Juan Carlos, il Re dei velisti

Re Juan Carlos è stato ed è un velista di tutto rispetto, un vero professionista si potrebbe dire, considerato che il suo status è ben altro.
Con il suo Dragone, il “Fortuna”, si è laureato campione spagnolo nel 1969 e classificato al secondo posto alle pre-olimpiche per i giochi di Kiel nel 1972 dove finì undicesimo.
Poi si è dedicato alle regate d’altura a bordo dei vari “Bribon”, il nome di tutte le sue barche a vela che da molti anni a questa parte hanno solcato il Mediterraneo in lungo e in largo, protagoniste delle più importanti regate.
Re Juan Carlos l’ho incrociato in banchina alcune volte nelle varie regate a cui ho partecipato, un incontro che è capitato a chiunque in quegli anni frequentasse i circuiti internazionali.
Ma a una regata in particolare il contatto è stato davvero ravvicinato, ed è stato nel 1988 a Marciana Marina, all’isola d’Elba, per il mondiale della Threee Quarter Ton.
Ero già uno scriba, piuttosto che un regatante, e in quell’occasione avrei voluto intervistare il Re per il settimanale L’Espresso, con il quale collaboravo.
Fu un’impresa, ma l’intervista ci fu davvero, anche se…. per interposta persona.
Il fatto è che il Re non rilasciava interviste, sia pure di carattere sportivo e sia pure con le domande messe per iscritto, come pure feci.
Però, e questo è il motivo di questo articoletto – raccontare un aspetto meno ufficiale del Re di Spagna, che è molto amato – Juan Carlos si rivelò di una disponibilità e semplicità davvero uniche.
In banchina si lasciava fotografare come se nulla fosse; anzi, un giorno per facilitarmi lo scatto prese in mano una spugnetta e attese che lo inquadrassi per bene per mettersi a pulire di persona il pozzetto della barca.
Se poi capitavi nel gruppo del suo equipaggio, con cui avevo stretto amicizia ( per ottenere l’intervista, chiaro…), il Re ti rivolgeva direttamente la parola, commentando le fasi della regata, come un regatante qualunque e come se tu fossi un suo grande amico.
Ma la cosa più curiosa di quei magici giorni di ottobre all’isola d’Elba, fu quando l’intervista mi fu davvero concessa, grazie all’intercessione di Nicola Trussardi, lo scomparso stilista che ospitava il Re nella sua bella villa di Marciana.
Neppure lui, però, sapeva che il Re non concedeva interviste e così, per scusarsi di aver venduto la pelle dell’orso prima ancora di averlo ucciso, davanti alla mia bella barba rasata di fresco, ai capelli ben pettinati e al dopobarba profumato, con il consenso del Re… ebbene, Trussardi mi invitò a cena per quella sera: a tavola con Re Juan Carlos!
“Vedrà che il Re la metterà nella condizione di scrivere il suo articolo”, mi disse lo stilista.
E fu così che, con il Re a capo tavola, mi ritrovai a cena col sovrano spagnolo, seduto in mezzo tra il Duca Gonzalo de Cordoba de Arion, compagno di Dragone del Re in mille regate e del Sig. Josè Cusì, un ricco signore spagnolo che aveva dedicato la sua vita al Re, fedele ombra del monarca in tutte le occasioni, armatore ufficiale dei Bribon.
Del sovrano venni a sapere tutto ciò che dovevo sapere.
E quando a fine cena ci alzammo da tavola, passandogli vicino, Re Juan Carlos mi sfiorò amichevolmente la spalla con la mano e mi chiese: “E’ andata bene l’intervista?”.
“Sì, Maestà”, ringraziai imbarazzato.
E festeggiai con un cognac alla salute, un Carlos Primeiro, naturalmente.

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