I cittadini di Panama sono chiamati a votare per il referendum sul raddoppio del canale. Dovranno decidere se approvare o meno un progetto dal valore di 5 miliardi e 250 milioni di dollari, capace di moltiplicare il valore dei transiti.
Il “sì” al progetto appare quasi scontato nelle previsioni della vigilia. Da una parte perchè altrimenti l’attuale Canale, entro il 2012, finirebbe per diventare obsoleto davanti alle nuove e gigantesce navi che solcano i mari, ma soprattutto perchè altrimenti ci penserebbe la concorrenza a gettarsi a capo fitto in un’impresa faraonica, certo, ma dai profitti scontati e ricchissimi: si calcola che il giro di affari, oggi di un miliardo e 400 milioni di dollari l’anno, triplicherebbero abbondantemente in soli 10 anni.
Ci penserebbe insomma il vicino Costa Rica che guarda con naturale interesse al prodotto interno lordo del Panama, appena tre milioni di abitanti, costituito per l’80 per cento dai proventi del traffico navale del Canale.
Lungo 77 chilometri il Canale di Panama nasce quasi un secolo fa, nel 1914, per consentire il passaggio diretto dal mar dei caraibi all’Oceano Pacifico, con un risparmio altrimenti mpensabile sui costi e sui tempi di navigazione.
Quest’anno è stato atraversato da oltre 14 mila navi, con un pedaggio medio di circa 70 mila dollari. ecco perchè Panama non può lasciarsi sfuggire l’occasione di triplicare la sua fonte di sostentamento ed ecco perchè, malgrado le posizioni del fronte del “no”, che ricordano le 27 mila e 500 morti bianche per la costruzione dell’attuale percorso, il fronte del “sì” vincerà con una percentuale calcolata nel 70 per cento dei votanti.