Scendono finalmente in mare a Valencia i duellanti: il Defender svizzero Alinghi e lo sfidante americano Oracle. Per vederli in mare occorre guardare in cielo: volano!
Dopo due anni di scontri in tribunale che hanno fatto piazza pulita di tutti gli altri sfidanti, la 33esima Coppa America di vela prenderà il via lunedi’ da Valencia in Spagna dove, meteo permettendo, si affronteranno nella prima regata i due multiscafi monstre lunghi 90 piedi “Alinghi 5” (timonato da Ernesto Bertarelli e dallo specialista francese Loïck Peyron) , il defender, e “Usa” dello sfidante Bmw-Oracle (timonato da James Spithill, ex “infant prodige” della ruota di “Luna Rossa”).
Il primo è del magnate italo-svizzero dell’industria farmaceutica Ernesto Bertarelli, 44 anni, l’altro è del quarto uomo piu’ ricco al mondo secondo la classifica di “Forbes”, il 65enne Larry Ellison, proprietario dell’industria di software Oracle. Competeranno, senza esclusione di colpi, per il trofeo più antico dello sport che data 159 anni di storia. La grande brocca d’argento è dunque in bilico, tra la teca della Società Nautica di Ginevra e la club-house del Golden Gate Yacht Club di San Francisco, cui Oracle afferisce.
La flotta in mare
E’ quanto di più avanzato si possa immaginare in termini di progettazione: il trimarano “Usa” non ha nemmeno una vela ma un’ala rigida piu’ ampia di quella di un Boeing 747, l’80% in più, e dunque alta come un grattacielo.
Entrambi i velieri possono filare a una velocità tripla rispetto a quella del vento: con una brezzolina che non increspa neppure il mare, 5 nodi, per dire, possono già volare a 15 nodi di velocità: tre volte la velocità media di una barca classica di 10 metri di lunghezze, con vento di 15 nodi.
Secondo il veterano Paul Cayard, che gli appassionati italiani ricorderanno sul “Moro di Venezia”, potrebbe essere, forse, “l’America’s Cup più spettacolare di tutti i tempi”.
E un’altro veterano italiano, ovvero quel Cino Ricci che fu capitano di “Azzurra”, è entusiasta e ha azzardato perfino un netto pronostico: “Vince Bmw per due regate a zero”.
La Corte in agguato.
La competizione si svolge al meglio delle tre regate, quindi, chi dovesse vincerne soltanto due si porta a casa il Trofeo. Per la cronaca si disputeranno a partire dalle 10 del mattino a una distanza siderale dalla costa, 30 miglia, e naturalmente il pubblico non vedrà niente.
Difficile anche seguire questi siluri dal mare: vanno troppo veloci, per stargli dietro ci vogliono motoscafi potenti. Meglio guardarle gratis in streaming web sul sito ufficiale, e fa anche meno freddo. Comunque, la prima gara sarà “a bastone” (andata di bolina e ritorno col vento in poppa), la seconda a triangolo e la terza di nuovo a bastone, su un campo di regata lungo una ventina di miglia.
Questa battaglia navale, costata ai due team circa 200 milioni di dollari a testa, è il risultato di due anni di schermaglie legali compiute sulle interpretazioni del “Deed of Gift”, il corpus regolamentare originario della Coppa. Il risultato è stato l’esclusione prima del Challenger of Record (il primo degli sfidanti) spagnolo “Desafio”, sostotuito dai giudici Usa con Bmw-Oracle, poi una serie infinita di udienze e appelli hanno condotto alla “sfida ostile”, il “match”, lanciata da Oracle alle sue condizioni (barche 90 per 90 piedi; chiatte? no, multiscafi) che ha escluso ogni altro team. Infine Alinghi ha perso in tribunale sulla localita’, che avrebbe voluto fosse l’emirato di Ras al Khaimah perchè ben si adattava, con il vento leggero e il mare calmo, alle caratteristiche del suo filante catamarano.
Ma con l’intervento dei giudici è tornata in auge Valencia, sede della scorsa edizione.
Lo spirito decoubertiano.
Comunque tra i due tycoon ogni spirito sportivo è scomparso da tempo.
“Non capisco perche’ Bertarelli abbia stabilito una serie di regole che gli consentono sostanzialmente di rubare la Coppa”, ha detto ieri Larry Ellison.
E lo svizzero gli ha fatto eco: “Oracle ha una strategia, che è stata quella di annientare per via giudiziaria prima il Challenger of Record spagnolo e ora vuole annientare il Defender. Ma il loro attacco legale alle nostre vele è ridicolo”.
La possibile Beffa in agguato.
Questa guerra corsara potrebbe avere anche un epilogo, questo si’, curioso: il 25 febbraio si pronuncia infatti la competente Corte newyorkese sulle vele di Alinghi.
Se per i giudici fosse chiaro che la loro costruzione ha violato il principio della “construction in country”, come pensano gli americani, allora Alinghi sarebbe spacciata, squalificata.
E’ lo scenario che Cino Ricci ritiene il piu’ probabile: “Li squalificano di sicuro”, ha detto oggi .
Ma intanto per il pubblico sarà stato “uno spettacolo da circo”, come ritiene lo skipper e commentatore Paul Cayard, oppure “un appasssionante spettacolo di sailing estremo”, come pensa invece Larry Ellison; e anche Ernesto Bertarelli, per una volta d’accordo: “Sara’ un grande spettacolo”.
Il patron di Oracle si e’ mostrato molto sicuro di sè: “Il nostro team è molto migliore di quello di Alinghi”. Ha aggiunto che “ogni volta che ho gareggiato io Ernesto ha perso”.
Anche se la sola volta che si sono incontrati al timone è stato per per una esibizione nel 2003-4. Ma l’asso nella manica per Bmw è il grande skipper neozelandese al soldo degli americani Russell Coutts, che ce l’ha a morte con Bertarelli. “Ernesto ha paura di Russell – ha dichiarato Ellison – e con regole giuste non potrebbe mai batterlo”.
Piu’ che il vento o l’ala tecnologica, non sarà la rabbia di Coutts a sospingere Bmw-Oracle verso la vittoria? Lui è uno che ha vinto per due volte il trofeo per la sua Nuova Zelanda e poi con Alinghi nel 2003. Dopo “incomprensioni” con Bertarelli è stato licenziato nel 2004 e obbligato contrattualmente a stare fuori dell’America’s Cup nel 2007. Appena libero dal vincolo contrattuale, Ellison l’ha assunto, per riportare la brocca sotto il Golden Gate.
Di recente Coutts ha dichiarato realisticamente che la differenza la farà il vento in relazione alle caratteristiche delle barche: “Con piu’ vento vinciamo noi, con meno vento vincono loro”. Ma se il comitato di regata fosse troppo “amico” di Alinghi? E stoppasse le gare se il range diaria fosse troppo elevato? Sarebbe ulteriore materia per gliavvocati.
Lo spirito della Coppa. Cino, Yes, I like it.
“A me questa edizione dell’America’s Cup piace.
E’ nel pieno spirito antico di questo evento, ovvero, e’ una sfida tra due tycoon che hanno costruito le barche piu’ veloci possibile con budget enormi e che si combattono senza esclusione di colpi. Altro che le regatine con Mascalzone Latino o +39. Soltanto in questo modo si conserva l’aura di leggenda della Coppa, che non e’ una semplice competizione sportiva ma qualcosa di diverso”.
E’ il giudizio che il grande Cino Ricci,icona della vela italiana dai tempi in cui fu il capitano di “Azzurra”, ha espresso ad Apcom.
Chi vince tra il defender svizzero Alinghi e lo sfidante statunitense Bmw-Oracle? Lui non ha dubbi: “Sara’ un due a zero per Oracle”.
Ma, ha anche preconizzato lo skipper, “ci saranno litigi e contestazioni a non finire.
Senza dimenticare che il 25 ci sara’ la sentenza della Corte Usa che potrebbe squalificare Alinghi per la faccenda delle vele non costruite in Svizzera”.
E’ fondata la contestazione di Bmw-Oracle su questo aspetto?
“Certamente, lo sanno tutti che per ‘yacht’ si intende l’insieme e non soltanto lo scafo come sostiene Alinghi, per cui le vele dovevano costruirle interamente in Svizzera per rispettare la regola del ‘constructed in country’. Per me lo squalificano”.
E Ricci non ha risparmiato dure critiche al patron di Alinghi, Ernesto Bertarelli: “Ha voluto la chiave della stanza dei bottoni, ha voluto strafare, e Larry Ellison con Russell Coutts gliel’hanno fatta pagare con le cause legali”.
Ma nell’insieme l’evento e’ tale da eccitare anche un marinaio consumato come Cino. “Perche’ – ha insistito – la Coppa America non c’entra conlo sport della vela. E nemmeno con il marketing. L’America’s Cup non e’ fatta per vendere magliette, ne’ per far chiacchierare i giornalisti e ne’ per il pubblico. Si tratta di una faccenda tra due ricchissimi che si sfidano per il predominio sul mare.
Giovanni l’Italiano duro e puro.
A Valencia in attesa dell’inizio della prima regata di Coppa America, programmata per lunedi’ prossimo, c’e’ anche lo skipper milanese Giovanni Soldini, in arrivo da Alicante, sempre in Spagna, dove si e’ incontrato con gli organizzatori della Volvo Ocean Race, la prestigiosa regata a tappe intorno al mondo cui l’Italia partecipera’ nella prossima edizione con il team “Italia 70”, capeggiato appunto da Soldini.
“Questa strana edizione dell’America’s Cup – ha detto il celebre velista all’Apcom – vede in regata delle barche molto interessanti, diciamo degli oggetti straordinari. La cosa che spiace, pero’, e’ che sono progettate per un range di vento molto basso, praticamente vanno senza vento, sono fatte per questo.
A me sarebbe piaciuto vedere invece barche che vanno con 25 nodi e non con 10. Sono splendidi oggetti ma fine a se stessi insomma”.
Riserva comprensibile per uno abituato a solcare i mari in lunghe traversate con tutti i tempi. “E’ che la barca ha vela – ha aggiunto – deve poter andare con ogni condizione, solo cosi’ e’ completa”. “Comunque – ha proseguito Soldini – non vedo l’ora di vedere la prima regata, sono molto curioso”. Chi vince tra il trimarano di Bmw-Oracle e il catamarano di Alinghi?
“Secondo me – ha azzardato Soldini – il trimarano e’ piu’ veloce in condizioni normali.
Ma con pochissimo vento no, il catamarano ha piu’ possibilità.
Quindi molto dipendera’ dall’aria che c’e’ sul campo di regata. Oracle ha pero’ l’ala rigida invece della vela tradizionale ed e’ indubbiamente un vantaggio perche’ oltre alla velocita’ risolve alcuni problemi tipici dei multiscafi come per esempio la difficolta’ a virare”.
E le riserve avanzate in precedenza sui motori a bordo, che assistono le manovre umane?
“Non ho cambiato idea. Si poteva fare senza. Il bello della vela e’ proprio quello che non occorre usare il motore, e’ qualcosa di verde, di pulito.
Spero che l’Isaf (la Federazione internazionale della vela, ndr.), Coppa America a parte, non transiga su questo aspetto e continui a vietare l’uso dei motori.
Lo skipper milanese e’ a Valencia non soltanto per guardare le regate ma anche per assistere i progettisti di “Italia 70” che stanno avendo contatti con esponenti del mondo della vela internazionale, nell’ottica di ottimizzare il lavoro per l’impresa italiana alla Vor.
“Ad Alicante ho incontrato gli organizzatori dell’evento e ho avuto grande appoggio ed entusiasmo da parte loro per l’impresa italiana”, ha spiegato Soldini. Che e’ impegnato non soltanto nell’attivita’ sportiva ma anche in quella di mettere insieme i fondi per dare vita al sogno.
“Non serve certo un budget come quello di Alinghi o Oracle ma sono sempre bei soldi.
Abbiamo le persone giuste nel team – ha concluso – e grande interesse degli sponsor, nonostante la crisi. Ci riusciremo”, ha assicurato.