Motoscafo uccide velista

Ennesima estate macchiata di sangue per una collisione motoscafo-barca a vela

Salerno, scontro tra barche davanti la Marina d'Arechi

La aspettavamo, è arrivata. Adesso manca ancora il motoscafo che investe il bagnante che nuota e poi la cronaca nera dei naviganti estivi è completa.
Parlo naturalmente dell’incidente di Salerno, dove un motoscafo ha travolto una barca a vela, uccidendo una persona.

E’ chiaro che non sappiamo come sono andate le cose e di chi sia la responsabilità, ma l’esperienza insegna che in mare- come e quanto su strada- non vengono oramai rispettate le più elementari norme di comportamento: del codice, certo, ma soprattutto dell’intelletto: della consapevolezza minima, indispensabile per mettersi alla guida di una veloce e potente imbarcazione.

Non che i velisti siano indenni da comportamenti a rischio, anzi; proprio oggi che tutti – ma proprio tutti- possono noleggiare le barche a vela, riempite all’inverosimile per dividere il costo e pagare come in un campeggio, i velisti improvvisati sono generalmente digiuni di esperienze e regole, con tutte le conseguenze che questo comporta, per sé e per gli altri.
Ma per i motoscafi il discorso diventa addirittura patologico, perché in un paese dove “farsi” una patente è estremamente facile, in mare si vede di tutto e senza la minima conoscenza delle regole di comportamento – non etico, si badi bene- gli episodi pericolosi si contano a centinaia ogni giorno.
Vengono trasferite in mare abitudini e comportamenti arroganti tipici del volante: girare la chiave, mettere in moto e partire.
Pari, pari. Niente di più.
Capita così di incrociare motoscafi che viaggiano a 30 nodi, che puntano dritto sulle barche a vela che faticano a raggiungere i 5 nodi.
E’ un thriller ogni volta, perché non sai mai cosa farà il motoscafo, che decisamente ti punta addosso: la loro smargiassa scommessa è di passarti davanti, è una sfida a dispetto di ogni precedenza che una barca a vela che naviga a vela ha in ogni caso.
Spesso su questi motoscafi vi è il pilota automatico inserito, e a bordo si è incuranti di dove e come sta andando la barca: quando si accorgono dell’incrocio la virata improvvisa ha già gelato il comandante della vela e sovente ha anche creato danni con le violente onde create.
Qualche anno fa in Sardegna, un neonato cadde dalla cuccetta della barca, e morì, a causa di un’ondata provocata da un motoscafo.
Passatemi una citazione personale, da velista oramai impenitente: è da tempo che ho adottato la tecnica di abbandonare decisamente la mia rotta per far passare il cafonauta di turno.
Vi sembrerà forse snob quello che ho scritto, ma la cronaca purtroppo è quella che è: si piange un morto, dovuto, probabilmente, all’ennesima smargiassata.

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