Thalassa incontra il celebre navigatore italiano, l’asso degli oceani capace di scrivere bellissime pagine di mare, imprese che solo i grandi della vela sanno compiere.
Godetevi il video e le magnifiche immagini delle barche di Giovanni.
Monthly Archives: June 2008
Pacific Trash Vortex, tutta spazzatura
Al largo della California un’isola di plastica grande come due volte il Texas
Ogni volta che gettiamo qualcosa in mare questo
qualcosa fa dei giri immensi e finisce per depositarsi dove meglio crede.
Le preoccupazioni sulle (cattive) abitudini nostre e dei nostri simili a molti possono sembrare un eccesso, un fanatismo da tempi bui; ma la realtà supera la fantasia perchè il Pacif Trash Vortex, Vortice di Spazzatura del Pacifico, in Italia noto come “Isola della plastica”, è purtroppo una realtà.
Ne raccontano lo schifo i pescatori californiani, i
guardiacoste, ma soprattutto le immagini e le analisi di laboratorio: la plastica ed ogni altra cosa che stupidamente gettiamo in mare entra nella catena alimentare: entra quindi nelle nostre pance. Non solo in America, non solo nel acifico, ma in ogni altro mare trasformato dalla mano dell’uomo. Figuriamoci nel Mediterraneo, piccolo lago marino, parco giochi di tanti italiani consapevoli o meno che siano.
Ambiente, persino le boe sono intelligenti
Approdano anche ad Orosei le boe intelligenti, che riconoscono la barca-cliente. Si amplia così il MarPark della Sardegna, dove grazie alle boe le ancore delle barche non rovinano i fondali.
Le boe intelligenti’, sono sbarcate anche nel mare di
Orosei (Nuoro), andandosi ad aggiungere a quelle gia’ posate a Cala di Volpe e Porto Cervo (Olbia Tempio) e
a quelle dell’area marina protetta di Capo Carbonara, punta estrema a sud est della Sardegna.
MarPark e’ un sistema telematico di ormeggio eco-compatibile per imbarcazioni da diporto ma soprattutto un sistema per la protezione
dell’ambiente
e la fruizione turistica sostenibile. Con le ‘boe intelligenti’ si possono prenotare ormeggi su gavitelli in specchi d’acqua protetti e godere dei luoghi di vacanza nella certezza di non recare danni all’ecosistema. I gavitelli elettronici di
MarPark riconoscono automaticamente chi ha prenotato l’ormeggio e consentono l’attivazione di alcuni servizi extra se richiesti. Altrimenti l’ospite viene
lasciato tranquillo al suo posto. Tramite il SeaPass’, un piccolo anello galleggiante dotato di microchip consegnato agli utenti MarPark dal personale dei centri operativi locali delle aree marine, si consente all’utente di essere identificato
dal gavitello telematico, dotato di una elettronica in grado di riconoscere il codice identificativo che, nella memoria del web server, fa riferimento
all’utente e al tipo di servizio richiesto. Grazie al SeaPass, che e’ appunto collegato al server, l’utente puo’ sapere in tempo reale, connettendosi al
sito on line MarPark, quali boe sono disponibili nelle diverse aree marine ed eventualmente prenotare la propria direttamente dal proprio pc. Per quanto
riguarda MarPark a Orosei, per quest’anno e’ prevista l’operativita’ della fase sperimentale del progetto regionale, ossia, l’installazione di 8
gavitelli per barche comprese tra i 10 ed i 50 m nello specchio d’acqua antistante la Marina di Orosei e, a breve, l’installazione di 8 gavitelli, sempre per
barche tra 10 e 50 metri, nella localita’ Cala Ginepro.
Ior, Sanremo di nuovo famosi
In settembre la Riviera Ligure ospita il primo grande raduno delle imbarcazioni Ior, una formula di progettazione che ha fatto la fortuna della vela e che oggi non è più in uso. Da quelle formula sono però uscite le più belle barche forse mai progettate in epoca recente. Vedere le foto per credere nel Revival.
Ior Revival è il primo raduno riservato a imbarcazioni a vela appartenenti alle classi I.O.R., imbarcazioni protagoniste dei campi da regata tra il 1968 e il 1993.
Ideato da Michel Dejoie insieme ad Antonio Chioatto, Elena Franzetti, Vincenzo Manna e Paola Orsini, il Raduno si svolgerà dal 3 al 6 settembre 2008 a Sanremo e lo Yacht Club, uno dei più antichi d’Italia, seguirà l’organizzazione a terra e in mare.
Un successo Reale, tinto pero’ d’azzurro
La squadra spagnola si aggiudica la Sardinia Cup, il Trofeo che laurea la squadra campione del mondo della vela d’Altura. Tre barche in gara per ogni nazione e tra queste il Bribon del Re di Spagna Juan Carlos e l’italianissima “Nerone”. Secondo posto per la squadra azzurra.
La totale mancanza di vento ha costretto gli organizzatori ad annullare l’ultima regata in programma alla 16/a edizione della Sardinia Rolex Cup, fissando così la classifica finale ai risultati di soli 4 giorni di gare con 8 regate disputate.
Ognuna delle tre imbarcazioni spagnole ha avuto pari voce in capitolo nel determinare il primo posto: quattro su otto sono infatti state le regate vinte dal Transpac 52 Bribon-Telefonica, scafo timonato da Pedro Campos e legato alla carriera velica del Re di Spagna Juan Carlos.
Le tre moschettiere
Tre barche per nazione, cinque nazioni in gara per la sedicesima edizione della Sardinia Cup, la classica d’altura che si corre tutti gli anni pari nello straordinario scenario della Costa Smeralda. Tra le favorite proprio le tre navicelle della squadra italiana, in cerca dell’ottava affermazione.
La prima edizione fu nel 1978, gli anni di Vanina, Yena, Dida V. Era l’inizio di un’epopea che ha poi visto la vela italiana primeggiare in tutte le principali regate d’altura, con un riguardo per una barca in particolare, l’elegante Brava di Pasquale Landolfi, rimasta negli annali per molti anni di seguito.
Messina, il ponte bianco
La Riserva dello Zingaro
A pochi chilometri da Trapani – tra San Vito Lo Capo e Scopello – c’è un angolo di Sicilia intatto nella sua bellezza: la “Riserva Orientata” dello Zingaro. Sette chilometri di costa inviolata e di mare protetto.
L’ultima volta che gli hanno appiccato il fuoco è stato la scorsa estate, qualche ettaro andato in fumo sulla parte alta, la più panoramica e, forse, la più accessibile alla Riserva se si pensa di aggredire dalle spalle questo angolo di mondo e di Sicilia
troppo bello per non suscitare appetiti famelici. Fortunatamente i danni sono stati limitati, anche perché è il territorio immediatamente costiero a rappresentare la parte più suggestiva e, naturalisticamente, pregiata dello Zingaro, di questa striscia di terra affacciata su un mare che non teme paragoni, curata come un enorme giardino botanico naturale, scrigno di tante specie rare. Uno dei pochi tratti costieri della Sicilia dove non esistano palazzi, ville a schiera e strade litoranee, ovvero le vie che il cemento percorre per affermarsi e deturpare. Certo, ci hanno provato per anni, sin dal 1976, ma la strada è rimasta lì, non asfaltata e irrimediabilmente cieca, abortita davanti all’ingresso della Riserva, sul versante di San Vito. L’hanno fermata le proteste popolari, le migliaia di siciliani che il 18 maggio del 1980, una data storica per gli ambientalisti della regione, sono giunti come una fiumana nei vicini centri di Scopello e di San Vito Lo Capo per occupare pacificamente la Costa dello Zingaro, prenderne simbolicamente possesso, ed affermare così il principio del rispetto della natura, di un bene comune da valorizzare, piuttosto che da lottizzare.
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Mezzaroma in testa, l’altra meta’ arranca
Nerone, lo scafo del romano Massimo Mezzaroma, , vince la seconda tappa del circuito. Ma il vento di maestrale ha avuto voce in capitolo nella regia di gara, soffiando prima a 18 nodi, per poi salire progressivamente arrivando a sfiorarne 35.
Proprio il forte vento ha costretto gli organizzatori dello Yacht Club Costa Smeralda a chiudere anzitempo le regate, stilando la classifica finale.
Ed è infine Nerone che con 12 punti conquista la prima posizione in classifica finale di questa seconda tappa: lo scafo di Massimo Mezzaroma con Antonio Sodo Migliori al timone e Vasco Vascotto alla tattica, colleziona così un altro successo dopo le passate vittorie agli Europei di classe del 2002, 2005 e 2007.
Stromboli, il gigante di fuoco
La straordinaria isola di Stromboli, nell’Arcipelago delle Eolie, non è solo la meta ideale di un soggiorno al mare, ma è anche l’occasione per approfondire la comprensione del territorio e fare conoscenza con il vulcano.
Stromboli è un’isola ambivalente, in equilibrio tra cio’ che è emerso e che costantemente, sotto la terra e il mare, ribolle. Ogni venti minuti un rumore sordo di cannone ci ricorda che stiamo riposando ai piedi di un gigante e che il gigante è
vivo. Tutto bene finchè si muove nel sonno, ma qualche
volta è a un passo dal risveglio.
Ci sono segnali che negli ultimi tre anni l’attività del vulcano è aumentata con un picco tra dicembre 2002 e luglio 2003.
video
Anche le regate intorno al vulcano. Stromboli “boa” della Middle Sea Race, guarda il video
Per proteggere gli escursionisti che, a partire da maggio fino a settembre, praticamente ogni giorno, salgono a decine in vetta per godersi lo spettacolo delle esplosioni, la Protezione Civile ha fatto dislocare ad alta quota sei rifugi. Gli “shelter” in acciaio, del valore di circa 100 mila euro l’uno, sono stati progettati dall’Università degli Studi della Basilicata per resistere all’urto di un masso di mezzo metro di diametro proveniente da 400 metri di distanza. Ogni rifugio è in grado di proteggere circa 10 persone.
La messa in opera è appena finita, i moduli sono stati trasportati in elicottero e assemblati sul posto. E sempre per ragioni di sicurezza anche la frazione di Ginostra, dove prima non era possibile attraccare se non con piccole imbarcazioni, dal marzo del 2005 ha il suo molo, una struttura in cemento pigmentato e massi di roccia vulcanica di una sessantina di metri di lunghezza. Anche i sentieri per salire al vulcano sono stati ritracciati ed è stato introdotto il divieto oltre i 400 metri di quota di proseguire senza le guide alpine o vulcanologiche che sull’isola sono organizzate nell’associazione Magmatrek.
Anche Stromboli, meta fascinosa per lo strisciante senso di pericolo e per la sfolgorante bellezza, ha dovuto sottomettersi a questa moderna esigenza di prevenire le catastrofi e dunque alle regole. La svolta risale al 30 dicembre del 2002. Due frane in rapida successione, nello spazio di otto minuti fanno seguito a una vigorosa ripresa dell’attività esplosiva. Il peso dei materiali eruttati provoca il collasso di 16 milioni di metri cubi di materiale.
La parte sommersa della frana , 8 milioni di metri cubi, genera un maremoto che ha colpito le coste dell’isola e raggiunto anche le altre isole Eolie e le coste della Calabria e della Sicilia.
Ecco come nasce uno tsunami con onde fino a sei metri di altezza, ma a chi c’era sembravano 20. Vulcano di tipo esplosivo, indicatocome il faro del Mediterraneo dai tempi dei Fenici, Stromboli è l’unico dei vulcani
dell’arco eoliano ancora attivo. Strombolicchio, lo scoglio che lo fronteggia sulle coste che vanno da FicoGrande a Piscità, e’ solo il dente di un antico cratere.