Sembra proprio profilarsi una sfida tra catamarani per la prossima Coppa America: un duello a due tra il detentore Alinghi e lo sfidante Oracle, che giudica “deludenti” i colloqui intentati per sanare una controversia senza fine.
La verità è che siamo davanti ad un pasticcio proprio ben fatto, un vero gorgo di pandette legali da cui nessuno sembra voler uscir fuori.
Tutto ha inizio a conclusione della XXXII edizione dell’evento, quando nello scorso luglio, conservata vittoriosamente la Coppa, Alinghi, come da regolamento, detta le regole per l’edizione successiva, prevista sempre a Valencia, nel 2009.
Dal cappello a cilindro del Signor Ernesto Bertarelli, patron di Alinghi, salta fuori (a sorpresa…?) una bella nuova classe di barche: basta con i vecchi e lenti classe America’s Cup, degli scatoloni dai quali oramai non si riesce a spremere più niente, e via a una concezione di barche completamente nuove, disegnate secondo una nuova formula, lunghe 90 piedi (oltre 27 metri), e con una montagna di vela in più rispetto ai Coppa America, lunghi “appena” 24 metri.
L’intento, è chiaro, è di rendere ancor più spettacolare un evento che lo sbarco in Europa, nella sua prima volta nella storia, dopo le origini del 1851 in Inghilterra, ha reso un vero “circus”, che non fa mistero alcuno di voler eguagliare lo spettacolo e il richiamo esercitato dalla Formula Uno automobilistica.
Le nuove barche, però, non piacciono a tutti. Non che non siano belle e necessarie, anzi; ma sono talmente nuove, talmente grandi da comportare inevitabilmente una lievitazione dei costi: progetto, realizzazione, messa in opera, equipaggio, manutenzione. Tutto da capo.
Ma soprattutto quello che non va giù è che Alinghi abbia fatto le cose in gran silenzio ed in grande fretta, senza consultare nessuno, ovvio, ma senza neppure dare il giusto tempo agli sfidanti per analizzare e digerire le nuove regole, imponendo loro la sfida già nel 2009.
Troppo anche per i ricchi patroni di Coppa.
Troppo per non alimentare i sospetti che Alinghi sia già notevolmente avanti nello sviluppo della nuova classe e, dunque, di nuovo in vantaggio sul resto della flotta.
Tanto più, già che gli animi sono… sereni, che Alinghi sceglie un inedito Yacht Club, il Club Náutico Español de Vela, come Circolo del Challenger of the Record: un club spagnolo sino a quel momento sconosciuto, rappresentante della sfida spagnola, al quale, come da regolamento, spetta il compito di rappresentare tutti gli sfidanti. E che accetta le nuove barche.
E’ a quel punto che Prada ringrazia e toglie il disturbo, lasciando gli italiani orfani di Luna Rossa e che Oracle si rivolge alla Corte Suprema di New York, chiamandola a decidere sulla legittimità dell’operazione e sulla possibilità di una sfida a due, Oracle-Alinghi, come pure stabilisce il “Deed of gift”, l’atto di donazione, il regolamento ultracentenario che fissa le regole base dell’America’s Cup. Una sfida, udite udite, da disputarsi… con dei catamarani!
Saltato ogni tentativo di conciliazione, la Corte di New York dà infine ragione ad Oracle, il quale chiede allora che la Coppa sia disputata a Valencia nel 2009, così come previsto inizialmente.
Ma a quel punto è Alinghi a fare il sordo e a non voler ascoltare le richieste americane.
<<Il Signor Bertarelli ci propone una revisione del “Deed of gift”, una nuova stesura>>, dice Larry Ellison, patron di Oracle, precisando di avergli invece chiesto di pronunciarsi chiaramente sulla data del 2009.
E nell’assenza di un accordo tra le parti la legge sovrana resta quella dell’atto di donazione che tutto regola e in base al quale Oracle ha lanciato la sua sfida in catamarano, da tenersi nel 2008. E ad Alinghi non resterebbe che accettarla.
In un’intervista rilasciata lunedì 10 dicembre al quotidiano svizzero Le Temps, dopo aver scartato l’ipotesi di una Coppa nel 2009, già rinviata dall’America’s Cup Management, Ernesto Bertarelli è sembrato rassegnato all’idea dei catamarani, affermando che Alinghi si sta preparando a “un duello tra multiscafi”.
Per la cronaca toccò già ad un altro patron di Coppa America arrendersi all’idea di un multiscafo. Fu nel 1988 quando esasperando l’interpretazione del Deed of gift (al solito), il vulcanico milionario neozelandese Michel Fay lanciò la sfida agli americani con un barcone di 37 metri con tanto di bompresso, Big Boat KZ1.
Per nulla intimorito, Mr. Coppa America in persona, il mitico Dennis Conner, rispose da par suo, mettendo in acqua un agile e velocissimo catamarano: Stars and Stipes. Ed ebbe vita facile.
Ah, detto di sfuggita: su Oracle il padrone del vapore è oggi Russel Coutts.
E il burbero orsetto neozelandese è della stessa identica stoffa di tennis Conner.