Secondo alcuni esperti ci sarebbero delle possibilità che i quattro inglesi membri dell’equipaggio della barca a vela “Cheeki Rafiki”, dispersi nell’Atlantico dallo scorso venerdì, siano ancora vivi e si trovino alla deriva su una zattera di salvataggio.
Ne sono convinti anche i parenti dei dispersi, secondo i quali gli ultimi segnali ricevuti dai velisti lascerebbero sperare che siano sopravvissuti salendo sulla zattera di salvataggio.
La petizione su Change.org
Un amico del padre di Andrew Bridge, uno dei ragazzi dispersi, si affida alla Rete e pubblica una petizione su Change.org. La Rete si mobilita e in poche ore aderiscono centinaia di migliaia di persone tra cui anche Jeremy Hunt, ministro della Salute inglese.
“Abbiamo appena appreso che la Guardia Costiera americana riprenderà le ricerche dell’equipaggio del Cheeki Rafiki. E’ incredibile, sono commosso. Quando iniziammo questa campagna, non sapevamo chi ci avrebbe ascoltato, sapevamo solo che i nostri ragazzi erano dispersi in mare e ci rifiutavamo di perdere le speranze“.
Così Nicola Evans, artefice della petizione, ringrazia gli oltre 230 mila utenti che hanno stimolato il governo inglese a chiedere ufficialmente agli Stati Uniti la ripresa delle ricerche.
La vicenda
Il Cheeki Rafiki, un Beneteau First 40,7 da competizione, dopo aver partecipato alle regate dell’Antigua Sailing Week, salpa dai caraibi per far rientro in Inghilterra.
A bordo 4 velisti esperti (nella foto da sinistra a destra): james Male (23 anni), Andrew Bridge (21), Steve Warren (52) e Paul Goslin (56).
Giovedì, mentre naviga a circa 620 miglia a est di Cape Cod, in Massachusetts, lo skipper Andrew Bridge si accorge che lo yacht imbarca acqua, ma la situazione viene giudicata “sotto controllo”. Tuttavia, per precauzione, decidono di cambiare rotta e puntare verso la terraferma più vicina, le isole Azzorre.
Venerdì mattina la Stormforce Coaching, società di scuola e charter proprietaria del Cheeki Rafiki, dichiara di aver perso ogni contatto.
Al momento della scomparsa lo yacht si trovava in una zona di maltempo, con onde alte 4 metri e venti ad oltre 50 nodi (90km/h).
Le ricerche scattano il venerdì mattina a partire dal punto in cui viene ricevuto l’ultimo segnale.
La guardia costiera americana si avvale di 2 aerei da ricognizione (uno canadese) e tre mercantili, poi, dopo oltre 2 giorni, interrompe le ricerche a causa delle avverse condizioni meteo: “Sulla base delle condizioni estreme del mare – si legge in una nota -, se anche la barca fosse stata dotata del miglior equipaggiamento per le emergenze, la possibilità di sopravvivenza stimata è di circa 20 ore. Li abbiamo cercati per 53 ore“.
Oggi la guardia costiera degli Stati Uniti ha ripreso le ricerche “su richiesta del governo britannico”, lo ha annunciato la portavoce della guardia costiera Lisa Novak.
Il premier del Regno Unito David Cameron ha inviato alla guardia costiera i propri ringraziamenti per la decisione.