#SavePantelleria

In fumo il territorio e le speranze dei panteschi. Criminali incendiari sono all’opera sull’isola dello Zibibbo, l’oro biondo coltivato in vitigni millenari. Colare nuovo cemento è il loro obiettivo. Il grido di aiuto al Governo Renzi

“Ricostruiamo la bellezza di Pantelleria. Il Governo intervenga subito”. E’ questo il messaggio con cui, mentre l’isola continua a bruciare per l’incendio che da quattro giorni devasta il territorio, l’associazione Agora’ che raccoglie i ‘giovani accomunati dall’amore per Pantelleria’ ha lanciato una petizione on line #SavePantelleria per la raccolta di firme da inviare al premier Renzi e ai ministri Martina e Galletti.
Da giorni ormai “la nostra isola sta bruciando e con lei vanno in fumo i nostri sogni, le nostre speranze. In questo incendio tutti abbiamo perso qualcosa – scrivono nella petizione – Tutto quello che ci teneva legati a questo piccolo scoglio nel mare sta andando in fumo”.
“Non e’ questa la Pantelleria che abbiamo amato. Non e’ questa la Pantelleria dove siamo nati e cresciuti. Non abbiamo di certo scelto noi di vivere cosi’ – aggiungono – Sappiamo che delle fiamme non possono e non devono abbatterci, sappiamo che adesso tocca a noi, sappiamo che adesso e’ tempo di ricostruire”.
“Da giovani di questa splendida e martoriata isola non possiamo permettere di darla vinta a quattro criminali, che in queste ore hanno messo Pantelleria e la nostra comunita’ in ginocchio. Il nostro futuro, il futuro della nostra isola non puo’ dipendere da questi criminali, nemici della bellezza e dello Stato”.
Negli ultimi anni, prosegue la petizione “Pantelleria aveva riacquistato agli occhi del mondo un suo posizionamento. Nel Novembre del 2014 avevamo ottenuto il prestigioso riconoscimento Unesco per la pratica agricola della vite ad Alberello. Una tecnica agricola che si tramanda da piu’ di due mila anni. L’economia di quest’isola si basa principalmente sul turismo. Arrivare a Pantelleria per un turista non e’ mai stato
semplice, tra trasporti non troppo efficienti e prezzi elevati. Ma avevamo la bellezza della nostra isola dalla nostra parte, che nonostante tutto ci garantiva un appeal straordinario”.
“Oggi chiediamo una pronta e immediata risposta da parte dello Stato. Vi chiediamo un aiuto per ricostruire e ripristinare la bellezza della nostra isola che in questi giorni
in parte e’ stata violata e compromessa”

Soldini, il Tridente Maserati

Varato in Francia il nuovo trimarano del navigatore italiano, è il Maserati Multi70, una macchina da velocità con la quale Giovanni si appresa a sfidare nuovamente gli oceani.


Maserati Multi70 torna in acqua nel bacino della Base di Lorient, in Bretagna, completamente rimesso a nuovo.
L’avveniristico trimarano – lungo 21,2 metri e largo 16,8 metri – è pronto per nuove sfide oceaniche che Giovanni Soldini affronterà in equipaggio.

Progettato dallo studio VPLP (Van Peteghem Lauriot-Prévost) e ottimizzato da Team Gitana in collaborazione con Guillaume Verdier, Maserati Multi70è una barca innovativa e sperimentale che rappresenta la nuova frontiera della vela.
La sua caratteristica principale è quella di potersi sollevare sull’acqua appoggiandosi esclusivamente sui foil e sui timoni, riducendo drasticamente la superficie bagnata e aumentando di conseguenza le prestazioni.
Le principali modifiche apportate al multiscafo hanno riguardato sia i timoni, che ora hanno un profilo a T rovesciata con flap regolabili, sia soprattutto i foil, giunti alla terza generazione, che sono stati completamente riprogettati da Verdier e che hanno potenzialità ancora del tutto inesplorate.

“Finalmente Maserati Multi70 è in acqua!”, commenta Giovanni Soldini da Lorient. “È una barca bellissima dopo che ha passato l’ultimo mese a rifarsi il trucco. Ad aprile, prima del cantiere, siamo riusciti a compiere qualche uscita giornaliera in acqua piana insieme al Team Gitana, abbiamo avuto ottime sensazioni e raggiunto velocità supersoniche. Ora è arrivato il momento di navigare in mare aperto con le onde oceaniche. È una fase molto delicata che ci permetterà di studiare le difficoltà del volo sui foil con mare formato, una sfida per noi molto interessante. Non vedo l’ora di affrontarla”.

Australia, a rischio la sopravvivenza della grande barriera corallina

L’entità del danno, avvenuto in massima parte negli ultimi due mesi, ha gravi implicazioni per le altre creature che dipendono dai banchi corallini per cibo e riparo

Egitto, barriera corallina nelle acque del Mar Rosso (La Presse)

La Grande barriera corallina australiana è “sbiancata” per il 35%, secondo gli studi del gruppo di ricercatori della James Cook University. E si tratta purtroppo della situazione più grave mai registrata finora sulla Great Barrier Reef, sito classificato Patrimonio mondiale dell’Umanità, che si estende per 2.300 chilometri su di una superficie di circa 344.400 chilometri quadrati al largo della costa del Queensland, nell’Australia nord-orientale. Il processo cosiddetto di “sbiancamento” avviene quando l’aumento della temperatura delle acque del mare, conseguenza dei cambiamenti climatici, causano la perdita del colore del corallo e indeboliscono l’alga che gli fornisce ossigeno e nutrienti. “Abbiamo riscontrato che in media il 35% dei coralli, delle 84 barriere che abbiamo monitorato nelle sezioni stettentrionali e centrali delle Grande Barriera corallina tra Townsville e Papua New Guinea, sono morti o stanno morendo”, ha spiegato il professor Terry Hughes, responsabile dell’ARC Centre of Excellence for Coral Reef Studies, che con il suo gruppo ha sorvolato per migliaia di chilometri la barriera, un tesoro di biodiversità unico al mondo. “Quest’anno è la terza volta in 18 anni che la Great Barrier Reef registra un fenomeno di massa di sbiancamento dovuto al riscaldamento globale e il fenomeno che abbiamo registrato stavolta è di gran lunga il più estremo. Dobbiamo ridurre in modo drastico le emissioni di gas effetto serra”.

Spiagge italiane piene di rifiuti

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Plastica, polestirolo, cotton fioc e mozziconi di sigaretta inquinano il mare degli italiani. Lo rivela un’indagine curata da Legambiente. 

Sulle spiagge italiane si trovano 714 rifiuti ogni 100 metri. Questi i dati che emergono da un’indagine realizzata da Legambiente, che ha monitorato nel mese di maggio 47 spiagge italiane dove sono stati trovati 33.540 rifiuti. In media 714 rifiuti ogni 100 metri lineari di spiaggia.

Anche quest’anno regina indiscussa dei rifiuti da spiaggia rimane la plastica: il 76,3% degli oggetti trovati è di plastica; seguono i mozziconi di sigarette (7,9%),rifiuti di carta (5,5%), metallo (3,6%), vetro/ceramica (3,4%), legno (1,3%),rifiuti tessili (1,2%) e gomma (0,8%).

A guidare la top ten dei rifiuti spiaggiati più trovati sono tre piccoli ma pericolosi oggetti: al primo posto ci sono i pezzi di plastica e polistirolo (22,3%), di dimensioni inferiori ai 50 cm, che costituiscono quasi un quarto dei rifiuti trovati. Secondo posto per i cotton fioc (13,2%) per un totale di 4412 pezzi, diretta conseguenza della scorretta abitudine di “smaltire” questi rifiuti gettandoli nel wc e dell’inefficacia degli impianti di depurazione. Terzo posto in classifica per i mozziconi di sigaretta (7,9%): in particolare l’indagine di Legambiente ne ha contati 2642, una quantità pari al contenuto di 132 di pacchetti.

Rifiuti che fanno male all’ambiente, alla fauna, all’economia e al turismo. Tartarughe marine, uccelli e mammiferi marini possono restare intrappolati nelle reti da pesca e negli attrezzi di cattura professionale oppure morire per soffocamento dovuto all’ingestione accidentale di rifiuti (in particolare buste di plastica) scambiati per cibo.

L’indagine, che rientra nell’ambito della campagna “Spiagge e Fondali puliti – Clean-up the Med 2016”, vede le situazioni più critiche sulla spiaggia di Coccia di Morto a Fiumicino, in prossimità della foce del Tevere, dove si accumulano i rifiuti provenienti dal fiume. Qui Legambiente ha trovato il più alto numero di rifiuti: oltre 5500 rifiuti in 100 metri.

Dei rifiuti rinvenuti, il 67% è imputabile alla cattiva depurazione, con la presenza di ben 3716 cotton fioc e diversi altri articoli (deodoranti per wc e blister).

La frammentazione graduale dei rifiuti plastici abbandonati nell’ambiente genera un inquinamento irreversibile e incalcolabile. Per effetto di onde, correnti, irradiazioni UV e altri fattori, i rifiuti sono destinati a frammentarsi in milioni di micro particelle che si disperdono nell’ecosistema marino e costiero vengono ingerite dalla fauna marina.Attraverso la catena alimentare, la plastica arriva anche sulle nostre tavole con le sue sostanze nocive. In seconda posizione in classifica, con il 13%,troviamo i cotton fioc: si tratta dei classici rifiuti derivanti dalla mancata depurazione che giungono sulle spiagge attraverso fiumi, canali e scarichi.

Sardegna: il giudice: “L’Isola di Budelli è pubblica e resta all’ente Parco della Maddalena”

L'isola di Budelli resta ufficialmente e definitivamente nel patrimonio pubblico dell'ente Parco di La Maddalena. Lo ha stabilito il giudice delle esecuzioni immobiliari di Tempio Pausania, Alessandro di Giacomo, approvando il piano di ripartizione delle somme ai creditori e chiudendo così la procedura dell'asta giudiziaria che gravava su questo angolo di paradiso, famoso per la sua spiaggia rosa.

Nulla da fare, quindi, per le ambizioni del magnate neozelandese Michael Harte, che aveva acquistato Budelli per circa 3 milioni di euro all'asta e che si era detto pronto a realizzare un progetto ecosostenibile. La decisione del giudice, se da una parte mette la parola fine sulla proprietà dell'isola, rischia ora di riaccendere lo scontro all'interno dell'ente Parco su come gestire e con quali risorse il patrimonio di Budelli.

Il passo indietro del magnate
Harte, 49 anni, Ceo della Barclays Bank, aveva annunciato a febbraio la sua intenzione di rinunciare all'acquisto dell'isola in una lettera indirizzata al sindaco di La Maddalena, Luca Montella.

Dopo una battaglia legale seguita all'acquisto all'asta del paradiso rosa – oggetto di vincoli strettissimi che di fatto impediscono ogni progetto di costruzione – a dicembre Harte si era preso un periodo di riflessione prima di perfezionare l'atto di compravendita, legato appunto alla possibilità di realizzare o meno i progetti che aveva pensato per salvaguardare la tutela dell'isolotto disabitato. Poi in assenza delle condizioni necessarie o sufficienti per realizzare il piano di conservazione e ricerca ambientale da lui auspicato, aveva deciso di rinunciare.

L’ente nel 2014 aveva versato 3 milioni di euro per esercitare il diritto di prelazione, cui era seguito un decreto di assegnazione, giudicato però illegittimo dal Consiglio di Stato. In seguito alla rinuncia del magnate neozelandese, il decreto di assegnazione dell’isola rosa all’Ente Parco era rimasto in piedi, fino alla sentenza di oggi, che dovrebbe essere l’ultima.

Il WWF e i bambini di Mosso
 "Accogliamo con favore la decisione del giudice del Tribunale delle esecuzioni immobiliari di Tempio Pausania che ha assegnato definitivamente l'Isola di Budelli all'Ente Parco dell'Arcipelago della Maddalena e quindi allo Stato – commenta la Presidente del WWF Italia, Donatella Bianchi -. Finalmente si conclude una tormentata vicenda amministrativa e giudiziaria sulle sorti della proprietà dell'isola. Ora e' tempo di governare al meglio questo bene e con esso l'intero arcipelago. Il WWF insieme ai ragazzi della Scuola Media di Mosso sono già impegnati nell'elaborazione del progetto dell''isola dei ragazzi' che coniuga la rigorosa conservazione dell'area con una fruizione controllata e sostenibile".