L’isola della mondezza nel Pacifico

La massa dei detriti provocati dallo tsunami di Fukushima sta attraversando il Pacifico ad una velocità superiore al previsto.Ci sono imbarcazioni, container, pali della luce ed alberi ma anche intere case nell’enorme isola galleggiante che si è formata dopo che l’onda di ritorno dello tsunami, che ha spazzato lo scorso anno le coste del Giappone, ha trascinato in mare aperto tutto quello che ha trovato nella sua forsennata corsa sulla terra ferma.

Una devastazione colossale che ancora oggi si puo’ vedere grazie alle immagini dei satelliti che ne stanno seguendo il percorso. Si stima che su un totale di 4,8 milioni di tonnellate di materiali strappati alla costa, almeno 1,5 milioni sia rimasto a galla ed abbia formato una gigantesca scia di detriti lunga 4.000 miglia nautiche che si muove nel Pacifico settentrionale spinta dalle correnti e dai venti ad una velocità superiore a quella prevista.

Sulle coste dove è previsto lo ‘sbarco’ dei relitti, le autorità hanno messo in guardia la popolazione anche sul possibile per quanto improbabile ritrovamento di resti umani o di effetti personali di cui si tenterà, nei limiti del possibile di rintracciare i prorietari. Come è avvenuto per il pallone da calcio trovato su un’isola disabitata al largo dell’Alaska e che è stato restituito al legittimo proprietario, un ragazzo giapponese della cittadina di Rikuzentakata.

Nei mesi scorsi la guardia costiera americana aveva invece avvistato un peschereccio di 160 piedi (48 metri) che aveva dovuto affondare perchè pericoloso per la navigazione. Tra le cose strane trovate, sulla costa della British Colunbia si è arenata una cassa con una Harley-Davidson arrugginita, registrata in Giappone nella prefettura di Miyagi ed un set di mazze da golf.

Commenti

  1. scusate, ho sbagliato.
    negli anni ’50 ho navigato nelle petroliere, ma ho rifiutato di proseguire perché si danneggiava il mare con i rifiuti.Soltanto dopo decenni un armatore del mio paese aveva ordinato in Corea la prima petroliera a doppio scafo. Dopo decenni navigano ancora vecchi
    scafi. Ora è arrivata la nemesi storica. E’la natura che ci castiga
    in maniera violenta.
    enrico calzolari
    semiologo d’ambiente

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