Coppa America, catamarani all’orizzonte

Sono passati otto mesi dalla conclusione della Coppa America, ma ancora è tutto in alto mare per la prossima edizione. Deciderà la Corte Suprema di New York che ha accolto il ricorso presentato dall’americana Oracle, che chiede una sfida con i multiscafi.Ernesto Bertarelli e’ l’uomo che nelle ultime due edizioni della’ America’s Cup ha vinto con la sua creatura Alinghi, prima da sfidante e poi da difensore.
Ed è l’uomo che dopo aver cambiato le regole del Trofeo più antico dello sport, aver messo in soffitta i vecchi classe “Coppa America” e varato i nuovi “90
piedi”, si trova ora invischiato in un ricorso di tribunale che ogni giorno che passa allontana sempre più l’interesse per la manifestazione.

C’è addirittura chi pensa ad un circuito alternativo, una sorta di Coppa America ombra, in modo da tenere desta l’attenzione. E chissà che dietro non vi sia proprio Bertarelli, che teme di veder offuscata la sua creatura.

Ma, insomma, per il momento, all’orizzonte sembrano profilarsi unicamente il duello di carte bollate, piuttosto che quello di virate, ed una sfida all’insegna dei catamarani, così come pretende Oracle, che ha impugnato il “Deed of Gift”, l’atto di donazione, il documento ultracentenario che regola tutte le imprese di Coppa America.
“Sono pronto alla rivoluzione, al cambiamento”, ha spiegato l’industriale ospite a Roma per la premiazione del Velista dell’anno, che lo ha visto ricevere la menzione speciale, Premio Paolo venanzangeli, per la migliore attivita’ promozionale della vela. “La coppa l’ho vinta come challenger e come defender, ed ora non mi resta che lasciarla meglio di come l’ho trovata”.

Un tentativo che secondo Bertarelli deve passare sulla riduzione dei costi. “C’e’ gente pronta a spendere cifre enormi per vincere la coppa ma io non lo condivido. I bilanci delle societa’ sono molto superiori agli incassi e l’unico modo per creare un equilibrio economico e’ ridurre gli allenamenti e il numero delle barche”.

Con un modello a cui guardare che comprende anche il calcio o il tennis, “sport- spiega il patron di Alinghi- che si guadagnano la vita da soli e non sono costretti ad avere bisogno della generosita’ di qualcuno”. Insomma Bertarelli insiste sulla linea del cambiamento, anche se il problema centrale per l’ industriale italo-svizzero è il documento di fondazione della Coppa che delega al defender la scelta delle regole per la Coppa e che Oracle ha contestato, ritenendolo troppo favorevole ad Alinghi.

“Avremmo dovuto goderci la vittoria piu’ a lungo e aspettare a comunicare il protocollo della 33/a edizione – ha rivelato con un po’ di rammarico Bertarelli – io comunque al posto di Oracle avrei accettato”. E proprio sui rapporti con gli americani – in attesa che i giudici si pronuncino sul ricorso – Bertarelli ha detto di avere telefonato a Larry Ellison, ma senza aver finora ottenuto alcuna schiarita.

“La storia sara’ lunga – ammette – ma e’ incredibile che sia una Corte estranea alle questioni sportive a decidere per noi. Servirebbe un organo terzo ma competente”.

Un futuro in Italia per la coppa? “Ho provato – ha detto Bertarelli – ma non e’ facile, non bastano quattro anni per riuscire ad organizzare l’evento. L’unico posto possibile, l’unico Paese europeo con una legislazione snella, in grado di accelerare le fasi realizzative, e’ la Spagna. E qui siamo andati”.

E se il patron di Prada, Patrizio Bertelli si e’ fatto da parte, Bertarelli e’ convinto che l’Italia, anche in futuro, potra’ essere ben rappresentata. “Non e’ impossibile che torni Prada – ha concluso – ma credo che potrebbe esserci una squadra italiana forte anche se non sara’ Luna rossa”. La parola ora ai giudici di New York, ma intanto Alinghi, nella sua base di Valencia, si allena con i catamarani.

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