Capi del pianeta: Capo di Buona Speranza, Capo Horn e Capo Leeuween: 36 mila chilometri di mare. Per questo è un’impresa, paragonabile forse alla sola scalata dell’Everest. Erano appena 20 anni fa quando Robin Knox-Johnston, divenuto poi il “baronetto”, proprio grazie all’impresa compiuta, concluse il giro del mondo in solitario e senza scalo in 313 giorni. Prima di lui lo aveva compiuto il pioniere di tutti i solitari, Joshua Slocum, che vagabondò per gli oceani per qualche anno. Ma questa è un’altra storia. Soprattutto non è una storia di velocità.