America’s Cup, il gorgo di Pandette

La Coppa America di vela rischia seriamente di prendere troppo vento e di naufragare prima ancora di cominciare. Il fatto è che a giudicare da tutte le chiacchiere, le dichiarazioni e la giaculatoria di accuse scambiate in queste ore, il catamarano del Defender Oracle proprio non va: non riesce ad alzarsi dall’acqua come dovrebbe e prendere dunque la velocità giusta, in base alla regola matematica, e pratica, che meno superficie dello scafo tocca l’acqua e meno attrito si produce e, quindi più si cammina.

Per agevolarlo, e questa è la protesta di Luna Rossa, il direttore di gara Iain Murray ha consentito di posizionare in barca 100 chilogrammi di zavorra, e soprattutto ha accordato una modifica ai timoni che muovendosi lateralmente permette ai catamarani di sollevare più agevolmante lo scafo sopravvento, diminuendo dunque la superfice immersa e aumentando quindi la velocità.

Queste due norme, catalogate come Regatta Notice 185 e 189, fanno parte di un pacchetto di 37 regole concordato con la capitaneria americana per una maggiore sicurezza delle barche in gara, all’indomani della tragica morte del velista britannico Simpson, annegato nel rovesciamento di Artemis, la barca dello sfidante svedese, che ha Paul Cayard come manager.

Ma se 35 regole sono state accettate da tutti, queste rimanti due non lo sono; e siccome il regolamento prevede che ogni modifica debba essere accettata da tutti i concorrenti, ecco la ragione della protesta di Luna Rossa, che evidentemente insieme con i neozelandesi si sente sicura del fatto suo, forte di una precisa progettazione della barca e di una sua rigorosa messa a punto, così come era stato concordato inizialmente.

Le regole, insomma, spacciate per necessarie alla sicurezza degli equipaggi in gara, servirebbero al contrario a rimettere in carreggiata gli americani, con l’altro americano di Artemis, Cayard, a fargli da spalla, perchè incappato negli stessi errori. Si mormora persino che il rovesciamento di Artemis si stato dovuto proprio al tentativo di far sollevare il catamarano, che non ne voleva sapere di “volare” per prendere velocità, nonostante il vento forte che aiutava. Tanto più che il giudice di gara ha fissato la discussione della faccenda a dopo lo svolgimento della prima regata: “Una cosa inaudita”, ha tuonato il patron di Prada Patrizio Bertelli, che esige invece una risposta immediata; e che in caso contrario minaccia di rivolgersi al Tribunale di New York, l’unico competente in materia. Quello stesso tribunale che ha disgorgato pandette a non finire in tema di Coppa America, maestro nelle norme che regolano questa competizione, unica e irripetibile, anche nei capricci dei ricchi signori che animano il trofeo più antico dello sport.

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